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Italia, Coldiretti: -15% della produzione di riso

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Italia, Coldiretti: -15% della produzione di riso

Redazione  |
domenica 01 Ottobre 2023

Segna un -15% la produzione di riso in Italia con la raccolta appena partita. Si riscontra infatti un caldo anomalo d’inizio autunno.

Segna un -15% la produzione di riso in Italia con la raccolta appena partita. Si riscontra infatti un caldo anomalo d’inizio autunno. I dati emergono dal monitoraggio della Coldiretti in occasione dell’avvio della raccolta del cereale più consumato al mondo. Sono oltre 10mila le famiglie (tra dipendenti e imprenditori) impegnate nel mondo della filiera produttiva in questione italiana. Pesa sul raccolto il moltiplicarsi di bombe d’acqua, vento e grandine alternate a sbalzi termici traumatici. Tant’è vero che le temperature elevatissime per lunghi periodi presenti nel corso della fioritura delle spighe hanno determinato aborti fiorali.

La diffusione della produzione di riso nella Penisola e il consumo

“In Italia la produzione di riso è concentrata principalmente al Nord con le aree del Pavese (83.000 ettari) e di Vercelli e Novara (100.000 ettari) che insieme rappresentano il 90% della risicoltura nazionale che può contare su un totale di 211mila ettari coltivati, oltre 7500 in meno rispetto al 2022 – dice Coldiretti -, ai minimi da trenta anni con effetti preoccupanti sull’economia e l’occupazione con l’intero ecosistema basato sulla risicoltura segnato dalla grande siccità. Sono 200 le varietà iscritte nel registro nazionale dal vero Carnaroli, con elevati contenuto di amido e consistenza, spesso chiamato re dei risi, all’Arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al Vialone Nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come Indicazione Geografica Protetta, passando per il Roma e il Baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana”.

“Gli italiani consumano in media fra i 5 e i 6 chili di riso a testa con gli agricoltori che prendono meno di un euro al chilo mentre sugli scaffali i consumatori arrivano a pagare anche 4 euro, con un aumento record al dettaglio del +24% rispetto allo scorso anno – spiega l’associazione -. A pesare, oltre agli effetti del clima pazzo, sono gli squilibri causati dalle importazioni con le manovre dell’India che ha bloccato le esportazioni per spingere un aumento dei contingenti a dazio zero e cercare di alzare i limiti di tolleranza per agrofarmaci come il tricilazolo. Una situazione che ha un impatto anche sull’Italia con le importazioni di riso dall’India che sono più che raddoppiate (+155%) nel 2023 e rappresentano circa il 12% del totale delle importazioni, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi sei mesi dell’anno”.

Italia principale produttore in Europa

L’Italia è il principale produttore di riso in Europa (il 50% dei raccolti per un quantitativo di circa 1,4 milioni di tonnellate di risone all’anno). Tuttavia oltre 1 pacco di riso su 4 venduto in Italia, secondo la Coldiretti, arriva dall’estero. Nello specifico da Paesi che “non rispettano le stesse regole, sul piano ambientale, sociale e sanitario, in vigore nell’Unione Europea e fanno concorrenza sleale alle produzioni Made in Italy. Nelle vendite al dettaglio si sta poi affermando una nuova strategia di marketing, permessa dalla legge, con pacchi che mettono in evidenza la scritta ‘Riso da risotto’ per poi indicare in piccolo, magari su un lato nascosto della scatola, tipologia riso Lungo A, origine in Myanmar, in Vietnam o in Cambogia”.

La Coldiretti quindi di accertare in etichetta che nei pacchi di “Riso da risotto” venga indicata l’origine italiana per avere un prodotto coltivato sulla base dei criteri di salubrità e di sostenibilità ambientale e sociale.

Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, si espone sul tema. “È necessario che tutti i prodotti che entrano in Europa ed in Italia rispettino i criteri di sicurezza alimentare ed ambientale adottati a livello nazionale e comunitario. Per sostenere la produzione nazionale bisogna lavorare sugli accordi di filiera che sono uno strumento indispensabile per la valorizzazione delle produzioni nazionali e per un’equa distribuzione del valore lungo tutta la catena, dalla produzione al consumo”.

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