Modello Genova, spendere bene e subito - QdS

Modello Genova, spendere bene e subito

Carlo Alberto Tregua

Modello Genova, spendere bene e subito

sabato 12 Febbraio 2022

Draghi ammonisce fermamente

Il primo ministro, Mario Draghi, è ritornato a Genova – andando al Porto, alla Radura della Memoria, sotto il nuovo ponte Morandi – e ha ammonito fermamente i suoi ministri e la Pubblica amministrazione italiana affinché si rispettino rigorosamente i tempi della tabella di marcia prevista dal PNRR.
È infatti necessario, come ha sottolineato Draghi, spendere subito e bene tutte le somme disponibili. Esse comprendono, oltre a quelle citate, anche i finanziamenti europei del Piano 2021-2027, quelli residuali europei del PO 2014-2020, i Fondi nazionali di Sviluppo e Coesione (fsc) e tanti altri disponibili delle istituzioni nazionali, regionali e locali, che sono dei plantigradi, cioé vanno avanti (si fa per dire) con una lentezza esasperante, vanificando possibili benefici che una spesa rapida ed efficiente potrebbe portare all’intera Comunità.

Il ponte Morandi di Genova è stato ricostruito in un tempo record (due anni) in relazione ai tempi medi necessari per realizzare infrastrutture in Italia; quindi, volendo e attuando sistemi organizzativi efficienti, è possibile che le infrastrutture vengano costruite in tempi europei.


Draghi ha visitato anche il nuovo cantiere del Terzo Valico, che unirà il porto di Genova a Milano e quindi consentirà a chi sbarca le merci nel porto ligure di essere trasportato al centro dell’Europa in ventiquattro ore, approfittando anche dell’esistente galleria ad alta capacità, funzionante già in Svizzera, che è quella del San Gottardo, lunga cinquantasette chilometri. Ecco un’altra opera fondamentale per lo sviluppo dei traffici, ma anche delle economie regionali.

Dall’altra parte dell’Italia, cioè a Est, è in attivazione la nuova galleria del Brennero ad alta capacità, la quale, con i necessari prolungamenti verso Trieste, consentirà alle merci di arrivare rapidamente nell’Europa dell’Est, anche attraverso l’Austria, il che darà grande sviluppo a quel porto e a tutta l’economia del Friuli, del Veneto e dell’Alto Adige.

E al Sud? Qui c’è il porto di Gioia Tauro, che è nato con grandi prospettive, frutto di quell’imprenditore geniale che fu Angelo Ravano, ma che poi, preda della malavita organizzata e dell’insulsaggine delle istituzioni locali, ha perso molto appeal.

Gioia Tauro sarebbe un grande porto se fosse collegato con le linee ferroviarie alla Salerno-Reggio Calabria e se quest’ultima avesse i materiali rotabili ad alta capacità per far viaggiare i treni ad oltre duecento chilometri orari.
Ma per ora così non è, perché non c’è convenienza, con gli attuali materiali rotanti, a fare sbarcare a Gioia Tauro le merci che provengono dal Canale di Suez, le quali escono dallo Stretto di Gibilterra e vanno a sbarcare a Rotterdam o in un altro Paese del Nord Europa, ignorando del tutto l’Italia.

La questione delle infrastrutture è fondamentale per il progresso economico di qualunque Paese. Il nostro ha gravissime carenze da Napoli in giù e quindi un governo diligente dovrebbe investire cospicue risorse nel territorio in cui abitano venti milioni di italiani, perché questa sarebbe la molla indispensabile per far lievitare l’economia e generare un Pil in media con quello nazionale.


Le regioni del Sud, che dovrebbero dare un grande contributo in questa direzione, sono invece bloccate da decenni di politica clientelare e assistenziale, la quale continua tuttora a soddisfare le lamentele di un popolo incapace di crescere con l’aumento delle proprie competenze e delle proprie capacità professionali.

I cittadini meridionali, in buona parte, continuano a pensare al posticino fisso, all’assegno caritatevole, all’accredito sulla carta del Reddito di cittadinanza e ad altre iniziative demagogiche che non servono a redistribuire la ricchezza, come prevede la Costituzione, bensì a consolidare la mentalità accattona di molta gente, che anziché darsi da fare e acquisire conoscenze per diventare competente e competitiva sul mercato, preferisce non far nulla.

Il cattivo esempio delle persone adulte si trasferisce ai ragazzi. Milioni dei quali sono diventati Neet, cioé non solo non vogliono lavorare, ma neanche studiare.
Tutto ciò è aggravato dalla malavita organizzata, sempre più subdola perché non usa più le armi, ma i colletti bianchi per introdursi nel tessuto economico sano.

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