Le spiagge siciliane che stanno sparendo - QdS

Le spiagge siciliane che stanno sparendo

redazione

Le spiagge siciliane che stanno sparendo

Giuseppe Bonaccorsi  |
giovedì 15 Giugno 2023

Dall’Oasi del Simeto alle Eolie, avanza l’erosione costiera anche a causa di costruzioni invasive lungo i litorali. In poco più di dieci anni, l’Isola ha visto “arretrare” ben 139 km di costa

Quanti di noi, tornati dopo anni su un litorale ci siamo accorti che la spiaggia tanto amata non è più la stessa? Purtroppo siamo davanti a un fenomeno naturale che sta corrodendo lentamente tutti i litorali più belli d’Italia e con essi quel turismo che viene attratto da questi luoghi pubblicizzati su depliant ormai non più veritieri come quello delle spiagge bianche di Pomice a Lipari, che non esistono più da molti anni. La Sicilia non fa eccezione in questo fenomeno distruttivo dalle tante concause che vanno da fattori geologici ai cambiamenti climatici, all’innalzamento dei mari sino alla dannosissima mano dell’uomo. Non c’è dubbio che in molte di queste erosioni l’uomo ci abbia messo lo zampino, con interventi infrastrutturali marini non studiati a dovere, che hanno alla fine contribuito e accelerato i fenomeni idrogeologici e di scomparsa degli arenili.

Erosione costiera a Barcellona Pozzo di Gotto
Erosione costiera Isola di Lipari
Erosione costiera: Noto, si progetta il recupero del litorale

I numeri d’altronde parlano chiaro e la fonte è autorevolissima: l’ultimo rapporto dell’Ispra ha sottolineato come “Calabria, Sicilia, Sardegna e Puglia sono in ordine le regioni con il maggior numero di chilometri di costa in arretramento; il loro sviluppo costiero è pari a più di due terzi della costa nazionale e, nonostante la complessa articolazione geomorfologica delle coste basse e i lunghi settori di costa alta, il 61% dei litorali italiani in erosione appartengono ad esse”.

In un intervallo relativamente breve, tra il 2007 e il 2019, la Sicilia ha infatti visto “arretrare” ben 139 km di costa (su un totale di circa 1.600): solo la Calabria ha fatto peggio con 161 km erosi su complessivi 738 km di spiagge.

Ripristinare gli alvei di fiumi e torrenti

Tra le cause di questa enorme erosione vi è la regimentazione delle acque di torrenti e fiumi, che essendo intercettati prima della foce per alimentare colture e fabbriche, riducono l’apporto a mare di sabbia e materiali che poi contribuiscono alla formazione dei litorali. Poi ci sono i fenomeni di prelievo di sabbia per farne materiale edilizio che aggravano una situazione già di per sé precaria. Inoltre ci sono fenomeni che si manifestano solo in alcune isole minori, come le Eolie, dove l’apporto già quasi ininfluente di materiali dai torrenti è scarsissimo e la causa, in questo caso, è da ricercare anche nelle infrastrutture realizzate negli anni dall’uomo sia sulla terraferma che in acqua.

La foce del Simeto si è ridotta di 200 metri

Esempi lampanti di riduzione di tratti di spiagge in Sicilia ce ne sono tanti: la foce del Simeto, nel catanese è uno dei casi più evidenti. Altri fenomeni si registrano nel litorale di Butera e sino a tutta la costa del Nisseno dove ci sono tratti in cui anche le strade costiere sono state travolte e distrutte. Per non dimenticare ampi tratti del litorale tirrenico, dove molti torrenti vengono prosciugati prima di arrivare a mare.

Nel Tirreno un altro caso particolare si registra lungo l’arenile di S. Agata di Militello dove sarebbe stato appurato che il porto realizzato anni fa avrebbe contribuito all’erosione di molti chilometri sino a Capo D’Orlando. Recentemente un progetto di ripascimento è stato realizzato ad Eraclea Minoa, ma è soltanto uno dei rari casi di intervento, così come il ripascimento della piccola ma suggestiva spiaggia di Portinenti a Lipari, i cui lavori già assegnati dovrebbero scattare entro questo settembre.

