Lavoro, la Sicilia non va in “Gol” e resta in fuorigioco - QdS

Lavoro, la Sicilia non va in “Gol” e resta in fuorigioco

Michele Giuliano

Lavoro, la Sicilia non va in “Gol” e resta in fuorigioco

sabato 15 Luglio 2023

Solo il 15,6% dei partecipanti ha trovato occupazione entro 180 giorni, il peggior dato a livello nazionale. La misura che doveva aiutare disoccupati e percettori di reddito di cittadinanza

Un altro grande, enorme programma a livello europeo, destinato a tutti coloro i quali si trovano fuori dal mondo del lavoro che rischia di fallire miseramente in Sicilia. Sulla carta qualcosa di meraviglioso per beneficiari di ammortizzatori sociali, lavoratori fragili o vulnerabili, con redditi bassi o disoccupati. Tutto questo è Garanzia giovani che per la Sicilia è un sistema che zoppica e perde il passo con il resto d’Italia e d’Europa.

L’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, ha pubblicato i dati, aggiornati ad aprile scorso, relativi al programma Gol, “Garanzia di occupabilità dei lavoratori”, partito nel 2021 in tutta Europa.

Il quadro relativo alle attività siciliane è impietoso: tra i soggetti coinvolti, presi in carico prima di novembre 2022, appena il 9,9% ha trovato lavoro entro 90 giorni, e solo il 15,6% entro 180 giorni. In entrambi i casi, si tratta del risultato peggiore della penisola, ben al di sotto della media nazionale, che si pone, rispettivamente, al 17,9 e al 25,4%. In termini assoluti la Sicilia sui 36.528 presi in carico, ha visto trovare lavoro quasi immediatamente ad una platea di appena 3.608 utenti fruitori del programma.
Questo è il numero di chi ha trovato un lavoro entro 90 giorni dalla sua presa in carico per l’appunto. Non cambia granchè se si guarda invece all’orizzonte dei 6 mesi: 5.708 coloro quali hanno trovato un’occupazione.

Ancora più allarmante il confronto con le regioni virtuose che in alcuni casi ci doppiano (proporzionalmente) o ci più che triplicano in termini percentuali. Il Friuli Venezia Giulia arriva al 31,1% degli impiegati a 90 giorni, e la provincia autonoma di Bolzano sale al 31,7%, e gli stessi territori salgono al 39,9 e al 44,2% se si guarda all’arco temporale semestrale.
Un inizio senza dubbio fallimentare per l’Isola, che per il 2022 aveva a disposizione un finanziamento di quasi 95 milioni di euro, soldi che tutt’ora sta spendendo. Per comprendere meglio le difficoltà siciliane, bisogna risalire ancora più a monte, già dalla fase di presa in carico degli utenti.
Il programma Gol prevede, infatti, un percorso di profilazione presso i Centri per l’impiego di riferimento per zona. In tale sede, viene stilato il patto di servizio, nel quale viene definito il miglior percorso per il reinserimento lavorativo.

In Sicilia sono stati profilati 121.829 utenti, di cui 53.024 nel 2023, con una incidenza sul totale del 43,5%. Una percentuale più alta della media nazionale, che si ferma al 37,4%, che mostra come i lavori nel 2022 siano partiti molto a rilento, e che solo nel nuovo anno si sia cercato di dare una accelerata per poter finalmente dare avvio alle diverse attività previste dal programma.

I percorsi disponibili sono 5: il reinserimento lavorativo, con servizi di orientamento e intermediazione per l’accompagnamento al lavoro; l’aggiornamento (upskilling), vale a dire interventi formativi richiesti prevalentemente di breve durata e dal contenuto professionalizzante per lavoratori più lontani dal mercato, ma comunque con competenze spendibili.

Sempre in tema formazione, sarà proposta la riqualificazione (reskilling), per lavoratori lontani dal mercato e con competenze non adeguate ai fabbisogni richiesti. C’è poi, nei casi di bisogni complessi in presenza di ostacoli e barriere che vanno oltre la dimensione lavorativa, una quarta misura: si prevede l’attivazione della rete dei servizi territoriali.

In ultimo, la ricollocazione collettiva: valutazione delle chances occupazionali sulla base della specifica situazione aziendale di crisi, della professionalità dei lavoratori coinvolti e del contesto territoriale di riferimento per individuare soluzioni idonee all’insieme dei lavoratori stessi. La platea del programma è rappresentata prioritariamente da persone in cerca di occupazione soggette alla cosiddetta condizionalità (Naspi-DisColl e Reddito di cittadinanza), che in totale, a livello nazionale, rappresentano quattro beneficiari su cinque.

