Cassano: "Giustizia e organizzazione sono due facce della stessa medaglia" - QdS

Cassano: “Giustizia e organizzazione sono due facce della stessa medaglia”

Paola Giordano

Cassano: “Giustizia e organizzazione sono due facce della stessa medaglia”

mercoledì 21 Giugno 2023

Forum con Margherita Cassano primo presidente della Corte di Cassazione. Le riforme richiedono l’attenzione dei magistrati sul fronte gestionale

Nata a Firenze nel 1955, Margherita Cassano è in Magistratura dal 1980, dapprima come sostituto procuratore presso la Procura di Firenze, dove dal 1991 al 1998 è stata assegnata alla Direzione distrettuale antimafia. Dal 1998 al 2002 è stata componente del Csm, dove ha presieduto la VI e la IX Commissione ed è stata membro della Sezione disciplinare. Dal 2006 ha rivestito il ruolo di consigliere presso la I Sezione penale della Corte di Cassazione. Nel 2016 è stata nominata dal Csm presidente della Corte d’Appello di Firenze, dove ha operato fino al luglio 2020, quando ha assunto l’incarico di presidente aggiunto della Corte di Cassazione. In tale veste ha coordinato l’intero settore penale della Corte e ha assunto la presidenza delle Sezioni Unite penali. Dall’1 marzo 2023 è primo presidente della Corte suprema di Cassazione, nominata all’unanimità dal Plenum del Csm.

Intervistata dal direttore Carlo Alberto Tregua, il primo presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, risponde alle domande del QdS.

Presidente, partiamo da una questione di fondo: la sua opinione sullo stato della Giustizia italiana?
“Le recenti riforme intervenute sia in ambito civile che penale presuppongono un grosso mutamento culturale della Magistratura. Finora al magistrato si chiedeva prevalentemente di essere un bravo giurista, oggigiorno invece le riforme sollecitano l’attenzione di tutti i magistrati, e non solo di quelli che hanno incarichi dirigenziali, al tema dell’organizzazione strettamente connesso a quello dell’efficienza e al rispetto dei tempi di celebrazione dei processi. Ciò presuppone che il magistrato sia consapevole di vivere in una comunità in cui deve entrare in relazione innanzitutto con i colleghi della sua stessa sezione dell’Ufficio in vista dello scambio di informazioni sulla elaborazione giurisprudenziale in vista della tendenziale prevedibilità e stabilità degli indirizzi interpretativi, quale fattore di orientamento della domanda di giustizia e di effettività delle scelte difensive. Il recupero di una visione collegiale della propria attività richiede ad un magistrato anche un’attenzione rinnovata alla collaborazione con il personale amministrativo e con gli avvocati, co-protagonisti della giurisdizione. È necessario che il mutamento culturale della Magistratura sia sostenuto dall’organo di governo autonomo, ossia il Consiglio Superiore della Magistratura, e dalla Scuola Superiore della Magistratura, ciascuno per la parte di propria competenza. Sono inoltre indispensabili risorse umane e materiali cui deve provvedere il Ministero della Giustizia per espressa previsione costituzionale. Sono, infine, indispensabili interventi sull’edilizia giudiziaria, in quanto i giudici, per poter collaborare quotidianamente alla migliore organizzazione dell’ufficio, devono poter disporre di luoghi di lavoro idonei. Un recente studio effettuato dall’Associazione Nazionale Magistrati documenta, invece, la gravità della situazione dell’edilizia giudiziaria in molte sedi.

Quanti sono mediamente in un anno i ricorsi presentati?
“Per quanto riguarda la Cassazione i numeri ci parlano tendenzialmente di una media annua di ricorsi che, nel settore civile, oscillano tra i 30 e i 35 mila e, nel settore penale, fra i 50 e i 52 mila. Sono numeri che non hanno eguali nel panorama europeo. Nonostante questi dati, nel settore penale, in questo momento, pur a fronte di 52 mila ricorsi penali, noi abbiamo una durata media dei ricorsi, dal momento in cui giungono in Cassazione a quello in cui interviene la nostra decisione, che è intorno ai 110 giorni, al di sotto della media europea. Siamo all’avanguardia”.

