I lavori del futuro, competenze e green - QdS

I lavori del futuro, competenze e green

Carlo Alberto Tregua

I lavori del futuro, competenze e green

giovedì 06 Aprile 2023

“Il pane è dietro i rovi”

Si continua a parlare di disoccupazione e di disoccupati senza volere aprire gli occhi sulla realtà. Qual è? Che il lavoro c’è, ma sono i lavoratori a essere pochi, non sembri un paradosso.
È molto più semplice per i politicanti continuare a evidenziare un fatto negativo, cioè i tre milioni di disoccupati, perché così ne acquisiscono il favore e, sperano, il consenso e il voto.
La verità è che oggi le imprese devono assumere fra quattro e cinquecentomila persone, ma non le trovano perché quei tre milioni di disoccupati non fanno nulla per acquisire il carburante necessario per essere assunti: le competenze.
Qualcuno obietterebbe che l’acquisizione di competenze costa. Menzogna! Vi sono in tutte le regioni corsi di formazione gratuiti per la cui partecipazione basta solo l’iscrizione.
Qualche altro obietterebbe che i corsi di formazione non sono adeguati alle competenze richieste dal mercato. Ma questa è una carenza di chi gestisce le istituzioni regionali.

Se giornali, televisioni, siti, radio ed altri mezzi di comunicazione continuassero a sottolineare l’esigenza di imparare mestieri e professioni, di acquisire competenze, probabilmente nella testa di tanti disoccupati entrerebbe questo principio: non si può lavorare se non si conosce il lavoro cui si è preposti.

Un altro principio dovrebbe essere inculcato negli allievi delle scuole, in quelli universitari e in tanti che cercano lavoro formalmente, ma non sostanzialmente, e cioè che bisogna studiare e formarsi continuamente, per essere pronti a rispondere alle offerte di lavoro, che sono numerosissime e lo saranno sempre di più.

Le competenze, ecco la parola magica di coloro che vogliono progredire nella vita e che si vogliono rendere liberi. “Tutto il resto è noia” cantava Franco Califano. Tutto il resto è solo un modo per dare aria alla bocca, per parlare e per non concludere assolutamente nulla.
Il guaio della vicenda che vi esponiamo è che molti personaggi delle istituzioni nazionali, regionali e locali, continuano ad alimentare l’illusione che questo non sia il mondo reale, ma quello di Bengodi, ove tutti prendono e nessuno dà.

Il futuro è green, non come esposizione di principio, ma come fatto concreto. Infatti, andare verso un mondo più pulito non solo è indispensabile per migliorare la vita del Pianeta e dei suoi abitanti, ma anche perché aumenta la velocità e la consistenza della ruota economica del Pianeta.
Lo scorso anno la popolazione mondiale ha superato gli otto miliardi; probabilmente fra una ventina d’anni si supereranno i nove miliardi; anche se in Cina – il Paese più popoloso del mondo, con 1,4 miliardi – è cominciata la decrescita della popolazione.
Quindi, c’è bisogno di una quantità di risorse maggiore come acqua, cibo ed energia.
Andare verso il green significa utilizzare l’energia “pulita”, cioè proveniente da fonti rinnovabili, bruciare sempre meno carburanti termici, entrare in un sistema di economia circolare, produrre senza l’utilizzo di pesticidi, ripensare i consumi e così via.

Non è che cercando la qualità si rallenta lo sviluppo economico, tutt’altro. È proprio l’innovazione in tutti i settori del vivere che migliora la qualità dell’economia e quindi il benessere di tutti/e.
Ma c’è un ma enorme. Si tratta dell’egoismo, della famelicità delle persone umane, le quali vogliono avere vantaggi a scapito della collettività. Infatti, la finanza, l’industria della armi, quella dei farmaci ed altri che rappresentano gruppi di potere stanno utilizzando immense risorse con conseguenti utili incalcolabili, a danno di tutti gli altri.

Proprio per limitare queste forme di speculazione e di prevaricazione, le istituzioni, cioè i governi dei Paesi, dovrebbero intervenire per riequilibrare il funzionamento delle economie, emarginando gli egoismi, pur lasciando inalterato il principio del giusto profitto, che però deve essere sottoposto alla corretta tassazione e sostenibilità ambientale.
Al fondo di questo c’è l’equità, per cui si mettono a confronto i doveri e diritti in un sano equilibrio che nessuno deve tentare di stravolgere.

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