L’altra faccia della migrazione: il dramma dei minori stranieri
27 Aprile 2025

L’altra faccia della migrazione, oltre i numeri: il dramma dei minori stranieri non accompagnati

L’altra faccia della migrazione, oltre i numeri: il dramma dei minori stranieri non accompagnati

Marianna Strano  |
giovedì 01 Agosto 2024

4.188 minori non accompagnati, più morti senza nome in mare: il quadro dei MSNA in Italia.

Dall’inizio dell’anno sono arrivati in Italia 32.765 migranti, di cui 4.188 minori non accompagnati. Si aggiungono oltre 1.000 tra morti e dispersi, tra i quali 62 bambini. Si tratta di stime al ribasso, dati intrecciati del ministero dell’Interno e del progetto Missing migrants, che restituiscono un quadro probabilmente incompleto sul fenomeno migratorio ma soprattutto sulle difficoltà che si manifestano nella gestione e nell’inclusione di una fascia estremamente vulnerabile della popolazione straniera.

In Italia a gestire economicamente i Msna (Minori stranieri non accompagnati) sono i Comuni, in parte con il sostegno del Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami) 2021-2027, un fondo dalla dotazione comprensiva di 1.037.118.706 di euro tra i fondi Ue e quelli stanziati dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Dietro alla gestione generale del futuro umano e sociale di questi bambini e ragazzi, invece, ci sta un profondo intreccio di azioni distribuite tra Questura, Tribunali per i minori, ministero della Politiche sociali, ma soprattutto servizi sociali territoriali e quelle Ong nazionali e internazionali che spesso si scontrano con i Governi dell’Ue e le decisioni sulla sicurezza che incidono – e non poco – sul rispetto dei diritti umani.

Proprio su quest’ultimo aspetto si gioca una partita molto importante all’interno dell’Ue. Da un lato ci sono gli Stati e la loro necessità di vedere i migranti come un unicum da gestire nella maniera più efficacemente burocratica possibile; dall’altro c’è chi riconosce gli orrori che si nascondono dietro le fughe e le traversate e cercano di contrastarne gli effetti deleteri.

“Ci sono troppe accuse di violazioni dei diritti umani ai confini dell’Ue”, ha commentato il direttore della Fra (Agenzia dell’Ue per i diritti fondamentali), Sirpa Rautio con riferimento al report “Guidance on investigating reported ill-treatment at borders”. Il rapporto, divulgato negli scorsi giorni, evidenzia un numero sempre crescente di casi di maltrattamenti che arrivano alla Corte europea dei diritti dell’uomo, le indagini generalmente sommarie sui pochi episodi denunciati e i troppi abusi alle frontiere con l’Europa. E ai trattamenti disumani sono sottoposti anche bambini e ragazzi, che gli Stati Ue, inutile negarlo, spesso non sanno gestire. L’ennesima denuncia di Amnesty International e l’appello contro il modello Samos – definito come un “incubo distopico” finanziato dall’Unione europea e terra di detenzione “sistematica, arbitraria e illegale” – che rischia di diventare un modello nell’Europa della tutela dei confini, ne è la palese dimostrazione.

Chi sono i minori stranieri non accompagnati in Italia

Al 30 giugno 2024, risultano presenti in Italia 20.206 Msna. La stragrande maggioranza (87,83%) è costituita da maschi e quasi la metà di questi (46,46%) dichiara 17 anni, un buon 23,78% 16. La quasi totalità di questa popolazione, quindi, è alle soglie dell’età adulta, di sesso maschile e spesso senza un lavoro, una famiglia, un’identità e delle basi solide per costruire il proprio futuro. E… senza documenti. C’è chi dichiara 17 anni ma ne ha di meno e aspira a lasciare i centri di tutela non appena raggiunti i 18 anni per sfuggire ai controlli; c’è chi, al contrario, ricerca l’applicazione delle leggi a tutela dei minorenni per azzerare il rischio di rimpatrio (in Italia, la cosiddetta “Legge Zampa” sancisce il divieto di respingimento dei Msna alla frontiera, per esempio).

La maggior parte dei minori stranieri non accompagnati – e non è di certo una sorpresa – si trova in Sicilia. Nel territorio siciliano, i Msna sono poco meno di cinquemila (dati al 30 giugno 2024) e sono quasi interamente maschi (95,01%). Rientrano in quella complessa e delicata fase pre-adulta dei 16-17 anni che rende la gestione dei singoli casi tanto difficile quanto articolata. Provengono per lo più dall’Africa, da zone di guerra e povertà come Gambia e Guinea, o di terre di transito dove – data l’elevata concentrazione di scafisti senza scrupoli e politiche più volte discusse internazionalmente – il rispetto dei diritti umani rimane tutt’altro che garantito, come Egitto o Tunisia. Quasi il 97% dei minori arrivati in Sicilia approdano nei porti di Lampedusa (il 69% dei minori sbarcati in Sicilia), Pantelleria (5,4%), Messina (5,3%) e Trapani (4,9%).

