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Mistero Orlandi, oggi il giorno della verità? Vaticano apre tombe del cimitero teutonico

redazione

Mistero Orlandi, oggi il giorno della verità? Vaticano apre tombe del cimitero teutonico

giovedì 11 Luglio 2019

L’iniziativa della Santa sede accoglie la richiesta avanzata dalla famiglia. “Dopo la prima analisi delle ossa proporremo una datazione approssimativa”

Città del Vaticano – Oggi inizieranno le operazioni per l’apertura delle due tombe del Cimitero Teutonico dentro le mura vaticane per verificare – secondo quanto disposto dal Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano – se vi siano contenuti i resti di Emanuela Orlandi. L’iniziativa vaticana accoglie una richiesta-denuncia della famiglia Orlandi che nei mesi scorsi ha segnalato il possibile occultamento del suo cadavere nel piccolo Cimitero ubicato all’interno del territorio dello Stato Vaticano.

Le operazioni si svolgono alla presenza dei legali delle parti (oltre che dei familiari di Emanuela Orlandi e dei parenti delle persone seppellite nelle tombe interessate), con l’ausilio tecnico del prof. Giovanni Arcudi, del Comandante della Gendarmeria Vaticana, Domenico Giani, e di personale della Gendarmeria. Saranno aperte la cosiddetta “Tomba dell’Angelo” in cui è sepolta la principessa Sophie von Hohenlohe, morta nel 1836, e quella attigua in cui è sepolta la principessa Carlotta Federica di Mecklemburgo, morta nel 1840. Il supporto all’autorità giudiziaria sarà garantito da personale qualificato del Centro Operativo di Sicurezza della Gendarmeria vaticana.

La decisione, aveva spiegato il portavoce vaticano, Alessandro Gisotti, “giunge dopo una fase di indagini nel corso della quale l’Ufficio del Promotore – con l’ausilio del Corpo della Gendarmeria – ha svolto approfondimenti tesi a ricostruire le principali tappe giudiziarie di questo lungo doloroso e complesso caso. Va ricordato che per ragioni di carattere giuridico l’autorità inquirente vaticana non ha giurisdizione per svolgere indagini sulla scomparsa, avvenuta in Italia, di Emanuela Orlandi; indagini che peraltro sono state condotte dagli inquirenti italiani – sin dalle prime fasi – con scrupolo e rigore professionale. Pertanto, l’iniziativa vaticana riguarda soltanto l’accertamento della eventuale sepoltura del corpo di Emanuela Orlandi nel territorio dello Stato vaticano”.

“Da questa prima analisi delle ossa possiamo proporre sicuramente una datazione, certamente approssimativa, ma per i periodi che a noi servono – di 50, 100, 200 anni – la possiamo fare. Possiamo distinguere se è un osso di 10 anni o che è stato lì 50 anni o 150 anni. Possiamo fare già la diagnosi di sesso, se le strutture ossee risulteranno tutte ben conservate. Potremmo anche arrivare, dopo questo primo esame, ad escludere l’ipotesi che i resti scheletrici appartengano a persone diverse rispetto a quelle due che sono state sepolte lì”, spiega Arcudi, uno dei maggiori esperti di antropologia forense, professore di Medicina legale all’Università Tor Vergata, in una intervista a Vatican News.

Quanto ai tempi, “non posso prevedere ora quali saranno i tempi di esecuzione perché dipende, appunto, dallo stato, dalla qualità e dalla quantità dei resti che troveremo. Dalla possibilità di dire subito se si tratta di uno scheletro intero o meno, e così via”, afferma Arcudi. “Sono tutte difficoltà che non sono al momento prevedibili esattamente con riferimento ai tempi di attuazione. I tempi di attuazione standard possono essere tre, quattro, cinque ore trattandosi di due tombe. Però questi tempi possono subire – e per esperienza mia dico che talvolta – spesso – subiscono degli ampliamenti dovuti appunto a quello che ci si prospetta di volta in volta, magari di inaspettato: qualche difficoltà di identificazione morfologica, difficoltà legate, ad esempio, all’usura delle ossa. Ricordiamoci che stiamo parlando di ossa – è un’ipotesi, ovviamente – di oltre 150 anni. Lo stato di conservazione delle ossa è ciò che determinerà il tempo necessario”.

Poi arriverà l’analisi del Dna: “A prescindere dall’esame morfologico delle ossa, l’esame del Dna verrà fatto in ogni caso per raggiungere delle certezze e per escludere in maniera definitiva e categorica che nelle due tombe ci sia qualche reperto attribuibile alla povera Emanuela”.

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