L’incidenza dei percettori del Rdc raddoppia nell’Isola: in Sicilia sono infatti il 53,3% dei presi in carico. Coinvolti anche gli stranieri, pari al 14,6%, con forte connotazione territoriale. Infatti, nelle regioni del Mezzogiorno, ad eccezione dell’Abruzzo e del Molise, l’incidenza dei beneficiari stranieri è inferiore al 6% toccando valori di poco superiori al 4% in regioni come la Puglia, la Sicilia e la Sardegna, mentre in alcune regioni del Nord i valori sono superiori al 30%.

Le polemiche sui ritardi e i silenzi dell’assessore Mimmo Turano

La mancata attivazione dei corsi di formazione tiene banco alla Regione siciliana e diventa anche terreno di disputa politica. In questi giorni il governo regionale ha tenuto degli appositi vertici tra i due assessorati coinvolti, quello al lavoro e quello alla Formazione professionale, proprio per discutere della programmazione da mettere in campo.

Abbiamo contattato l’assessore regionale alla Formazione, Mimmo Turano, per avere delle risposte su questa vertenza ma senza ricevere alcuna risposta. Avevamo fatto presente che se da una parte la Sicilia stenta a offrire occasioni di lavoro, allo stesso modo anche il governo regionale trova difficoltà nella partenza dei corsi di formazione con la misura Gol. Oltretutto partendo dal presupposto che con le altre misure collegate al programma Gol i numeri sono disastrosi.

All’assessore avevamo chiesto se pensava che anche la Regione ha avuto nel tempo le sue colpe nel non essere riuscita a spendere adeguatamente la marea di miliardi avuti a disposizione per la formazione professionale.
Infine avremmo voluto sapere in che modo si poteva pensare di poter recuperare il tempo perduto e se per caso in questi ritardi poteva esserci una falla legata ai sistemi dei centri per l’impiego non sempre efficienti. Purtroppo non abbiamo mai ricevuto alcuna risposta a questi quesiti.

Nel frattempo il gruppo parlamentare all’Ars del Movimento 5 Stelle aveva posto un serio problema, evidenziando come l’abolizione del reddito di cittadinanza a partire dal 2024 provocherà in regioni come la Sicilia, dove si registra un tasso di occupazione di appena 41%, un vero disastro per migliaia di nuclei familiari. “La Regione Siciliana – ha dichiarato la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Roberta Schillaci – attivi i programmi finalizzati al reinserimento sociale quale il programma Gol, Garanzia di occupabilità dei lavoratori”.

Ad essere stata presentata un’interrogazione per chiedere i motivi dei gravi ritardi per l’attuazione del programma che prevede interventi ed investimenti indirizzati alle politiche attive per il lavoro, finanziato con fondi del Recovery fund, che ha come scopo il contrasto alla disoccupazione. Questo programma è stato approvato dalla giunta regionale nel 2022 ma non si sa nulla della sua attuazione.

“Non vorremmo che fosse un’occasione sprecata sulle spalle dei cittadini – spiega Schillaci – dato che la Regione ha già in mano uno strumento per la riqualificazione e il reinserimento lavorativo. Questo programma chiaramente non rappresenta la soluzione totale al problema occupazionale in Sicilia, ma costituisce certamente uno degli strumenti per fronteggiare la povertà”.

Upskilling e reskilling, avvio dei corsi è lontano

In Sicilia, ai numeri estremamente bassi dell’occupazione si accompagna la falla istituzionale del mancato avvio dei corsi di formazione per le categorie profilate con il codice 102 e 103, le cosiddette upskilling e reskilling.
Attesi ormai dal mese di giugno del 2022, nel mese di aprile è stato finalmente attivato il catalogo dei corsi disponibili, sempre in attesa di approvazione da parte degli uffici regionali.

I tempi sono ancora lunghi, quindi, e ci vorranno mesi prima che gli allievi possano entrare fattivamente in aula. Numerose poi sono state le polemiche da parte della politica ma anche degli enti di formazione, che hanno denunciato come il bando emesso dalla Regione abbia notevolmente ristretto la platea dei destinatari.

Se il programma a livello europeo, e così è stato acquisito nel resto delle Regioni italiane, prevedeva l’ammissibilità dei beneficiari di ammortizzatori sociali di vario tiolo, i lavoratori fragili o vulnerabili, i giovani under 30, donne in condizioni di svantaggio, persone con disabilità, disoccupati di lunga durata, lavoratori over 55, in Sicilia non è andata così.

La decisione, infatti, è stata quella di limitarsi ai beneficiari di ammortizzatori sociali disoccupati e percettori di reddito di cittadinanza. Un taglio importante, che ha lasciato fuori moltissimi potenziali fruitori che avrebbero potuto attingere ad una formazione specialistica, utile per un inserimento del mondo del lavoro.

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