Maletto, il sindaco Capizzi resta al suo posto - QdS

Maletto, il sindaco Capizzi resta al suo posto

redazione

Maletto, il sindaco Capizzi resta al suo posto

Simone Olivelli  |
giovedì 04 Aprile 2024

Il primo cittadino, coinvolto nell’indagine che ha visto l’arresto del dirigente regionale Croce, dichiara di non dimettersi perché si tratta di una “vicenda privata”. La minoranza “abbandona” il Consiglio comunale

CATANIA – Da una parte il diritto dei cittadini a essere amministrati in nome “della legalità, della trasparenza e della liceità”, dall’altro la pretesa di rimanere al proprio posto, con la fascia tricolore sulla spalla, in quanto nessuna autorità ha disposto il contrario. È il conflitto d’interessi – morali ed etici, visto che al momento non tira in ballo profili giuridici – esploso a Maletto.

Il piccolo comune montano, che un decennio fa finì sulle prime pagine nazionali per avere ospitato in occasione delle Europee 2014 il primo simbolico vero successo della Lega in Sicilia, torna al centro dell’attenzione per lo strano caso sorto dopo la recente inchiesta della procura di Messina sulla corruzione all’interno della struttura commissariale di contrasto al rischio idrogeologico.

Il sindaco di Maletto sarebbe stato il corruttore di Maurizio Croce

Nell’indagine, che ha portato all’arresto di Maurizio Croce, burocrate fedelissimo degli ultimi tre governatori siciliani, è coinvolto anche il sindaco di Maletto Giuseppe Capizzi. Un ruolo, il suo, tutt’altro che secondario: Capizzi, che prima di essere politico è imprenditore edile e punto di riferimento per una schiera di società di famiglia, sarebbe stato il corruttore di Croce. Il verbo al condizionale, peraltro, è anche generoso: ad ammettere davanti agli inquirenti di avere pagato le mazzette, dando così spunto alle indagini e ottenendo in cambio una misura interdittiva anziché una cautelare come disposto per Croce, è stato lo stesso imprenditore-sindaco.

Il sindaco vuole restare al proprio posto

Capizzi, tuttavia, sin dal primo momento ha dichiarato pubblicamente, e anche a questa testata, di volere rimanere al proprio posto, in quanto la vicenda giudiziaria riguarda la propria veste di imprenditore. Nulla a che vedere – a suo dire – con la dimensione pubblica della propria persona. Un punto di vista che ha suscitato la reazione dell’opposizione consiliare guidata da Pippo De Luca, colui che fino all’anno scorso e nei cinque anni precedenti è stato sindaco di Maletto. Insieme ai colleghi consiglieri Maria Foti, Luca Saitta e Vincenzo Cutraro, ha annunciato l’astensione dalle attività amministrative – a partire dalle sedute del consiglio comunale – in segno di protesta “sino al momento in cui non verrà ristabilita la piena legalità negli organi amministrativi del Comune di Maletto”. Di fatto, dunque, finché Capizzi rimarrà fermo al proprio posto.

Le reazioni delle opposizioni

Per gli esponenti della lista SìAmo Maletto, nel piccolo comune famoso per le fragole non ci sono le condizioni per garantire un’amministrazione della cosa pubblica all’insegna della “moralità” e di “una condotta ineccepibile”. Il dito è puntato contro Capizzi e alla sua scelta di non dimettersi, ma non solo. Incrociando i riferimenti temporali contenuti nelle carte dell’inchiesta, infatti, è emerso – come documentato dal Quotidiano di Sicilia nelle settimane scorse – che Capizzi si candidò alle Amministrative del 2023 da reo-confesso. Le ammissioni davanti ai magistrati risalgono all’autunno 2022. Nel corso degli interrogatori l’imprenditore non ha esitato ad ammettere di avere accettato le richieste di tangenti di Croce, mettendosi a disposizione del super-burocrate con l’obiettivo di creare le condizioni per ottenere in futuro altri lavori pubblici. A ciò si aggiungono le ombre che in precedenza si erano allungate su Capizzi in Calabria: qualche anno fa, infatti, l’imprenditore è stato coinvolto nell’inchiesta della Dda di Catanzaro Rinascita-Scott con l’accusa di traffico illecito di influenze, ottenendo dal tribunale l’affidamento in prova ai servizi sociali.

“Tali gravi vicende giudiziarie non possono non avere ripercussioni rispetto al suo ruolo di sindaco in quanto, seppur vero che i fatti sono stati compiuti da soggetto privato, è altrettanto vero che ha commesso i più gravi reati contro la pubblica amministrazione”, si legge nella nota che i consiglieri hanno inviato alla prefettura di Catania e all’Autorità nazionale anticorruzione. E in merito alle parole degli inquirenti che hanno definito quello di Capizzi un “fare spregiudicato”, gli esponenti dell’opposizione affermano che “l’indole umana è unica”. Impossibile dunque scindere il Capizzi imprenditore dal Capizzi sindaco. “La comunità ha un sindaco che esercita con un modus operandi che mette a rischio l’integrità di una comunità”, denunciano De Luca e gli altri.

I conflitti di interesse tra sindaco e imprenditore

Per i consiglieri, inoltre, il primo anno di amministrazione comunale targato Capizzi non sarebbe stato esente da conflitti d’interessi in senso stretto. Sarebbe questo il caso di una bambinopoli finanziata nel 2014 dalla Regione con oltre un milione di euro e mai collaudata per criticità emerse al momento della verifica dell’esecuzione dei lavori. Ad aggiudicarsi quell’appalto era stato il Consorzio stabile progettisti costruttori della famiglia Capizzi. “Il collaudatore non ha emesso nessun certificato perché lo stesso sarebbe stato firmato solo dopo che la ditta avrebbe eseguito i lavori per ottemperare alle prescrizioni, e precisamente a mettere in sicurezza l’area ed eliminare le difformità, i vizi e le inadempienze riscontrate. Intanto però nel 2017 la Regione ha disposto la revoca del finanziamento”, ricostruisce De Luca al QdS.

La storia è tornata d’attualità nei mesi scorsi. “Nel 2023, con Capizzi sindaco, sono stati eseguiti i lavori chiesti dal collaudatore ma tramite ditte esterne e con fondi pubblici. Un fatto che già a novembre ci ha portato a fare un accesso agli atti per chiedere la documentazione relativa agli affidamenti. Nulla però c’è stato finora fornito”, continua il consigliere. Lentezze che hanno spinto una volta ancora l’opposizione a scrivere alla prefetta Maria Carmela Librizzi e all’assessorato regionale alla Funzione pubblica. “Chiediamo di porre attenzione a questa vicenda nell’interesse del buon andamento della pubblica amministrazione, della legalità e della trasparenza”, si legge nella missiva.

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