Migranti, indecoroso scaricabarile istituzionale e senza coesione aumentano sbarchi e tragedie - QdS

Migranti, indecoroso scaricabarile istituzionale e senza coesione aumentano sbarchi e tragedie

Carmelo Lazzaro Danzuso

Migranti, indecoroso scaricabarile istituzionale e senza coesione aumentano sbarchi e tragedie

mercoledì 23 Agosto 2023

Sono oltre centomila le persone arrivate sulle coste italiane nel 2023; più di 1.300 i morti e dispersi in mare

ROMA – Se, come dice un vecchio detto, “L’unione fa la forza”, difficilmente Italia ed Europa riusciranno mai a venire a capo dell’emergenza migranti, perché mai come in questi ultimi giorni le differenti posizioni tra i vari livelli istituzionali che devono gestire i flussi provenienti dall’Africa sembrano difficilmente conciliabili.

Una differenza di opinioni che non riguarda soltanto il rapporto tra il nostro Paese e l’Ue, ma che interessa anche i rapporti interni, mai così tesi in particolare tra sindaci e Governo. Ad accendere la miccia è stato Matteo Biffoni, sindaco di Prato che in qualità di delegato Anci all’Immigrazione ha lanciato un appello da parte dei sindaci parlando di sistema ormai prossimo al collasso.

Non si è fatta attendere la replica da parte del Governo, che però ha parlato di un attacco politico. Una nota del Viminale ha infatti bollato come “surreale” le parole di Biffoni relative all’accoglienza di migranti irregolari, in particolare minori non accompagnati. “Lo Stato di emergenza decretato dal Governo – hanno replicato dal ministero – anche proprio per aiutare i territori a reggere meglio l’urto dell’accoglienza è stato infatti rifiutato dalle Regioni governate dalla sinistra che hanno contestato l’esistenza di una situazione critica. In questo modo, proprio in quelle Regioni non si sono potute attivare le procedure accelerate e derogatorie per creare adeguate strutture di accoglienza. Se c’è una situazione di difficoltà, perché i governatori di sinistra non hanno aderito allo Stato di emergenza? I sindaci non si parlano con i loro governatori?”.

Alcune posizioni sono considerate al Viminale “del tutto ideologiche” e il dito è stato puntato proprio contro Biffoni: “I dati dimostrano che Regioni come la Toscana gestiscono un numero di sbarchi e di minori non accompagnati molto più basso rispetto ad altri territori. Quanto alle critiche al sistema di gestione dei minori non accompagnati, va detto poi che questo sistema è disciplinato dalla Legge Zampa, la parlamentare del Pd che se ne fece promotrice. Quella legge ha affidato ai Comuni i compiti di garantire l’accoglienza dei minori non accompagnati, peraltro riducendo enormemente la possibilità di accertare la reale età dei sedicenti minori da parte delle autorità pubbliche e con ciò determinando un incremento esponenziale di ragazzi stranieri che si dichiarano minorenni al momento dello sbarco, al fine di fruire delle opportunità che gli offre questa legge. Pertanto, di fatto il Pd sta protestando contro una ‘sua’ legge. Si tratta di un dato politico interessante”.

“Più in generale – hanno aggiunto fonti ministeriali – non si capisce se la sinistra considera i migranti irregolari delle preziose ‘risorse’ da far entrare in Italia senza alcun limite, come sostengono gli esponenti del Pd sulle agenzie di stampa, o un gravoso problema da gestire, come invece viene vissuto dai sindaci sul territorio. Si strepita sulla necessità di consentire a tutti di arrivare in Italia ma poi se una nave ong viene fatta sbarcare in una Regione governata dalla sinistra si fa polemica. Eppure dall’inizio dell’anno in Sicilia sono sbarcati 86.842 migranti mentre in Toscana 962 e in Emilia Romagna 153. Anche sui minori si predica in un modo e si pratica in un altro: basti pensare che la Toscana ospita il 4% dei minori non accompagnati mentre la Sicilia il 22%”.

È stato lo stesso Biffoni a rispondere al ministero, chiedendo un dialogo “con i sindaci, non con i sindaci Pd, ma tutti e in tutta Italia visto che anche dove le Regioni hanno firmato l’accordo con il ministero dell’Interno, come Veneto e Lombardia, i primi cittadini denunciano una situazione fuori controllo”.

“La legge Zampa – ha aggiunto il sindaco di Prato – è legge dello Stato e fin quando è in vigore si rispetta. Così come si è rispettato la Bossi-Fini o il Dl Cutro. Se una legge non va bene, il Parlamento la cambi, ma fin quando c’è si rispetta. E io non mi sono mai fatto problemi a criticare la gestione del fenomeno migratorio con ogni Governo, di sinistra, di destra o tecnico quando le cose non funzionano. Il Governo Meloni, che aveva promesso stop sbarchi, adesso ha creato il caso, e il ministero dell’interno non risponde, non dà informazioni adeguate né ai sindaci né ai prefetti, nessuno sa i criteri di ripartizione né cosa accadrà nei prossimi mesi”.

