La discussione sulla Tassa per lo smaltimento dei rifiuti è stata posticipata alla prossima settimana. All’orizzonte si profila un aumento medio per le famiglie del 9% rispetto al 2020
MESSINA – Tutto rinviato alla prossima settimana. Per il momento la sola certezza è che i messinesi quest’anno pagheranno una Tari più salata.
L’aumento medio è del 9%, ma la tariffa cresce in base alla dimensione dell’abitazione, da un minimo di +15 euro a un massimo di 90 euro in più rispetto al 2020. Un argomento spinoso questo, politicamente sensibile, che in Aula ha innescato tutta una serie di dinamiche, non nuove per certi versi, che hanno alla fine portato allo scontro aperto tra Consiglio e Amministrazione.
La trattazione della proposta di delibera relativa al “Piano economico finanziario – Tariffe Tassa smaltimento rifiuti urbani”, non si è conclusa con una rapida approvazione, come avrebbe voluto l’Esecutivo guidato da Cateno De Luca, ma con un rinvio del dibattito. A determinare la decisione è stata la proroga di un mese del termine concessa dal Governo per l’approvazione del Piano Tari, che sarebbe invece dovuto scadere il 30 giugno. Per il Consiglio, un modo per approfondire il tema e attendere le risposte di legittimità sugli emendamenti presentati per sgravare almeno i cittadini più in difficoltà per l’Amministrazione espressione di “un’azione politica strumentale e vanagloriosa”.
In realtà anche l’Esecutivo alla fine ha presentato, un emendamento con 500 mila euro per garantire esenzioni alle fasce più deboli. Per il vice sindaco Carlotta Previti e l’assessore Dafne Musolino la proroga aiuta quei Comuni che non sono arrivati in tempo a predisporre il Pef, ma non serviva a Messina che ha già da tempo predisposto il Piano. “Senza l’approvazione del Pef 2021 – hanno sottolineato le due componenti della Giunta – tutte le spese necessarie all’esecuzione di interventi di tutela ambientale, compresi quelli da effettuare in emergenza, graverebbero sul Bilancio comunale determinando l’insorgere di debiti fuori bilancio e la conseguente contestazione della Corte dei Conti per danno erariale”.
Nessuna mossa politica strumentale, per il presidente del Consiglio comunale Claudio Cardile, che ha ricordato le prerogative dell’organo amministrativo ed avocato le circa 1.300 proposte di deliberazioni approvate, contenenti oltre quattromila debiti fuori bilancio. Cardile ha evidenziato anche come “l’Amministrazione, come sempre, ha trasmesso l’atto deliberativo sulla Tari in enorme ritardo in barba al Regolamento di funzionamento del Consiglio comunale e al Regolamento di Contabilità”.
“Risulta inaccettabile – ha aggiunto – che si addebiti al Consiglio la responsabilità amministrativa e gestionale per le condizioni in cui si trova o si potrà trovare la città e per gli eventuali danni erariali che possano derivare dalla mancata approvazione dell’atto deliberativo in questione”.
Sul degrado della città e le anomalie del servizio di raccolta, specie in centro, c’è stata una presa di posizione critica di M5s e Pd con una nota molto dura dello stesso segretario cittadino Franco De Domenico, ma anche di altri consiglieri. Si sta lavorando infatti per arrivare già con un accordo sul Pef al prossimo appuntamento in Aula.
“Da anni – hanno sottolineato i consiglieri pentastellati – assistiamo a un costante aumento della Tari che ha fatto di Messina una delle città più care d’Italia a fronte di un servizio che fa acqua da tutte le parti. Non ci interessa sapere in questo momento di chi sono le colpe per le quali si è deciso di tartassare i cittadini. Già in passato avevamo denunciato le carenze della lotta all’evasione, avanzando delle proposte che non sono state prese in considerazione. A fronte di circa centomila contribuenti, ricordiamo, ci sono circa trenta-quarantamila utenti fantasma che il Comune non è riuscito nemmeno a individuare, malgrado i vari proclami”.
Il senso del discorso è chiaro: non si possono migliorare i servizi gravando soltanto su chi paga le tasse. Un concetto espresso anche dai sindacati. “Non possono essere – ha detto il segretario della Cisl, Antonino Alibrandi – i cittadini con la Tari a pagare le distorsioni del sistema rifiuti. Riteniamo sia necessaria la costruzione degli impianti di fine ciclo dei rifiuti, come quello nella Valle del Mela di A2A che prevede un investimento di 450 milioni di euro”.