Domenica la Nazionale italiana di basket con sindrome di Down si è laureata per la terza volta campionessa del mondo. L'intervista del QdS al coach Giuliano Bufacchi: guarda il servizio

Domenica la Nazionale italiana di basket con sindrome di Down si è laureata per la terza volta campionessa del mondo: ha eliminato l’avversaria storica e padrona di casa Portogallo in semifinale e poi ha travolto l’Ungheria nella finale iridata. Cesca, Tomao, Vingione, Puliga, Leocata, Rebichini, Greco e il miglior giocatore del mondo, Davide Paulis, hanno conquistato così la quinta medaglia tra europei e mondiali, confermandosi una squadra imbattibile. Aumentano anche le avversarie: quest’anno c’era anche l’Arabia Saudita, con un roster di solo ragazze.

Il coach Bufacchi: “Adesso pensiamo agli Europei”

In esclusiva al QdS, Giuliano Bufacchi ha raccontato l’esperienza di Funchal: il coach è responsabile pallacanestro per la Federazione italiana sport paralimpici degli intellettivo-relazionali. La Fisdir si è ritagliata un grande spazio e visibilità grazie all’attività efficace sul territorio e a tanti supporter importanti nel mondo del basket, e non solo, tra cui l’astronauta Luca Parmitano, che ha vestito la maglia azzurra della Fisdir nella stazione spaziale internazionale.

“Nel 2017 siamo partiti con sei ragazzi, trovati girando mezza Italia, sparsi in varie società – spiega coach Bufacchi –. Adesso posso contare su 15 ragazzi, tanti ragazzi e società si stanno affacciando. Dà un futuro roseo per la Nazionale! Abbiamo preparato dei giochi in attacco e delle soluzioni in difesa per bloccare la fisicità degli avversari. Sono molto soddisfatto della crescita tecnica. Ora ci prepariamo per gli Europei di Portici nel 2023”. La pallacanestro per i ragazzi con Sindrome di Down si gioca ora quattro contro quattro, dopo le prime edizioni in tre contro tre.

Paulis confermato il miglior giocatore al mondo

Il sardo Davide Paulis si è confermato il miglior giocatore al mondo per l’ennesima volta: “È un fenomeno – prosegue l’allenatore –, ha una visione di gioco fuori dal comune. In finale ha fatto girare la squadra: il lungo era raddoppiato in marcatura e ha servito la guardia libera per farlo segnare; poi ha segnato una tripla guardando il cronometro a 5” dalla fine del terzo quarto. Non lo accosto a Jordan o Bryant, ma un fenomeno così nasce una volta ogni tanto”.

Roberto Quartarone