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Il rebus regionale e il centrodestra: tutti i nomi sul tavolo (e non solo)

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Il rebus regionale e il centrodestra: tutti i nomi sul tavolo (e non solo)

Giovanni Pizzo  |
martedì 09 Agosto 2022

I partiti locali non trovando una quadra e non volendo, in tempo di elezioni nazionali, aumentare la litigiosità già ai massimi ha devoluto ai partiti centrali il rebus

Domani a Roma si dovrebbe riunire il tavolo del centrodestra per la scelta del candidato Presidente della Regione Siciliana.

I partiti locali non trovando una quadra e non volendo, in tempo di elezioni nazionali, aumentare la litigiosità già ai massimi ha devoluto ai partiti centrali il rebus. Fine della Sicilia laboratorio. Intanto per l’election Day, che rendono contemporanee, e quindi non predittive, le elezioni regionali rispetto a quelle nazionali.

La scelta, l’attesa

E poi per la scelta di non decidere in loco e fare scegliere ai leader nazionali. Attenzione, anche se paludate, ai tempi della Prima Repubblica le mosse siciliane erano concordate con Roma. Sia per la DC che per gli altri partiti. Ma un senso di devolvere ad un tavolo centrale la scelta sovviene da altre questioni di dimensione nazionale.

È vero che la Sicilia va al voto il 25 settembre, ma a marzo ci saranno le elezioni in altre due regioni strategiche, il Lazio e la Lombardia. E quindi oggi in un quadro che possiamo definire di straordinaria unità, probabilmente non più raggiungibile in seguito, bisogna trovare una quadratura del cerchio che tenga incollata la coalizione. Pertanto solo il tavolo nazionale può definire la divisione tra i partecipanti delle tre Regioni al voto, tra cui per prima la Sicilia.

Il resto d’Italia

E se il Lazio è prenotato da tempo dalla Meloni per suo cognato Lollobrigida, lega e Forza Italia si contenderanno Lombardia e Sicilia. Pare che la Lombardia, in cui è in bilico la candidatura della Moratti, possa andare a Giorgetti in un gioco di specchi con Salvini. Con Matteo al governo nazionale difficilmente Il numero due della Lega potrebbe coesistere. Troppo forti sono le differenze culturali, che appaiati nello stesso gabinetto emergerebbero prepotentemente, meglio una civile separazione geopolitica, anche per togliere un po’ di agenda Draghi in circolazione. E poi se si rinuncia a Fontana un altro varesotto deve emergere, considerando che quella è la provincia primigenia, da dove vengono  Bossi e Maroni.

Pertanto in questo quadro la Sicilia dovrebbe toccare a FI, che ad oggi è il primo partito e tiene su le quotazioni del partito nazionale. In prima battuta hanno proposto la Prestigiacomo, ma a parte le idiosincrasie della Lega e di FdI per le sue posizioni sui migranti, c’è da considerare la percezione, prioritaria nella politica siciliana, di affidabilità da parte dei partiti alleati. E quindi c’è una pista robusta che porta al nome di Miccichè. Lui ha escluso questa eventualità, sostenendo di essere troppo avanti negli anni.

Ricordiamo che la stessa cosa la disse a Natale un altro palermitano, che prese addirittura una casa in affitto a Roma, con tanto di trasloco, poi ci ricordiamo come è finita.

Così è se vi pare.

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