Sempre alle Eolie stentano a partire le opere di protezione nell’abitato di Acquacalda, piccola frazione sulla costa nord, che ogni inverno viene interessata da violente mareggiate che già negli anni scorsi hanno distrutto il lungomare e minacciato alcune abitazioni. Il progetto prevede la realizzazione di opere sia marine che terrestri per oltre 7 milioni, già disponibili, ma ancora non è stato speso un solo euro. Particolare di Acquacalda sono le protezioni che i pochissimi abitanti ogni inverno realizzano per proteggersi dai marosi. Pesanti assi di legno che vengono installati a protezione di porte e finestre per contenere acqua e sassi.

Parla l’esperto

“In 20 anni l’oasi della foce del Simeto ha perso 200 metri di sabbia. Siano davanti a un fenomeno di erosione della costa ionica molto preoccupante – spiega il prof. Carmelo Monaco, geologo dell’Università di Catania e tra gli studiosi dei fenomeni e delle cause di sparizione delle spiagge siciliane e dei fenomeni vulcanici e sismici -. Quello della riduzione dei nostri litorali è un processo naturale accelerato, però, da interventi umani che non hanno mai dietro un bagaglio di preparazione adeguato. Il fatto di avere imbrigliato i fiumi e asportato il materiale sedimentario per farne terriccio per calcestruzzi ha diminuito il trasporto a mare di sabbia per alimentare le coste. C’è poi un altro fenomeno preoccupante – aggiunge il professore – quello della costruzione di dighe a monte di torrenti e fiumi che impediscono il trasporto sino al mare di materiale sabbioso e ghiaioso”.

Non c’è più la spiaggia de “Il postino”

Sempre alle Eolie un altro dei casi più evidenti e a forte impatto turistico si ha a Salina dove la stupenda spiaggia di Pollara, immortalata nell’intramontabile e indimenticabile film “Il Postino” di Troisi è sparita, tanto che recentemente l’amministrazione di Malfa ha chiesto l’aiuto della Regione che ha dato il via libera al piccolo Comune per presentare un progetto che però richiederà anni. Il progetto, secondo quello che emerge dal piccolo Comune, è già pronto, ma ancora l’amministrazione non è riuscita a prenderne visione. A Lipari, sul ripascimento delle coste, il sindaco, Riccardo Gullo, che amministra sei delle sette isole dell’arcipelago, ha detto che bisogna studiare un progetto generale di ripascimento delle coste eoliane sia per la salvaguardia degli abitati, ma anche per la promozione turistica. Su tratta di un enorme progetto d salvaguardia delle isole che inoltre, come a Lipari, conoscono anche fenomeni di subsidenza, cioè fenomeni di abbassamento della costa sotto il mare di alcuni millimetri l’anno.

Opere marine costruite male

Gli esperti, nonostante gli studi, spiegano che contro l’erosione c’è poco da fare, dipende da fenomeni geologici. Ma puntano allo stesso tempo il dito su infrastrutture marine già realizzate o in corso d’opera che non hanno a monte lo studio delle correnti marine. Così enormi moli provocano sfracelli e l’accelerazione dei fenomeni naturali. Eppure bisognerebbe imparare dagli antichi… Vedere come si difendevano dal mare, come periodicamente ripascevano le aree limitrofe alle loro case per proteggerle dai marosi. “In diversi litorali costieri dell’isola ci sono porti e porticcioli non perfettamente idonei – spiegava pochi mesi fa Maurizio Croce, commissario regionale per l’erosione – . Si è fatto tanto per riproporre interventi di pulizia degli alvei e di revisione di alcuni porti. Ma ci vuole tempo per la loro revisione. La verità è che bisognerebbe fare in Sicilia un piano Marshall su tutte le aste fluviali – per ripulirle in maniera puntuale – e su tutte le infrastrutture in mare per verificare se sono opere frutto di studi marini fatti bene oppure contribuiscono ad accelerare le erosioni costiere come si evidenzia in diverse aree anche della costiera pozzallese”.

Intervista all’esperto Giovanni Randazzo, professore di Geologia ambientale all’Università di Messina

“Meglio piccoli interventi che costosi ripascimenti tampone”

Giovanni Randazzo

MESSINA – “Bisognerebbe permettere ai privati di effettuare ripascimenti di piccoli tratti di costa e smetterla con opere faraoniche che costano tantissimo e che poi non producono nulla, se non altri danni”. Lo dice uno dei massimi esperti e conoscitori dei fenomeni erosivi costieri della Sicilia, Giovanni Randazzo, professore di Geologia ambientale all’Università di Messina.