Le parole di Biffoni sono state poi avvalorate dalla presa di posizione di molti sindaci di centrodestra, di cui si è fatto portavoce anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che nel difendere l’operato del Governo ha comunque ammesso le difficoltà dei sindaci sul tema immigrazione. “Sono loro che si misurano quotidianamente con problemi impensabili, paesini magari piccolissimi in cui arrivando decine di persone da fuori. Ma tutti noi abbiamo in mente e nel dna la sostenibilità dell’accoglienza. L’ospitalità non può prescindere dai servizi. Tutta l’Africa in Italia non ci può stare, non è la dichiarazione di un razzista, perché io non lo sono, ma è un fatto oggettivo e di rispetto: nei confronti di chi si ospita e nei confronti dei nostri cittadini. Se no, metti a repentaglio la sopravvivenza delle comunità. Perché bisogna esserne consapevoli: qui rischiamo di dover cambiare il nostro modello”.

“Ho il massimo rispetto per chi sta lavorando – ha concluso Zaia – non ho la bacchetta magica e di certo non voglio dare lezioni a nessuno. Detto questo, ci vuole un booster. Un acceleratore. E io credo che non possa arrivare da altri parti se non dalla piena consapevolezza dell’Europa rispetto a ciò che sta accadendo da noi. Delle volte, mi viene il dubbio che la distanza fisica impedisca di cogliere in pieno i fenomeni sui territori”.

E qui si tira in ballo il terzo livello istituzionale, vale a dire l’Unione europea, che non sembra in grado di dare un adeguato supporto agli Stati coinvolti nei fenomeni migratori. Anche perché, di fatto, manca una reale collaborazione da parte di quegli Stati non esposti al fenomeno migratorio e che non hanno alcuna intenzione di invischiarsi in tale faccenda.

Migranti, l’Unione europea sembra sempre meno unita

E così l’Unione europea sembra sempre meno unita, spaccata da interessi di parte che inevitabilmente finiscono con il penalizzare un sistema che avrebbe bisogno di compattezza per essere davvero efficace. E così, mentre si continua a giocare a un poco decoroso scaricabarile istituzionale, nel Mediterraneo gli sbarchi aumentano. I dati del ministero dell’Interno aggiornati al 15 agosto scorso parlano di poco meno di 101 mila arrivi sulle nostre coste contro i meno di cinquantamila dello stesso periodo dello scorso anno (e 105 mila in tutto il 2022). Inoltre, secondo i dati dell’Organismo mondiale per le migrazioni (Oim) alla fine dello scorso giugno erano già 1.300 le persone morte o disperse in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa. Secondo l’Unicef, invece, sono quasi trecento i bambini che per lo stesso motivo hanno perso la vita.

Numeri drammatici, che devono necessariamente essere prima arginati e poi fermati. Ma serve coesione e dialogo, come chiesto ancora al Governo dal delegato Anci, Biffoni: “Non ho nessuna intenzione di litigare con il Governo, il mio unico interesse è trovare una soluzione. Il sistema sta crollando e questo non lo meritano né le persone che arrivano né i territori. Io dico: parliamoci. Non è una polemica politica ma un grido di disperazione”.

Non solo Mediterraneo. Il caso Arabia Saudita

ROMA – Il tema dei migranti non interessa soltanto l’area mediterranea. Nei giorni scorsi un rapporto di Human rights watch (Hrw) ha puntato i riflettori sulle tante persone, in prevalenza etiopi, che stanno attraversano lo Yemen devastato dalla guerra per raggiungere l’Arabia Saudita. Persone che, secondo Hrw, sarebbero state attaccate dalle guardie di frontiera saudite.

I migranti hanno infatti raccontato alla Bbc di avere arti recisi da colpi di arma da fuoco e di aver visto corpi lasciati sui sentieri. L’Arabia Saudita ha respinto le accuse di uccisioni sistematiche, ma il rapporto dell’ong, intitolato They fired on us like rain, contiene tragiche testimonianze dirette di quanto accaduto.

Le Nazioni Unite hanno espresso “molta preoccupazione” per il rapporto di Human rights watch. Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale Antonio Guterres, ha parlato di “accuse molto gravi”, sottolineando come sia “intollerabile cercare di fermare le migrazioni utilizzando la canna di una pistola”.

“So – ha aggiunto – che il nostro ufficio per i diritti umani era a conoscenza della situazione, ha avuto alcuni contatti, ma è stato molto difficile per loro verificare la situazione al confine. Penso sia necessario ricordarlo perché abbiamo visto in molti casi nel mondo, episodi di violenza contro i migranti, contro chi cerca rifugio, e gli esseri umani, che siano migranti, rifugiati o richiedenti asilo, vanno tutti trattati con dignità e devono vedere rispettati tutti i loro diritti in base al diritto internazionale”.

Anche il ministero degli Esteri tedesco ha espresso “preoccupazione” sulla vicenda, aggiungendo che il governo tedesco dialoga “regolarmente con l’Arabia Saudita, anche su questioni relative ai diritti umani”; mentre gli Stati Uniti hanno chiesto all’Arabia Saudita di condurre una “indagine approfondita” in modo che sia fatta luce sulle accuse di Hrw: “Abbiamo sollevato le nostre preoccupazioni su queste accuse con il governo saudita”, hanno fatto sapere dalla Casa Bianca.

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