E nel settore civile?
“Nel settore civile la situazione è più diversificata a seconda delle materie. I tempi sono molto celeri nelle materie della famiglia, dell’immigrazione, delle questioni riguardanti lo stato delle persone. Tuttora per le altre cause civili, invece, la durata media si aggira ancora sui tre anni e due mesi. Questo è un tempo che dobbiamo ridurre, perché non ci consente ancora di dire che abbiamo centrato l’obiettivo del Pnrr. Bisogna considerare, però, che nel settore civile, sull’analisi del tempo medio di durata, incide il contenzioso rilevantissimo della sezione tributaria, gravata alcuni anni fa all’improvviso di oltre 50.000 ricorsi a seguito della soppressione della Commissione Centrale tributaria. In brevissimo tempo sono arrivate qui migliaia di fascicoli che hanno costituito un aggravio che la Sezione tributaria sta cercando di smaltire. Il recente provvedimento di condono che è intervenuto, prevendendo che la domanda possa essere presentata anche fino al giudizio d’appello, fa sì che noi non possiamo fissare la trattazione di molti ricorsi fino a quando non abbiamo certezza che la persona non ha voluto avvalersi del provvedimento di condono. Tutto questo incide sulla corretta programmazione del lavoro e sulla sollecita fissazione dei ricorsi. Per quanto riguarda gli uffici giudiziari di merito, osservo che sulla durata media nazionale incide in maniera significativa l’arretrato di due grandi Corti d’Appello: quella di Roma e quella di Napoli”.

In prospettiva vede un miglioramento del funzionamento del sistema giustizia?

“La mia valutazione è positiva, perché le riforme adottate stanno incidendo anche sulla cultura del cittadino, facendo comprendere che la risposta non è soltanto quella giudiziaria, ma che ci possono essere anche altre forme di componimento dei conflitti. Si delineano almeno tre prospettive interessanti nel recente provvedimento di riforma: una è la mediazione, che in alcune realtà funziona benissimo in ambito civile e i cui vantaggi risiedono non solo nella deflazione del carico processuale, ma anche nel cambiamento della cultura di un popolo, che si abitua al dialogo e alla ricerca di un punto di equilibrio condiviso tra le contrapposte istanze e a trovare un punto di incontro; una seconda prospettiva è quella della giustizia riparativa, ovvero di tutti quegli istituti con cui la persona, nel riconoscere di aver cagionato con il suo comportamento un danno alla parte offesa, si attiva per rimediare al danno. Questa prospettiva serve ad avvicinare i mondi – pur trovandoci in un terreno molto più difficile che richiederà un lungo percorso – dell’imputato e della vittima, e ricostruisce il tessuto di una società. Terza prospettiva utile sono l’abbandono di una visione della giustizia penale basata sul primato detentivo e l’ampliamento di un ventaglio di sanzioni per i reati meno importanti, talvolta più efficaci di quelle tradizionalmente intese. Questo consentirà di diversificare la risposta e alleggerire il carico di lavoro giudiziario che dovrà essere concentrato sui processi più importanti, relativi ai reati più gravi”.

Leggi chiare, risposte uniformi

C’è spesso difficoltà nel trovare un orientamento nella massa di leggi emanate. Il Presidente Mattarella ha richiamato i legislatori a una maggiore trasparenza. Qual è il suo punto di vista?
“La qualità della legislazione facilita l’attività di interpretazione del giudice, al pari dell’armonizzazione delle leggi che si susseguono nel tempo:?più intenso è lo sforzo del legislatore nel chiarire, in caso di adozione di una nuova legge, che cosa viene abrogato e che cosa viene mantenuto, più chiaro è il messaggio della legge stessa al cittadino e più agevole la nostra attività di interpretazione. è in questo contesto che si colloca l’opera della Corte di Cassazione”.

