I giovani e i social: il ministro Roccella interviene a Palermo

Il rapporto controverso tra i giovani e i social, la ministra Roccella a Palermo: “Opportunità ma anche rischi”

Il rapporto controverso tra i giovani e i social, la ministra Roccella a Palermo: “Opportunità ma anche rischi”

Raffaella Pessina  |
lunedì 02 Dicembre 2024

“I socialmedia sono una opportunità e insieme un rischio che la modernità ci ha proposto: bisogna aumentare la consapevolezza"

“La società deve riorganizzarsi per contrastare uno dei peggiori mali sviluppatisi negli ultimi anni: l’utilizzo smodato dei social e di internet in generale da parte dei giovani anche dei più piccoli e da parte della criminalità che si è appropriato dei mezzi tecnologici per espandersi”. Per sviscerare questi argomenti la Fondazione Magna Grecia ha organizzato a Palermo il primo convegno sul “contrasto alla criminalità tra l’utilizzo dei social, cyber crime e nuove dipendenze”, a cui ha partecipato la ministra per le pari opportunità e la famiglia Eugenia Maria Roccella. “I socialmedia sono una opportunità e insieme un rischio che la modernità ci ha proposto – ha detto la ministra nel suo intervento – Per questo la priorità è quella di aumentare la consapevolezza sia dei protagonisti, cioè dei ragazzi, sia degli educatori, a cominciare dai familiari e degli insegnanti. Vorremo che la famiglia avesse un maggiore controllo su come i ragazzi usano i mezzi tecnologici. Per questo nel decreto Caivano abbiamo messo il parental control, un atto che già sostanzialmente c’era ma che non viene usato e per questo vogliamo come governo sollecitare il controllo della famiglia e della scuola. Come primo atto abbiamo messo in campo un divieto che riguarda l’accesso ai siti pornografici, tra poco dovrebbe arrivare il parere dell’Europa, e riteniamo importante questo provvedimento perché a questi siti accedono ragazzi sempre più giovani, addirittura di soli 6/7 anni. Ma più che vietare io credo – ha aggiunto Roccella – che si debbano educare e formare i giovani. E’ fondamentale tornare ad avere come comunità educativa una responsabilità di controllo e di “rapporto” con questi ragazzi, che non può essere evitato. Siamo il primo paese che sperimenta un divieto, si parla dell’Australia ma è l’Italia che ha messo per prima una barriera all’accesso”.

I dati

La giornata si è aperta con i saluti del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, e il presidente della Fondazione Nino Foti. E’ seguito l’intervento di Claudia Caramanna, procuratore della Repubblica al tribunale dei minori di Palermo, durante i quale ha snocciolato i numeri di quella che è diventata ormai una piaga sociale. Ne è emerso che i giovani che consultano internet giornalmente ha raggiunto una percentuale preoccupante: il 44% nella fascia d’Età tra i 6 e i 10 anni, il 73% tra i 6 e i 17 e il 91% oltre i 17. Inoltre sono più le ragazze (52%) dei ragazzi (30,5%) a usare i social e il tempo di utilizzo aumenta drasticamente durante il periodo delle vacanze. Caramanna ha spiegato come l’iperconnessione porti ad un isolamento sociale, oltre che ad un senso di inadeguatezza generato dalla visione su internet di esempi di perfezione non veritieri e solo virtuali, che portano il giovane a soffrire di scarsa autostima e di conseguenza di depressione. Presente il deputato regionale Ismaele La Vardera che ha parlato della legge approvata dall’Ars contro l’uso del crack. L’assessore regionale alla Famiglia Nuccia Albano ha sottolineato che la Regione sta portando avanti una serie di interventi per contrastare il cyberbullismo ma che certamente il primo lavoro deve essere fatto in famiglia.

Internet terreno di caccia di pedofili e criminalità

“Non si può scaricare sulla scuola le responsabilità che sono in capo alla famiglia”. Martina Semenzato, deputata nazionale, presidente della commissione parlamentare sul femminicidio, ha raccontato come le statistiche rivelano che un ragazzo su 5 viene adescato su internet e che la famiglia deve insegnare ai propri ragazzi il senso critico nei confronti di proposte allettanti. Marcello Ravveduto dell’Università di Salerno ha affrontato il tema dell’uso di internet da parte della criminalità che, soprattutto nelle nuove generazioni, usano i social per aumentare la propria influenza spiegando come le mafie abbiano adeguato il proprio linguaggio alle logiche delle piattaforme digitali. Bartolomeo Romano, docente dell’Università di Palermo ha rivolto un appello: “Ci dobbiamo adeguare al mondo che c’è adesso, non si può prendere le distanze dalla nuova realtà perché altrimenti abbiamo già perso”.

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