Professore può spiegarci meglio il concetto?
“In Sicilia abbiamo un rapporto diretto tra causa ed effetto tra l’artificializzazione delle coste e la mancanza di sedimenti che non arrivano più come prima sino a mare. Ad esempio il fiume Simeto registra ormai solo delle piene che non permettono di avere grossi afflussi di sedimenti. L’intervento che andrebbe fatto sarebbe quello di spostare i sedimenti della spiaggia sommersa lungo la spiaggia emersa e fare questo lavoro più o meno ciclicamente per avere anche un uso turistico della zona. Ecco partendo da questo, ad esempio, ad Ischia si sta portando avanti un intervento di un privato gestore di un lido per consentire di ripascere la spiaggia prelevando i sedimenti direttamente dal tratto di litorale interessato. Questi piccoli interventi sono utili perché innanzitutto costano molto poco e per questo possono essere ripetuti più volte nel corso degli anni. Se al contrario realizzo un intervento pubblico da 5 milioni e il mare poi se lo porta via dopo 3 anni ho perso tanti soldi e non ho risolto il problema”.

Quindi secondo lei bisognerebbe permettere ai privati di potere intervenire?
“Esattanmente. Dobbiamo uscire dalla logica dei mega progetti che non siamo in grado di gestire perché tanto per restare in ambito di barriere frangiflutti e pennelli questi spesso innescano altri processi erosivi nelle vicinanze. Quello che non bisognerebbe più fare è di tentare di rendere un elemento dinamico come le spiagge in un’area rigida. E’ sono una pura follia perché il mare distruggerà sempre tutto e il mare troverà il suo spazio. In questo momento ritengo che ripascimenti potrebbero essere anche limitati per poterli ripetere nel tempo e per quanto riguarda le grandi opere queste devono vere alle spalle accusati studi”.

Professore ma se un cittadino volesse difendere la propria spiaggia prima di tutto dovrebbe fare i conti con la burocrazia e le leggi…
“Allora dobbiamo creare resilienza e si può crearla in due modi: o togliendo quello che è stato costruito, questione quasi impossibile, oppure creando nuove spiagge con sistemi che permettano ai sedimenti di circolare nel modo più naturale possibile. Ecco i piccoli interventi sono una soluzione e anche un gruppo di privati potrebbe dare il suo apporto. è bene chiarire che quando gli interventi sono piccoli, e per piccoli intendo il ripascimento di 20 metri cubi, io posso farli con la semplice autorizzazione del Comune. C’è una legge ad hoc che già viene utilizzata in alcune regioni della penisola, come il Lazio, la Romagna e la Campania.

Certo benissimo piccoli interventi. E con quelli grandi?
“Bisogna attivarsi attentamente e gli studi devono essere molto meticolosi perché altrimenti non si fa altro che spostare le aree erose. Basta collegarsi su Google heart è fissare l’obiettivo sul ragusano, zona Scoglitti, oppure a Siculiana nell’agrigentino per vedere che i porti generalmente creano proprio questa erosione”.

Ma i porti servono…
“Certo, secondo me i porti vanno fatti, ma vanno realizzati con una certa oculatezza e un meticoloso studio. E soprattutto bisogna farli poi gestendoli. Su questo punto c’è un esempio lampante. Ad est del porto di S. Agata di Militello si nota un triangolo enorme di sedimenti accumulati che nessuno ha mai spostato, ma se si guarda dall’altra parte vedrà che il lungomare del paese si è drasticamente ridotto. La spiaggia di S. Agata che era una bellissima area sabbiosa oggi è diventata una scogliera. Ma l’erosione va anche oltre. Tutto il sistema sino a Capo D’Orlando è stato mandato in erosione da questa grande opera marittima.

E alle Eolie che si può fare. Anche lì molte spiagge non esistono più?
“Per quanto riguarda quelle isole siamo davanti a un caso a parte. L’apporto dei sedimenti di monte in quelle aree è molto limitato e i corsi d’acqua sono stati in qualche modo artificializzati. Il problema è legato spesso alle costruzioni realizzate negli anni. Ad esempio nell’area di Portinenti che adesso si intende ripascere ci sono alcune costruzioni che certamente hanno contribuito a modificare la spiaggia. E’ chiaro che il mare fondamentalmente tende a erodere e l’abbassamento delle Eolie di alcuni millimetri l’anno non aiuta. Quindi bisognerebbe ragionare punto per punto, spiaggia per spiaggia, attraverso progettazioni serie collegate a una ricerca, perché purtroppo pannelli o barriere o ripascimenti tampone non hanno mai funzionato”.

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