L’invidia sociale non genera sviluppo - QdS

L’invidia sociale non genera sviluppo

redazione

L’invidia sociale non genera sviluppo

Salvo Fleres  |
mercoledì 04 Ottobre 2023

Talvolta, “il buonsenso si nasconde per paura del senso comune” diceva Manzoni, ma per fortuna non sempre

Non è difficile comprendere che una classe dirigente priva di autorevolezza, per ottenere seguito, abbia bisogno di corrompere, o di lasciarsi corrompere, facendosi strada nell’impervia, ma penetrabilissima, miseria umana, oppure abbia bisogno di esasperare gli animi e generare odio e invidia sociale, spacciandoli per diritto ed onestà, mentre al massimo si tratta di banale pauperismo o di cattiveria.
In realtà, la miseria e l’odio non hanno mai prodotto lavoro, né benessere, né sicurezza, né efficienza, né libertà, né giustizia e men che meno buona amministrazione o buona politica.

Spesso, invece, hanno prodotto dolore, sofferenza, ingiustizie, violenza e vittime, come stava per accadere in Italia prima del governo Draghi, e come potrebbe accadere in qualsiasi momento se i partiti, rinunziando a perseguire il bene comune, dovessero abbandonarsi al più bieco elettoralismo acquisitivo.
Talvolta, “il buonsenso si nasconde per paura del senso comune” diceva Alessandro Manzoni, ma per fortuna non sempre.
Il presupposto perché non avvenga, e pertanto il buonsenso si affermi con forza, risiede tutto nella volontà dei cittadini, anzi di ciascun cittadino, poiché nessuno, nonostante provi a farlo, può considerarsi del tutto estraneo al destino della comunità in cui vive, anche se qualche volta se ne dimentica.

Ho capito che, nella politica dei nostri giorni, c’è chi pensa che basti parlare o basti scusarsi perché tutto torni a posto, ma non è così ed i danni li paghiamo tutti. Insomma, siamo ben oltre il cattolicesimo più integralista, dove alle scuse bisognerebbe aggiungere almeno il pentimento e la promessa di non ripetere il medesimo errore/peccato, ma all’orizzonte non vedo simili ipotesi.

Quindi, così stando le cose, la macchina della ripresa democratica vera e partecipata stenta a ripartire, anche a causa di un’informazione sempre più schierata, sempre meno obiettiva ma tanto ipocrita. Ad ogni buon conto, mi permetto di consigliare a tutti i futuri candidati di inserire nel proprio programma almeno un “Atto di dolore”, in segno di espressa volontà di pentimento o di ravvedimento, anche se i precedenti non sono del tutto favorevoli.
Giulio Andreotti, ad esempio, e stiamo parlando di una persona tanto grande quanto discutibile, recitava le preghiere tutte le sere e tutte le mattine, ma almeno era consapevole dei suoi limiti. Oggi quanti lo sono davvero?

Nessuno è consapevole dei propri errori

Nell’attuale claudicante scenario politico, infatti, nessuno è consapevole dei propri errori, né se ne pente, e nessuno si sforza di comprenderne le ragioni, anzi c’è una forte tendenza all’onniscienza. Il tutto mentre i due veri partiti in campo, quelli di cui nessuno parla, non sono ancora strutturati e l’auspicata perequazione sociale ed infrastrutturale tra Nord e Sud è di là da venire. Nessuno, infatti, investe nel Meridione e nessuno parla del Partito dell’Economia Speculativa (PES), munito di soldi, potere e leader, né del Popolo dell’Economia Reale (PER), munito di voti, ma non di risorse, leader e organizzazione.

Centrodestra e Centrosinistra sono entrambi vecchi

Il cosiddetto centrodestra e il cosiddetto centrosinistra in salsa post-grillina o “Schleiniana”, sono entrambi vecchi e costituiscono i più forti alleati dei soliti potentati, che si rafforzano sempre di più, mentre il Mezzogiorno annaspa alla ricerca di improbabili benefattori capaci di fare ciò che esso stesso non ha voglia di fare. Affidare un Paese alla protesta presuntuosa, incompetente e bugiarda è come affidare l’arbitraggio di una partita al capo della tifoseria di una delle squadre in campo. La verità è che l’onestà, la partecipazione, la competenza e il buonsenso non sono surrogabili, né possono essere sostituite solo dalle urla di una piazza esasperata, ci vogliono proposte fondate, validi progetti e abili esecutori, che al momento non sembrano profilarsi all’orizzonte.

In una simile situazione il (PES) terrà ben salde nelle proprie mani le leve del Paese, mentre il (PER), incapace di organizzarsi e di esprimere i propri leader, sarà costretto a subire tasse, inefficienze, disordine, ed ingiustizie di ogni genere. C’è un ultimo elemento che sarebbe ingiusto trascurare. Si tratta della formazione di una coscienza civile, nella scuola e nella famiglia, per la quale è necessario investire tempo, risorse e uomini, in modo tale da evitare che l’astensionismo, sempre più diffuso, possa cronicizzarsi e possa alterare il valore stesso della democrazia e delle sue istituzioni.

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