La pioggia è di sinistra, la grandine è di destra - QdS

La pioggia è di sinistra, la grandine è di destra

Fleres Salvo

La pioggia è di sinistra, la grandine è di destra

Salvo Fleres  |
mercoledì 09 Agosto 2023

Oggi è stupidamente importante sapere di chi sia o sia stata la colpa, bensì tenendo conto solo dell’appartenenza politica.

Se la questione non fosse davvero seria, anzi, in alcuni casi, drammatica, la si potrebbe definire una farsa tutta italiana. La tifoseria nazionale, la solita, quella che, di volta in volta, si schiera sul calcio come sull’energia, sulla pace come sulla guerra, sul garantismo come sul giustizialismo, sui vaccini come sui farmaci palliativi, ecc. ha trovato un altro campo sul quale confrontarsi: il clima.

Qualcuno potrebbe dire che era prevedibile, perché mai un argomento così stimolante si sarebbe dovuto sottrarre dalla pratica di un simile sport nazionale? Dividersi sulla base dell’incompetenza e dell’assenza di logica e di buonsenso è diventata la stucchevole regola che i social media ed i talk show, entrambi spesso gestiti da pennivendoli da strapazzo, sembra entusiasmare tutti, ma non me, esattamente come potrebbe accadere nel caso di un derby calcistico o di un palio medievale.

Oggi, purtroppo, non è importante sapere cosa sia possibile fare per limitare i danni di una situazione climatica diversa da quelle alle quali siamo stati abituati. Oggi è stupidamente importante sapere di chi sia o sia stata la colpa, scegliendo il colpevole non sulla base degli esiti della scienza e delle sue ricerche, bensì tenendo conto solo dell’appartenenza politica. In questo modo è possibile ascoltare sciocchezze secondo le quali la pioggia, forse, è di sinistra e la grandine, forse, è di destra, l’acqua, forse, è di sinistra ed il fuoco, ovviamente, è di destra, le alluvioni sono un po’ di sinistra, un po’ di destra, a seconda delle regioni nelle quali si verificano e da chi sono governate, mentre le eruzioni vulcaniche le manda il diavolo per punirci.

Sin dai tempi della pandemia ho sempre evitato di assumere posizioni fideistiche su argomenti simili, anche perché non riesco a stabilire se le glaciazioni del neozoico siano state provocate dall’uomo, che non non è ancora del tutto chiaro se ci fosse o meno, ma che, con molta probabilità, se c’era, forse, già usava le macchine diesel, oppure dagli escrementi fermentati dei dinosauri con la diarrea.

Sin dai tempi della pandemia, in assenza di specifiche competenze di settore, mi sono affidato alla scienza ed ho chiesto che le istituzioni vigilassero adeguatamente, affinché, tra le pieghe di questa o di quella ricerca, non si nascondesse qualche spregevole speculazione più o meno privata. Ho fatto una simile scelta adoperando il buonsenso, non le gabbie ideologiche, alle quali si sono iscritte le varie tifoserie, anche perché sulla legge di gravità non si vota, come non si vota sugli imperscrutabili equilibri che regolano l’Universo sin dalla sua nascita.

Ciò su cui si vota, invece, sono i provvedimenti attraverso i quali è, più o meno, possibile ridurre o prevedere i pericoli scaturenti dalle innegabili variazioni climatiche, così come è possibile votare sulle scelte concrete capaci di evitare che l’uomo, in buona fede o in malafede, possa contribuire ad aggravare la situazione, senza abbassare la qualità della vita.

In questi giorni, invece, il dibattito pubblico non si svolge, ad esempio, sulla opportunità di realizzare invasi capaci di contenere le esondazioni dei fiumi o sul potenziamento della rete elettrica, per evitare il suo surriscaldamento, bensì su quello che circa un decimo degli abitanti del globo possano o meno fare, trascurando quello che fanno o non fanno i rimanenti nove decimi. Intendo dire che le scelte sul contenimento degli effetti delle variazioni climatiche, che, come ormai appare chiaro, sono dovute soprattutto a fattori esterni alla volontà dell’uomo, devono, comunque, essere prese da tutti i Paesi del Mondo, nessuno escluso, compatibilmente con le loro esigenze di crescita economica.

Sarebbe davvero un paradosso, infatti, se, dopo aver salvato il pianeta dalla prossima glaciazione o dal prossimo surriscaldamento, dovessimo scoprire che il pianeta si è del tutto svuotato a causa della fame, della guerra di conquista, di qualche epidemia inguaribile o di altre disgrazie simili. La Terra, la vecchia e amata Terra, non ci ha ancora detto tutto su sé stessa, dunque, è meglio non azzardare posizionamenti ideologici e magari, nei limiti del possibile, è opportuno affidarsi ai progressi della scienza ed alle risposte che essa può tentare di fornirci, operando con responsabilità e buonsenso. Ultima notazione. La Terra è nata circa 4,5 miliardi di anni addietro, dunque, chi dice che che negli ultimi dieci anni non si sono mai viste simili situazioni fa davvero sorridere.

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