Ovvero?
“La Cassazione, in base all’articolo 65 dell’Ordinamento giudiziario, ha il compito di assicurare l’esatta osservanza della legge e la sua uniforme interpretazione su tutto il territorio nazionale. Si tratta di un compito arduo, considerato il carico di lavoro che grava sulla Corte. Per prevenire contrasti di giurisprudenza all’interno della Corte abbiamo condiviso le seguenti scelte: creazione di aree specialistiche all’interno delle Sezioni in modo da favorire l’ulteriore approfondimento delle questioni e la verifica della coerenza delle scelte esegetiche effettuate; assegnazione dei magistrati a domanda ad una o, al massimo, a due aree specialistiche per affinare l’impegno nomofilattico con possibilità di rotazione tra i diversi ambiti dopo un certo periodo di tempo per assicurare il massimo pluralismo culturale; rafforzamento dell’attività di esame preliminare dei ricorsi per individuare quelli che pongono problemi analoghi e fissare udienze monotematiche. Qualora, nonostante l’adozione di queste misure, i contrasti giurisprudenziali permangono, è possibile rimettere la questione al Collegio delle Sezioni Unite in vista della soluzione del contrasto stesso. Il principio di diritto enunciato dalle Sezioni Unite in ambito civile o penale ha valore vincolante solo per i giudici della Corte di cassazione che possono rimettere nuovamente la questione sulla base di nuove e diverse argomentazioni. Ci siamo dati dei nuovi criteri di organizzazione: abbiamo rafforzato la specializzazione dei giudici perché, se ognuno segue una diversa area di materia più circoscritta approfondisce l’interpretazione della legge, e questo assicura di evitare i contrasti di giurisprudenza”.

E per gli altri giudici?
“I principi che fissano le Sezioni unite non sono vincolanti per i giudici di merito, e rispetto a questi giudici svolgono una funzione di orientamento; nello stesso tempo, li stimolano, qualora non condividano quell’indirizzo, a trovare nuovi argomenti per investire la Corte. Il valore di una democrazia è anche non cristallizzare, non irrigidire gli orientamenti di giurisprudenza, perché la società evolve velocemente”.

Informatizzazione e Riforma Cartabia. Rispettare la presunzione d’innocenza

Nel processo di organizzazione ha una funziona primaria la digitalizzazione dei processi…
“Il processo civile è ormai interamente informatizzato. Siamo ormai all’avanguardia in Europa, perché abbiamo precorso tutti i tempi e abbiamo un processo civile telematico anche in Cassazione. Il processo penale telematico invece richiede ancora un lungo lavoro”.

Come funziona invece la questione della pubblicità?
“Il processo civile e quello penale sono ispirati alla regola costituzionale del contraddittorio che può esplicarsi in diverse forme: la pubblica udienza o il contraddittorio cartolare. In ambito penale, se il difensore chiede che il ricorso sia trattato in pubblica udienza, il giudice decide di conseguenza e non ha alcun potere di vaglio della richiesta stessa. In ambito civile, dove gli interessi in gioco sono diversi, trova prevalente attuazione il contraddittorio cartolare, anche se vi è un significativo spazio per la pubblicità delle udienze, soprattutto in presenza di questioni nuove e particolarmente complesse”.

Nella recente Riforma Cartabia è prevista una regolamentazione dei processi penali anche per quanto riguarda l’attività delle Procure…
“La riforma Cartabia si propone di rafforzare le garanzie giurisdizionali anche nella fase delle indagini preliminari mediante controlli più penetranti sull’attività del pubblico ministero. A quest’ultimo è richiesto un rinnovato impegno nello svolgimento di indagini complete anche mediante la ricerca di elementi favorevoli alla persona indagata, in vista di una previsione di probabilità di tenuta della ipotesi d’accusa in caso di passaggio al dibattimento. Lo svolgimento di indagini complete è la condizione indispensabile per consentire all’imputato di accedere a forme di definizione del processo alternative al dibattimento, quest’ultimo da riservare soltanto ai reati più gravi. L’esperienza dei sistemi accusatori dimostra che il dibattimento, che implica un costo rilevante sotto tutti i punti di vista, deve trovare applicazione solo nei casi realmente necessari”.

La responsabilità è anche della stampa che trasforma l’informazione di garanzia in informazione di colpevolezza…
“La recente riforma vuole restituire fisiologia ai rapporti tra fase delle indagini e dibattimento che deve essere celebrato in tempi ragionevoli. La dilatazione dei suoi tempi comporta una enfatizzazione della fase delle indagini, meramente preparatoria del processo vero e proprio. In questo modo, si crea nell’opinione pubblica l’erronea convinzione della colpevolezza della persona accusata prima ancora che intervenga il vaglio del giudice. È indispensabile che anche i mezzi d’informazione concorrano al rispetto della presunzione d’innocenza fino alla sentenza definitiva in coerenza con quanto stabilito dalla nostra Costituzione e da una recente direttiva europea”.

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