Mai confondere affetti con affari - QdS

Mai confondere affetti con affari

Carlo Alberto Tregua

Mai confondere affetti con affari

giovedì 16 Novembre 2023

Sono scoppiate guerre, si sono fatte rivoluzioni, famiglie e fazioni hanno trovato motivi di scontro. Perché questi macelli? Molto spesso la causa è stata l’incapacità di distinguere gli affetti dagli affari, per cui le incomprensioni e perfino l’odio sono rimbalzati da un versante all’altro, superando il principio etico ed eterno secondo il quale, invece, vanno sempre distinte le due categorie.
Usare questa demarcazione non è facile perché spesso la miscela fra i sentimenti e la razionalità porta alla confusione, cioè a non veder bene fatti e circostanze delineati con precisione, in modo da distinguere i contenuti, che sono ovviamente diversi.

Sono diversi perché gli affetti sono permeati da sentimenti che trascendono rispetto alle questioni materiali e sono di portata ben più grande e lungimirante. Invece, gli affari sono gestiti con razionalità, spesso in modo matematico ed a volte con cinismo. Ciò non toglie che anche negli affari bisogna adottare regole etiche, di buon senso, di rispetto verso il prossimo, agendo con onestà non solo intellettuale, e mettendoci il cuore.

Per quanto precede, è sempre opportuno distinguere i protagonisti dei rapporti per evitare che gli stessi possano essere influenzati, positivamente o negativamente, e trainati verso scenari indebiti in quanto confondono, appunto, affetti con affari.
Non sempre si ha la lucidità di fare la richiamata distinzione, anzi sovente la confusione fra i due comparti è tale per cui non si riesce più a distinguere una fattispecie dall’altra.

L’analisi che facciamo su questa materia non sembri di poco conto perché ci è capitato moltissime volte – e continuerà a capitare altrettante volte – di constatare la grande difficoltà nel separare le due questioni e lo scompenso che ne consegue.
È necessaria tale distinzione per la semplice ragione che gli affari vanno trattati con concretezza e gli affetti devono trovare nell’animo e nel cuore la fonte dei propri comportamenti. Gli uni non possono andare d’accordo con gli altri, né influenzarsi a vicenda perché sono non solo diversi, ma addirittura opposti.
Al fine di fare tale distinzione sono necessarie calma e lucidità, nonché sapienza per vedere tutto il quadro.

Perché sono sorte le guerre nei secoli? Perché all’interno degli Stati si sono succeduti eventi cruenti e terribili? La risposta è nella stessa natura umana, la quale è fatta di ormoni, sentimenti e neuroni e non sempre la conseguente miscela è positiva e distensiva.
Vi sono molte arti e discipline che insegnano alle persone come riuscire a ragionare in maniera pacata e distesa; fra queste la meditazione. Tuttavia, per essere disposti a farsi addestrare da tali discipline, bisogna mettersi d’accordo con se stessi e cioè valutare se sia opportuno o meno essere consapevoli, ragionevoli e giusti.

Insomma, qual è il comportamento di ciascuno di noi rispetto ai terzi ed al mondo intero? Corrisponde a come vorremmo che fosse? Queste sono le domande che dovremmo porci continuamente, in modo da tentare di essere buoni/e cittadini/e e buoni membri della comunità cui apparteniamo. Non sempre abbiamo questa disponibilità, ma dovremmo tentare di averla.

Per vedere lontano non bastano gli occhi. C’è un vecchio detto popolare che ci dovrebbe insegnare a guardare col cervello e non con le pupille, perché queste ultime hanno un raggio molto limitato, mentre il cervello “vede” all’infinito o nell’infinito, cioè, usa dirsi, al di là dell’orizzonte.
Immaginazione e intuito sono elementi che fanno vedere lontano. Chi ne è capace di solito provoca invidia in coloro che non ne sono capaci (cioè che non si sono allenati per svilupparli). Ciò accade anche nelle famiglie, dal che si genera prima antipatia e poi odio, mischiando, appunto, affetti e affari: da evitare assolutamente come prima si scriveva.

Il cattivo si dice che sia istintivo, ma il malvagio è peggio perché si dice sia intelligente. Il primo fa cattiverie perché gli vengono spontaneamente, il secondo vuole essere malvagio e lo è razionalmente e consapevolmente.

Non stiamo cercando di analizzare la complessità della struttura dell’animo umano; stiamo, invece, tentando di intuire le motivazioni per le quali non si riesce a distinguere il rapporto affettivo dagli affari. Conoscere questa realtà può aiutare a capire meglio come stanno le cose e a evitare di cadere nel trabocchetto.

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