Maletto, sparisce l'opposizione dal Consiglio comunale

Incredibile a Maletto, sparisce l’opposizione dal Consiglio comunale. Decaduti anche i sostituti dei consiglieri espulsi

Antonino Lo Re

Incredibile a Maletto, sparisce l’opposizione dal Consiglio comunale. Decaduti anche i sostituti dei consiglieri espulsi

Simone Olivelli  |
martedì 18 Giugno 2024

Il Quotidiano di Sicilia nei mesi passati è già occupato della vicenda, che nei giorni scorsi ha registrato ulteriori novità

Un consiglio comunale dove ogni intervento è a sostegno dell’amministrazione, in cui nessuno obietterà alcunché sull’operato di sindaco e assessori, per il semplice fatto che l’opposizione non esisterà. È lo scenario verso cui, passo dopo passo, si sta andando a Maletto, il piccolo centro alle pendici dell’Etna finito al centro dell’attenzione per l’espulsione dei consiglieri di minoranza a causa di assenze ritenute ingiustificate ma in realtà motivate dai diretti interessanti con la volontà di protestare contro le mancate dimissioni del sindaco Giuseppe Capizzi. Il Quotidiano di Sicilia nei mesi passati è già occupato della vicenda, che nei giorni scorsi ha registrato ulteriori novità.

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La genesi

All’origine dello scontro tra la maggioranza e l’opposizione ci sono i risvolti dell’indagine della procura di Messina sulla corruzione all’interno della struttura commissariale per il contrasto del rischio idrogeologico. Nell’inchiesta che a marzo ha portato all’arresto del commissario Maurizio Croce, già assessore regionale nel governo Crocetta e poi uomo di fiducia dei presidenti di Regione Nello Musumeci e Renato Schifani, l’attuale sindaco di Maletto è coinvolto nelle vesti di imprenditore edile.

Capizzi, per i magistrati, sarebbe stato il corruttore di Croce. Ad ammettere di avere accettato di offrire regalie a Croce, con l’intento di ingraziarsi i favori del burocrate in vista di futuri appalti, è stato lo stesso Capizzi. Davanti ai militari della guardia di finanza, Capizzi ha messo in fila le richieste che sarebbero arrivate da Croce e le azioni compiute per assecondarle: dai lavori in un negozio di abbigliamento di Messina ritenuto di proprietà dell’ex direttore di Arpa Francesco Vazzana a quelli effettuati in un resort dell’Agrigentino, fino alla realizzazione di un forno in muratura a casa di una funzionaria.

Accuse che dovranno superare il vaglio dei tribunali, a partire dall’udienza preliminare che si terrà a luglio, ma che già poche ore dopo la circolazione delle dichiarazioni contenute nei verbali avevano portato la minoranza a chiedere le dimissioni di Capizzi. Il sindaco, dal canto suo, da subito ha rivendicato il diritto a mantenere la fascia tricolore sottolineando che l’inchiesta giudiziaria lo interessa da privato e non da amministratore pubblico.

Le prime decadenze

La posizione di Capizzi aveva spinto i consiglieri Pippo De Luca, Maria Foti, Luca Saitta e Vincenzo Cutraro ad annunciare uno sciopero dai lavori in consiglio e nelle commissioni. Assenze che però hanno causato l’avvio dell’iter di decadenza dalla carica, a cui si è arrivati in un’accesissima seduta di fine maggio quando è stato necessario l’intervento delle forze dell’ordine per sedare gli animi. “Decisioni totalmente illegittime, l’ennesimo abuso perpetrato dalla maggioranza e da chi segue le indicazioni di Capizzi”, hanno denunciato a caldo i consiglieri. Una tesi che ha portato i quattro a chiedere l’intervento della prefettura e dall’assessorato agli enti locali. “Alcuni di noi hanno già depositato ricorso al Tar – commenta al Quotidiano di Sicilia De Luca, in passato sindaco di Maletto –. Andremo avanti finché non avremo giustizia e già oggi avremo un incontro alla Regione”.

La solidarietà dei sostituti

In concomitanza della seduta in cui all’ordine del giorno era stata inserito il voto sulla decadenza dei consiglieri dissidenti, la presidente Michela Gambino aveva invitato a partecipare coloro che sarebbero dovuti subentrare attingendo i nominativi dalla lista SiAmo Maletto – Pippo De Luca Sindaco. Tuttavia nessuno tra Mario Puglisi, Domenico De Gennaro, Maria Bonina e Valentino Cairone – ovvero coloro che alle Comunali del 2023 si sono piazzati dal quinto all’ottavo posto per numero di preferenze – ha deciso di presentarsi in aula, solidarizzando con i propri colleghi. Assenza che si è ripetuta anche in occasione della seduta successiva, tenutasi l’8 giugno. “Il presidente del consiglio comunale riferisce di aver invitato, per la seconda volta, coloro che avrebbero dovuto subentrare ai consiglieri comunali dichiarati decaduti nella precedente seduta consiliare e che, nel secondo invito, ha ritenuto di dover specificare che l’ingiustificata presenza nella seduta in corso di svolgimento avrebbe comportato la loro decadenza”, si legge nel verbale dell’8 giugno. Ai presenti – gli otto componenti della maggioranza – non è restato altro da fare che votare la nuova tornata di decadenze.

Ma i colpi di scena non sono finiti: nel corso della stessa seduta, la presidente Gambino ha tentato per una terza volta di assegnare i quattro seggi spettanti all’opposizione. “Il presidente del consiglio comunale riferisce di aver invitato a partecipare alla seduta in corso di svolgimento tutti i candidati alla carica di consigliere comunale nella lista SiAmo Maletto”, si legge nel verbale in cui si fa riferimento ai restanti cinque candidati.

Anche in questo caso, però, il tentativo si è rivelato vano: a fronte di una candidata che ha fatto sapere di non essere interessata alla carica e di un altro, Giuseppe Proto, che ha presentato una giustificazione per l’assenza, gli altri tre esponenti della lista a sostegno di De Luca – Antonino Schilirò, Giuseppina Saitta e Angelica Guliuzzo – hanno deciso di mantenere la linea politica di protesta non presentandosi in aula. Stavolta, a differenza di quanto fatto precedentemente, la presidente del consiglio ha deciso di mettere subito ai voti la decadenza. Il provvedimento è passato all’unanimità: otto voti su otto presenti. Uno scenario che da qui in avanti potrebbe ripetersi senza soluzione di continuità.

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