Tornando ai dati nazionali sui Msma in Italia, al 31 dicembre 2023, dal “Rapporto di approfondimento semestrale sulla presenza di Msna” risultano in crescita i dati relativi ad alcuni Paesi, principalmente dell’Africa settentrionale e subsahariana. Non è un caso che il primo Paese della lista sia proprio la Tunisia, la “potenziale nuova Libia” (così l’ha definita, in un’intervista al QdS del 2023, il presidente della Comunità di Sant’Egidio Emiliano Abramo): nel report si legge che “in cinque anni i minori tunisini presenti in Italia sono quasi quintuplicati passando da meno di 280 del 2019 a 2.438 unità del 2023”. Un dato importantissimo, specialmente alla luce dei rapporti che i vari Paesi dell’Ue – Italia in primis – stanno a più riprese stringendo con le autorità tunisine al fine di contrastare l’immigrazione illegale. Il tutto ostacolato dal “business” dei trafficanti di esseri umani, che nel mare tunisino trova uno dei suoi terreni più fertili.

La gestione burocratica

Gli accertamenti dell’età, come le cure psico-fisiche e la trafila burocratica, sono tra gli elementi più complessi da gestire in termini di minori stranieri non accompagnati. Rete Sai (Sistema accoglienza e integrazione) spiega il processo di gestione dei Msna. La presa in carico inizia con il rintracciamento sul territorio. Qualsiasi Autorità di Pubblica Sicurezza che individui un minore straniero non accompagnato deve segnalarne la presenza al competente Tribunale per i minorenni dopo il rintracciamento e l’identificazione. L’accertamento dell’identità e dell’età – con o senza l’intervento dei sostegni consiliari e delle ambasciate dei Paesi d’origine – è sempre successivo alla concessione dell’assistenza umanitaria primaria prevista dalle norme nazionali e internazionali di riferimento.

La presa in carico del minore straniero non accompagnato spetta al Comune dove si trova il minorenne (salvo possibilità di trasferimento). In una prima fase l’accoglienza prevede il soggiorno del Msna in “struttura governative ad alta specializzazione” (centri di prima accoglienza che, entro 30 giorni, garantiscono i servizi finalizzati al trasferimento del minore in un centro di seconda accoglienza) e poi, nell’ambito del Sistema di accoglienza e integrazione, lo spostamento in centri Sai. La normativa prevede anche che “in caso di temporanea indisponibilità nei centri di prima accoglienza o nei centri di seconda accoglienza, l’assistenza e l’accoglienza dei minori sono temporaneamente assicurate dal Comune”.

Se i Comuni – in casi di arrivi consistenti e ravvicinati di minori non accompagnati – non possono assicurare l’accoglienza, allora i prefetti della località di riferimento possono attivare strutture ricettive temporanee per Msna di età superiori ai 14 anni.

L’aspetto umano, quello (non) secondario

I dati parlano chiaro: i minori stranieri non accompagnati sono per la maggior parte adolescenti, troppo piccoli per badare a sé stessi in una terra straniera e troppo grandi per non aver compreso le atrocità incluse nel “prezzo” – monetario e umano – di una traversata del Mediterraneo o di una fuga via terra. Sono persone in fuga dal loro passato e, spesso, anche dai sistemi di tracciamento delle autorità italiane.

Nel 2023 sono stati circa diecimila gli allontanamenti volontari dei sistemi di accoglienza da parte di minori stranieri. La quasi totalità dei minori in fuga (più del 96%) è di sesso maschile e (71%) di età superiore ai 16 anni. Ed è estremamente vulnerabile a tutti quei fenomeni che esistono e proliferano fuori dall’ambiente “protetto” da servizi sociali e autorità varie: tratta di esseri umani, caporalato, sfruttamento della prostituzione, smercio di droga e criminalità organizzata locale e internazionale.

Dietro ai freddi numeri, c’è una generazione da salvare e da tutelare dopo abusi e sofferenze. Anche in una piccola isola come Lampedusa, il numero di Msna e di persone migranti vulnerabili è in crescita e per il loro bene servono strutture burocraticamente efficaci e professionalmente in grado di gestire l’impatto psicologico, sociale ed economico degli arrivi e dell’integrazione. Lampedusa è stata scelta, non a caso, come teatro di una missione congiunta Unhcr-Unicef finalizzata a “garantire un’adeguata accoglienza e supporto psicosociale” ai migranti in condizioni vulnerabili e a garantire a un futuro a chi scappa da guerra, miseria, cambiamento climatico devastante e situazioni locali e internazionali in costante declino. Una delle tante missioni che mira a dare un volto umano all’integrazione e ai numeri che di mese in mese vediamo crescere nei report delle autorità.

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