La Corte costituzionale e il diritto dell’Ue - QdS

La Corte costituzionale e il diritto dell’Ue

Marcello Giuffrida

La Corte costituzionale e il diritto dell’Ue

Giovanni Cattarino  |
venerdì 28 Aprile 2023

Alcune considerazioni sullo stato dei rapporti tra il diritto dell’Unione europea e il diritto nazionale

La recentissima sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea (Cgue) in tema di concessioni del demanio marittimo (“sentenza sui balneari”) ci suggerisce alcune considerazioni sullo stato dei rapporti tra il diritto dell’Unione europea e il diritto nazionale, quale delineato dalla Corte Costituzionale.

Da tempo, anche a seguito delle sollecitazioni provenienti dalla Cgue, la Corte costituzionale e le altre Corti italiane hanno riconosciuto la cosiddetta “primazia” del diritto dell’Unione, che si risolve nella prevalenza, nei settori di competenza dell’Unione, delle norme europee su quelle interne. Tale prevalenza si traduce nell’obbligo del giudice di applicare al caso da decidere la norma europea, purché completa di tutti i suoi elementi precettivi e non condizionata, avente cioè la cosiddetta “efficacia diretta” e di “disapplicare” la norma interna in contrasto con la prima. La Cgue lo ha ribadito nella “sentenza sui balneari” del 20 aprile scorso invitando tanto i giudici che le Amministrazioni a dare immediata applicazione alla direttiva 2006/123/Ce relativa ai servizi sul mercato interno, che reca l’obbligo di mettere a gara le concessioni del demanio marittimo e il divieto di prorogare quelle in essere, disapplicando quindi le contrarie norme nazionali. La Cgue ha ritenuto infatti la direttiva per tali aspetti “auto-applicativa”.

Nei casi di contrasto tra una norma siffatta e una norma interna il giudice non dovrà rivolgersi alla Corte perché elimini la norma interna contraria al diritto europeo in quanto ciò ritarderebbe l’applicazione dello stesso, in violazione dei Trattati Ue: deve applicare subito la norma europea. Qualora egli nutra dei dubbi circa l’efficacia diretta di una norma Ue può rivolgersi alla Cgue, che detiene il monopolio dell’interpretazione del diritto dell’Unione, per chiedere lumi. Così, per esempio, nella sentenza n. 67 del 2022 in tema di provvidenze in favore di famiglie a basso reddito la Corte ha invitato la Cassazione a dare immediata applicazione alle direttive Ue che impongono di trattare i cittadini di paesi terzi, regolarmente soggiornanti in Italia, alla stregua dei cittadini dei Paesi europei, disapplicando le contrarie norme nazionali.

Nel caso invece una norma interna confligga, oltre che con una norma costituzionale, con una disposizione della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea (Cdfue) che tutela, spesso con effetti immediati, diritti di rango costituzionale i quali, con le parole della nostra Corte costituzionale, “intersecano” gli omologhi diritti sanciti nella nostra Costituzione, i giudici sono stati invitati (sent. n. 269/2017) a sollevare la questione di legittimità costituzionale per contrasto, oltre che con le specifiche norme costituzionali, anche con le corrispondenti norme della Cdfue. La pronuncia della Corte avrà effetti generalizzati (“erga omnes”) senza che sia rimessa al singolo giudice la scelta se disapplicare la norma interna a favore della norma della Carta ritenuta direttamente applicabile. Ciò evita possibili pronunce discordanti, con tutto vantaggio per la certezza del diritto. Si vedano in proposito la sentenza n. 20 del 2019 sulla pubblicazione on line dei redditi dei dipendenti pubblici e la sentenza n. 149 del 2022 sul doppio procedimento, penale e amministrativo, per un medesimo episodio di violazione del diritto d’autore. In entrambi i casi la Corte ha scrutinato le norme impugnate con riferimento sia alle norme della Costituzione che alle norme della Cdfue, dichiarandole incostituzionali.

Giovanni Cattarino
già Consigliere della Corte costituzionale e Capo Ufficio Stampa

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