Infermiere di famiglia, nulla di fatto in Sicilia - QdS

Infermiere di famiglia, nulla di fatto in Sicilia

Raffaella Pessina

Infermiere di famiglia, nulla di fatto in Sicilia

venerdì 07 Ottobre 2022

Il sindacato Nursing Up: “Solo il Friuli Venezia Giulia ha istituito questa figura”. Il Ddl n. 537/19 è rimasto nei cassetti dell’Assemblea regionale siciliana, ora la palla passa al nuovo governo

PALERMO – Il nuovo governo regionale dovrà affrontare tante emergenze tra cuile tante che attanagliano la Sanità.
I sindacati sono in fermento ormai da settimane e puntano ad ottenere, tra le altre cose, la tanto agognata e mai raggiunta istituzione della figura dell’infermiere di famiglia.

Nei giorni scorsi, il sindacato degli infermieri Nursing Up ne ha rivendicato con forza l’urgenza, lamentando che solo in Friuli Venezia Giulia esiste questo piano dell’infermiere di famiglia, che prevede l’inserimento di 400 professionisti entro il 2025.
“Cosa fanno le altre 19 Regioni? – ha detto Antonio De Palma, presidente del sindacato -. I tempi di scadenza della Missione 6 del Pnrr si avvicinano inesorabilmente e senza infermieri di famiglia saremo di fronte all’ennesimo castello di sabbia, considerata l’indispensabile esigenza di dar corpo ad una seria sanità di prossimità. Non dimentichiamoci quanto tempo è trascorso da quella famosa legge sull’infermiere di famiglia che avrebbe dovuto inserire, e solo inizialmente, ben 9.600 unità in tutta Italia – ha proseguito De Palma – e ad oggi ci pare chiaro che non sono stati raggiunti neanche metà di questi numeri. Non vorremmo, nel caso del Friuli Venezia Giulia, essere di fronte all’ennesimo sassolino gettato nell’oceano”.

De Palma ricorda che nel Dpcm varato lo scorso 21 aprile sono stati indicati i profili chiave dell’assistenza territoriale dell’immediato futuro, in riferimento alla Missione 6 del Pnrr sul rapporto tra operatori sanitari e collettività: “Un’occasione da non perdere – dice De Palma – dal momento che le risorse a disposizione sono davvero ingenti e superano 15 milioni di euro (oltre 7 sono solo i miliardi a disposizione per gli obiettivi da raggiungere entro il 2026 nei punti che riguardano la ricostruzione totale della sanità territoriale)”.

IL PUNTO SULLA SICILIA

In Sicilia, in merito a questa figura qualche passo era stato fatto nella passata legislatura con la presentazione del disegno di legge n. 537 dell’aprile del 2019 a firma Cinquestelle, ma firmato anche da Carmelo Pullara dei Popolari ed Autonomisti. Il documento è stato assegnato alla commissione Sanità dove solo ad agosto del 2020 è stato approvato all’unanimità. “Ancora servono alcuni passaggi – aveva detto Antonio De Luca deputato pentastellato e primo firmatario del Ddl – come la relazione dell’assessorato alla Salute, il parere della Commissione Bilancio, poi il ritorno in Commissione Sanità e, infine, la discussione in Aula”. Troppi passaggi per una burocrazia elefantiaca come quella siciliana. Addirittura nel 2018 l’allora assessore regionale alla Salute Ruggero Razza aveva incontrato i rappresentanti degli ordini delle professioni infermieristiche siglando con loro un patto in cui vi era la partecipazione degli OPI provinciali alla definizione della rete del territorio per una sperimentazione sull’infermiere di famiglia, ma anche in quel caso nulla di fatto.
Il documento (di soli 7 articoli) come tanti altri è rimasto inattuato ed ora è addirittura decaduto e qualcuno tra i 70 deputati si dovrà assumere la responsabilità di ripresentarlo.

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