L’ironia, la forza, l’intelligenza e la perspicacia di Pino Grimaldi - QdS

L’ironia, la forza, l’intelligenza e la perspicacia di Pino Grimaldi

Maria Francesca Fisichella

L’ironia, la forza, l’intelligenza e la perspicacia di Pino Grimaldi

martedì 09 Gennaio 2024

Il nostro direttore ricorda il caro amico scomparso il 7 gennaio

Caro Pino,

ci siamo sentiti l’altra domenica nel corso della rituale telefonata per commentare i fatti che accadono nel mondo, puntualmente citati nel tuo editoriale comparso il sabato precedente.
La tua voce era flebile e non tonante come sempre, il che mi ha fatto pensare al peggio. Che poi, è accaduto.

Ti conosco da una cinquantina di anni e ho sempre apprezzato la tua integrità morale, la capacità di valutare con obiettività i fatti di casa nostra ma anche quelli che accadono altrove.
Forza, intelligenza e perspicacia ti hanno consentito di raggiungere il vertice internazionale dell’associazione Lions Club nel 1994.
Rispetto al tuo forte carattere, ho sempre apprezzato la tua educazione ed il rispetto del prossimo.
Non hai mai fatto prevalere la tua posizione su quella dell’infinito numero di amici (alcuni veri ed altri no) che ti hanno circondato.

Ho avuto il piacere di ospitare i tuoi editoriali nel Quotidiano di Sicilia per circa vent’anni. Novanta di essi sono stati pubblicati nel libro, di cui la copertina è in pagina, in occasione del tuo compleanno il 15 aprile del 2019. Il titolo è sintomatico “Pezzi da Novanta” perché sintetizzava i tuoi anni e i novanta articoli pubblicati.

In questi quasi cinque anni hai pubblicato ancora qualche centinaio di editoriali e ci stavamo approcciando alla pubblicazione del secondo libro che avremmo pubblicato proprio il prossimo 15 aprile in occasione dei tuoi 95 anni, che tu amavi dire “meno cinque”.
Non c’è stato il tempo ma ciò non significa che il ricordo di quanto hai fatto in questa vita terrena non rimanga vivido in tutte le persone che ti hanno conosciuto. E posso testimoniarlo con cognizione di causa per le centinaia di telefonate che ci siamo fatti in questo mezzo secolo di conoscenza.
I fatti che sono accaduti in questi ultimi tempi sono stati sempre da te puntualmente commentati non in modo monotono, bensì con puntualità, serietà e ironia.

Sei andato sempre a pescare riferimenti storici poco conosciuti, incrociati e ragguagliati, in modo da offrire sempre un quadro di riferimento puntuale e chiaro. Chi volesse conferma di quanto scrivo, potrà andare nell’archivio digitale del Quotidiano di Sicilia, dove tutti i tuoi “editoriali” sono conservati.
Il nostro rapporto è stato sempre fondato sull’affetto e sul rispetto reciproco di una vera e profonda amicizia secondo la quale nessuno di noi due ha mai chiesto all’altro qualcosa pur sapendo della completa disponibilità. Ma, ognuno ha sempre offerto di fare qualcosa per l’altro senza, appunto, alcuna richiesta.

Insomma, una vera amicizia, superiore a quella che può esservi tra parenti. Nelle conversazioni domenicali ci amareggiavamo nel constatare che la nostra Isola non faceva progressi ma anche che il nostro Paese non crescesse come altri.
Però, poi, data la nostra età, concludevamo che noi potevamo ancora e solo testimoniare augurandoci che la nostra testimonianza potesse servire a chi poi avrebbe dovuto occuparsi di gestire le istituzioni regionali e nazionali, pensando più a figli e nipoti che non a loro stessi. Insomma, testimoniare per indurre all’altruismo degli statisti e non all’egoismo delle mezze figure che spesso notiamo sui palcoscenici istituzionali.

Mi piace ricordare la tua figura di uomo , di professionista e di giornalista. E solo dopo, quella di Lion perché questa parte della tua attività è conosciuta dall’Associazione e quindi non ha bisogno di ulteriori sottolineature.
Un forte abbraccio va ai tuoi figli Luigi, Giancarlo e Marco.
Ti saluto, con l’affetto di sempre e ti assicuro che continuerò a dialogare con te perché sono fermamente convinto, che lo spirito sopravviva e continui ad essere presente nel tempo, nella memoria e nella testa di quelli che ti hanno voluto bene, come me.

Carlo

Caro Professore Grimaldi, buon viaggio

Benché la sua fama lo precedesse, non avendo bisogno di presentazioni, ho avuto il piacere di conoscere di persona il professore Pino Grimaldi nell’estate del 2018. Da lì cominciò un’avventura. Ogni singolo incontro, ogni telefonata, ogni mail diventava un dono. Eppure l’istinto era prepararsi opportunamente con rigore: avendo una scaletta degli argomenti, degli obiettivi, di percorsi e scadenze. La statura del personaggio lo imponeva. Eppure tutto poi veniva da sé. Con l’ironia e la leggerezza di chi ha appreso “il saper vivere”. Giorno dopo giorno, con impegno e cura, tanto nella vita professionale che privata.

Lo avevo sentito lo scorso 21 dicembre per gli auguri in occasione del Santo Natale. Stavamo lavorando già al nuovo libro. Un’impresa, certo, ma già immaginavo quante cose avrei imparato. Una nuova avventura stava tracciando il solco. Avevamo stabilito di procedere come con il primo libro, che ho avuto il piacere di curare, dal titolo “Pezzi da Novanta – nonagesimo anno adveniente” pubblicato nell’aprile del 2019 in occasione del suo novantesimo compleanno. Con questo secondo appuntamento avremmo festeggiato il novantacinquesimo.

In quel primo lavoro avevo suggerito al professore – contando sulla fiducia che mi aveva accordato e che non perdeva occasione di rinnovare con mia infinita gratitudine – di realizzare un florilegio tratto da centinaia di editoriali che l’autore, da libero pensatore, ha proposto ai lettori del Quotidiano di Sicilia nella rubrica “Contrappunti” nel corso di decenni. Ebbene, non avevamo ancora l’idea per il titolo del nuovo libro. Ma di certo, da acuto osservatore della realtà e da profondo conoscitore della “humanae litterae”, quale era, mi aspettavo già qualcosa che stesse perfettamente in equilibrio tra storia e sapiente ironia. Si, perché cosi era nato il titolo del primo libro sopra citato. Complice la sicilianità, confesso che “Pezzi da Novanta” lo avevo accolto con divertito entusiasmo in primis perché faceva riferimento ad un tipico modo isolano di definire una persona importante, e a seguire per gli anni che avrebbe festeggiato e al numero (90) di editoriali raccolti nell’opera. Mi spiegò che “il pezzo da novanta” indicava un cannone con calibro 90 mm usato durante la Seconda guerra mondiale!
Caro professore, la immagino salutarci in “Frac e stola” (editoriale del 25 aprile 2015). Buon viaggio!

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