Lampedusa delizia per turisti e croce per migranti. Il sogno (spesso) infranto di chi approda nell’Isola - QdS
1 Aprile 2025

Lampedusa delizia per turisti e croce per migranti. Il sogno (spesso) infranto di chi approda nell’Isola

Lampedusa delizia per turisti e croce per migranti. Il sogno (spesso) infranto di chi approda nell’Isola

Sofia Marcinnò  |
venerdì 28 Marzo 2025

La commemorazione per il naufragio di Cutro ricorda a tutte e tutti di non dimenticare i 23 mila morti nel Mediterraneo. I Paesi di provenienza dei migranti vengono usati anche come discariche a cielo aperto per i nostri rifiuti

LAMPEDUSA – La commemorazione dell’altra sera per il naufragio di Cutro del 26 febbraio del 2023, ci ricorda che dal 2014 quasi 23 mila persone hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale e che ben poco è stato fatto per cambiare tale situazione; al contrario, delle politiche sempre più restrittive sono state messe in atto per contrastare l’immigrazione in Italia e più generalmente in Europa.

Quest’estate sono andata a Lampedusa con la mia famiglia. L’Isola, bella e selvaggia, per molti solo un luogo di passaggio o di vacanza, è conosciuta per le sue spiagge cristalline, le organizzazioni no profit per la protezione della fauna marina, le case colorate del centro, i capperi, ma anche… per l’immigrazione.

Ebbene sì, appena ho detto che andavo là in vacanza, la prima reazione degli/delle amici/che è stata: “A Lampedusa? L’Isola degli sbarchi?”. L’isola di Lampedusa è nota in tutto il mondo perché opera dal 2015 come hotspot di accoglienza per i/le cittadini/e stranieri/e che approdano sulle sue coste dopo lunghissimi, disperati ed inimmaginabili viaggi.

Approdano non sapendo cosa li aspetta e spesso quello che trovano non corrisponde esattamente al sogno tanto rincorso: luoghi di “accoglienza” – se così si possono definire – sovraffollati e con condizioni igienico-sanitarie degradanti, dove sono costretti/e a rimanere anche per molti mesi, non sapendo se verranno rimpatriati/e o meno.

Lampedusa, l’Isola dalle due facce

Su questa bella Isola dalle due facce, la cruda realtà dell’immigrazione convive con la rosea realtà del turismo, spesso ignaro dei numerosi sbarchi che avvengono di giorno e di notte, perché il tutto si svolge nelle zone meno frequentate.

Tra le persone ben vestite, in costume da bagno o con le scarpe da trekking, si avvistano i volontari della Croce Rossa nelle loro uniformi sudate. Passeggiando sulle coste meno note dell’Isola è possibile imbattersi in scogliere ove giacciono vestiti strappati, scarpe bucate e camere d’aria di auto usate come salvagenti.

Ricordo bene la disinvoltura con cui gli ospiti dell’hotel in cui eravamo parlavano di questi eventi, non di grande importanza per loro, ora in vacanza. Eppure tutto ciò accadeva, proprio a qualche decina di metri da loro. Forse è difficile mettersi nei panni altrui, però è necessario al fine di poter immaginare un mondo migliore, cioè più giusto.

Mettersi nei panni degli altri

È proprio questo lo sforzo che ognuno di noi dovrebbe fare, soprattutto in un’epoca e contesto occidentale e occidentalizzato in cui l’individualismo prende piede sempre più rapidamente. Così come i partiti di destra, che in tutta Europa e negli Usa stanno emergendo prepotentemente. Le politiche di destra ed estrema destra sono pericolose per l’ambiente e per le persone, come lo dimostra la storia. Se solo non la dimenticassimo così rapidamente…

Lo sfruttamento dei Paesi da cui partono i migranti

Non bisogna dimenticare, ad esempio, che i Paesi dai quali partono le persone in cerca di un futuro migliore sono Paesi che hanno subito gli effetti del colonialismo e oggi subiscono gli effetti del neocolonialismo, cioè: “ogni forma di politica attraverso la quale paesi capitalistici e industrializzati tendono a imporre la propria determinante influenza nella vita economica, politica e culturale delle ex colonie e in genere dei paesi in via di sviluppo, per assoggettarli a un nuovo tipo di sfruttamento” (Treccani).

Un esempio è il depauperamento delle risorse naturali di quei luoghi e lo sfruttamento delle risorse umane, utilizzate per lo sviluppo dei paesi occidentali; si tratta di Paesi che vengono utilizzati come discariche a cielo aperto poiché i nostri rifiuti, troppo costosi per essere riciclati nei nostri territori, vengono esportati e nascosti alla vista di chi li ha prodotti; si tratta di quei Paesi ove numerose guerre locali, che costringono la gente a fuggire e ad emigrare, sono alimentate anche dalle industrie delle armi occidentali, che esportano su quei territori i loro prodotti.

Dunque, evitare l’ipocrisia delle politiche nazionaliste e xenofobe, che tentano di costruire muri (Stati Uniti-Messico) o centri di accoglienza in altri Paesi (Albania) – ricordandoci che gli/le italiani/e sono stati/e accolti nei decenni in numerosi Paesi – e combatterle sul fronte politico e militante.

L’accoglienza e gli aiuti umanitari ed economici sui luoghi di emigrazione sono il minimo aiuto che possiamo e dobbiamo offrire, in quanto esseri umani ed in quanto parzialmente responsabili di questa emigrazione. Vi è da aggiungere che un altro motivo di emigrazione dai Paesi detti del “Sud” globale è e sarà il cambiamento climatico, provocato proprio dai Paesi detti del “Nord” globale, che hanno potuto svilupparsi a discapito degli altri.

Trovare una soluzione vera

Presto o tardi bisognerà prendere in mano la situazione per trovare una soluzione vera, che non è di certo quella di chiudere le frontiere, bensì quella che va nella direzione di una maggiore giustizia, di una presa di responsabilità e di più umanità.

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