“L’empowerment femminile è il tema di una società più giusta e produttiva” - QdS

“L’empowerment femminile è il tema di una società più giusta e produttiva”

Ivana Zimbone

“L’empowerment femminile è il tema di una società più giusta e produttiva”

Ivana Zimbone  |
sabato 09 Settembre 2023

Al Dipartimento di Economia dell’Unict conferenza sulle prospettive femministe nel management

CATANIA – Se i modelli di business attualmente promossi non funzionano per una società giusta e inclusiva, gli studiosi delle stesse teorie di business devono porsi delle domande. Questa la consapevolezza che ha mosso l’organizzazione dell’evento “Feminist perspective in management: re-thinking dominant research theory and costructs” al dipartimento di Economia e Impresa di UniCt – che si è aperto con un lungo applauso dedicato a Marisa Leo, egregia professionista barbaramente uccisa dall’ex compagno, nonché padre della sua bambina – a cui hanno partecipato esponenti del mondo accademico (e non solo) provenienti da tutto il territorio nazionale.

Il direttore del dipartimento Roberto Cellini ha colto l’occasione per sottolineare l’urgenza di misurare l’empowerment femminile non soltanto contando il numero di donne che ricoprono cariche manageriali, ma calcolando anche la loro durata di permanenza, e di coinvolgere nel dibattito sempre più ambiti disciplinari: “Includere le donne non è solo sfondare il tetto di cristallo”, ha detto. “Oggi occorre individuare i microprocessi che portano all’equilibrio e non possiamo non considerare che chi produce la conoscenza abbia un’influenza sul prodotto – ha spiegato Arabella Mocciaro Li Destri, presidente della Società Italiana Di Management -. Se le donne rappresentano il 47,68% del mondo accademico, per esempio, risultano quasi assenti nei posti apicali”.

Ma dalle teorie femministe si possono ricavare nuovi stimoli per individuare modelli di business vincenti? Sì, se considerate nella loro evoluzione. A sostenerlo è Valentina Baeli, dottoranda di Scienze della Comunicazione di UniCt: “Il femminismo non è il contraltare del maschilismo, come spesso erroneamente si pensa – ha sostenuto -. Storicamente si è evoluto passando dalle prime rivendicazioni delle donne per il diritto di voto alla riappropriazione del corpo e per finire ad abbracciare, dagli anni ’90 in poi, tutte le battaglie sulla diversità. Il femminismo di ‘terza ondata’ dialoga anche con gli uomini, accompagnandoli a riflettere sul loro ruolo e sulla loro identità. La nostra società liquida solipsitica non può fare a meno del discorso plurale”.

Questo varrebbe soprattutto in ambito epistemologico: il senso dello sviluppo della scienza non può essere sganciato dalla componente femminile, verità troppo spesso sottovalutata. Ne è convinto Luciano Plotti, professore dell’università di Milano. “Le indagini sulla performance delle imprese ci suggeriscono che le donne sono più capaci – ha suggerito -. Il mondo gestito dai maschi, è migliore di quello gestito tra le donne? Non sembra. E questo muro, al pari di quello esistente tra le scienze, frena lo sviluppo. Bisogna educare soprattutto gli uomini a svolgere nuove funzioni, a ricoprire un ruolo diverso”.

Antonella Zucchella, professoressa dell’università di Pavia, invece, ha spinto la platea a riflettere sugli indicatori considerati per misurare la performance delle imprese. “Il GEM Report 2023 ci fa comprendere come il mondo abbia un’impronta fortemente maschile e di come, col Covid, si siano fatti enormi passi indietro. Perché nel momento della crisi le imprese femminili chiudono più di altre – ha detto -. Ma adesso dobbiamo riflettere sullo stesso concetto di crescita: è un indicatore di performance assoluto? Molte volte costruiamo castelli teorici intesi su basi che non sono dimostrabili e, in questo caso, basiamo la crescita su indicatori esclusivamente quantitativi. Basterebbe ribaltare la prospettiva, calcolare valori soggettivi, andare oltre la meta-narrazione della crescita, per individuare modelli d’impresa diversi, per scoprire nuove valutazioni di performance e fare finalmente un favore anche al nostro pianeta”.

Come valorizzare concretamente le donne e a quali modelli di business possono concretamente aspirare oggi? “L’empowerment femminile nella vita politica, economica e delle istituzioni è il tema di una società più giusta e più produttiva, considerando anche il contributo importante delle donne sullo sviluppo – fa sapere al Quotidiano di Sicilia Elita Schillaci, professoressa di UniCt e delegata alla Diversità e all’Inclusione in SIMA -. Secondo me ci sono tre cose da fare: eliminare lo scollamento tra teoria e pratica manageriale, sdoganando la nicchia ‘per donne’ all’interno del processo di produzione della conoscenza; capire nelle aziende cosa si può fare concretamente, strategicamente, senza gender washing; favorire la consapevolezza delle donne sulle loro grandi capacità. Esistono già delle nuove formule di business maggiormente inclusive che si stanno sperimentando e che utilizzano strategicamente emozionalità, empatia, vulnerabilità, dissonanza cognitiva”.

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