Michele Zarrillo ritorna nella “sua” Sicilia: “Sento di averci già vissuto in un’altra vita” - QdS

Michele Zarrillo ritorna nella “sua” Sicilia: “Sento di averci già vissuto in un’altra vita”

redazione

Michele Zarrillo ritorna nella “sua” Sicilia: “Sento di averci già vissuto in un’altra vita”

Gino Morabito  |
giovedì 25 Aprile 2024

Il cantautore romano si racconta al QdS in attesa delle tappe di Palermo a Catania del tour “Cinque giorni da 30 anni”

PALERMO – L’indole non può cambiare, è la natura che te la dà. La sua è rimasta la stessa di sempre, che vede le cose come sono. Una poetica della vita, quella di Michele Zarrillo, declinata in musica e canzone d’autore che non mostrano i segni del tempo.

Porta in tour “Cinque giorni da 30 anni” per festeggiare le tre decadi di un evergreen che non smette di conquistare intere generazioni. Due le tappe in Sicilia organizzate da Gianfaby Production e GN Events. Domenica 5 maggio al teatro “Al Massimo” di Palermo e lunedì 6 al “Metropolitan” di Catania.

Ha sempre avuto la forza di stare vicino alla vita, vicino alle persone. Michele Zarrillo “come uomo tra gli uomini”?
“È il titolo di uno dei miei dischi più fortunati e risponderei di sì per tanti motivi. Sicuramente per una forma caratteriale, un’indole, un atteggiamento di vita. Non riuscirei a pensarmi in maniera diversa da quello che sono”.

Onestà, amicizia, buoni sentimenti. Cos’altro le appartiene?
“Ho cercato, nella gentilezza, di ritrovare me stesso. Ed è anche quello che mi auguro di ricevere dagli altri uomini”.

Ha imparato che esistono gli alti e bassi.
“So che, nei momenti migliori, bisogna sempre pensare a quando arriveranno quelli meno felici. La vita mi ha insegnato a non andare mai fuori binario, e non dimentico di ringraziarla per tutto ciò che mi ha dato”.

Intorno ai tredici, quattordici anni, ha scoperto il rock progressive di Jimi Hendrix, Genesis, Deep Purple.
“Ho imparato a strimpellare la chitarra quando, da bambino, mio padre registrava i Sanremo ed io cercavo di tirare giù gli accordi per ricantare le canzoni. Nel 1972, insieme a mio fratello e alla sua band, ebbi la possibilità di esibirmi al ‘Festival pop di Villa Pamphili’, un po’ come il Woodstock italiano”.

Riusciste a tirar fuori una suite di venti minuti. Da lì è partito tutto?
“Quello è stato l’inizio. Poi, verso i sedici, diciassette anni, cominciai a suonare il pianoforte e, grazie agli ascolti di Stevie Wonder, Billy Joel, Elton John, capii che, in quattro minuti, si poteva anche fare una bella canzone”.

Che verità porta sul palco?
“Credo che il compito principale di un artista, quando sta sul palco, sia proporre buona musica e far godere la gente di un concerto intriso di grande forza emotiva, celebrando la voglia di stare insieme”.

On stage con il cantautore romano un eccezionale team di musicisti: Roberto Guarino e Andrea Valentini alle chitarre, Andrea Rongioletti alle tastiere, Danilo Fiorucci al basso, Pino Vecchioni alla batteria. Sono la colonna sonora di uno spettacolo che vuole essere una festa. Come farà divertire il suo pubblico?

“Ritengo di aver messo in piedi uno spettacolo abbastanza trasversale. Molto eterogeneo, con tante sfaccettature diverse. L’idea è quella di abbracciare più generi musicali contemporaneamente, e al pubblico piace”.

“Cinque giorni da 30 anni”, imponendosi di cambiare in continuazione, dal pop al jazz, dal rock alla musica latina alla ballata.
“Mi sono trovato una strada che ha sempre cercato di far convivere tutta la cultura musicale che mi portavo dietro e le mie esigenze interiori. A distanza di anni dalle composizioni, se si vanno ad analizzare canzoni come ‘L’alfabeto degli amanti’, ‘L’amore vuole amore’, ‘L’elefante e la farfalla’, ci si rende conto dei diversi mondi sonori presenti al loro interno”.

Che ritorno si aspetta dai live?
“Sapere che la mia musica, le mie canzoni sono rimaste nei pensieri di qualcuno è motivo di grande soddisfazione e mi rende felice”.

Un artista raffinato con un invidiabile repertorio, che tocca il cuore della gente di Sicilia. Cosa rappresenta per lei questa terra?
“Per fortuna, da qualche tempo, la sto rifrequentando molto e quest’anno me la godrò un po’ di più perché, oltre alla tournée teatrale, ci torneremo anche per la parte estiva. Quello con la Sicilia è un rapporto forte, da sempre. Ho come la sensazione di averci già vissuto in un’altra vita e, ogni volta che devo partire, mi sembra di lasciarci un pezzo di me”.

Talvolta, per contro, viviamo una vita costretti a non essere fino in fondo noi stessi. È questo il motivo per cui si concede così poco?
“Nessuno vuole mai ammetterlo, ma accade e a me pesa un po’. Ecco perché, a volte, mi ritraggo assentandomi per due, tre anni. A quello si aggiunge che non ho il continuo affanno da successo, da presenza a tuti i costi. Quando ritengo di avere qualcosa di nuovo da dire, do voce ai miei pensieri e lo faccio attraverso la musica. Sentire poi l’affetto del pubblico che mi premia, come in questo momento con dei sold out, è quasi un miracolo”.

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