Pa, irresponsabili senza obiettivi - QdS

Pa, irresponsabili senza obiettivi

Carlo Alberto Tregua

Pa, irresponsabili senza obiettivi

venerdì 13 Novembre 2020

La pandemia ha generato diversi squilibri nel sistema Paese fra coloro che lavorano nel settore pubblico e privato. Essi riguardano la cassa integrazione dei dipendenti degli impianti chiusi, che invece non c’è stata per il settore pubblico, e la conseguente decurtazione degli stipendi privati mentre quelli pubblici sono rimasti intatti.
Le pubbliche amministrazioni nazionale, regionali e locali hanno consentito a tanti dipendenti di fasce basse di stare a casa in esenzione di lavoro. Si capisce: l’usciere o il centralinista non poteva fare lavoro agile. Ma a costoro bisognava applicare, come nel settore privato, la Cig mentre invece hanno riscosso interamente il loro stipendio mensile.
La disfunzione della Pa ai diversi livelli – che occupa circa 4 milioni di italiani, compresi i dipendenti delle partecipate – sono sotto gli occhi di tutti.
La Sanità, che ha visto il sacrificio di medici e infermieri, ha mostrato, però, la corda sotto il profilo organizzativo.

Molti magnificano il lavoro agile perché sottolineano che a casa si lavora meglio e si produce di più: teoria. Non è così. Perché non vi è alla base una organizzazione ferrea per obiettivi, che controlla nelle 24 ore la produttività.
Per ottenere tale parametro, però, sarebbe necessario aver fissato in precedenza gli obiettivi qualitativi e quantitativi, senza di che non è possibile misurare la capacità del singolo dipendente e dirigente.
Ci fa sorridere l’annuncio di diverse amministrazioni, tra le quali la Regione siciliana, secondo la quale la pianta organica è stata aggiornata al 2018. Ma come si può stabilire una pianta organica se a monte non vi è un piano organizzativo che stabilisca dipendente per dipendente, dirigente per dirigente, le funzioni parametrate agli obiettivi da raggiungere? Una pianta organica senza questi elementi è carta straccia e non ha alcuna efficacia.
Questo accade perché i dirigenti pubblici non hanno una effettiva responsabilità del loro operato, consistente nell’ottenere traguardi dai propri dipendenti. Inoltre tali dirigenti hanno la faccia tosta di percepire premi di fine anno.
Non crediamo possibile che la Pubblica amministrazione si possa dotare di efficace organizzazione realizzandola in house, anche perché al tacchino non piace il Natale. Il che significa che gli stessi dirigenti dovrebbero indossare da soli la camicia di forza, il che sovvertirebbe il lassismo generale che si trova all’interno del sistema.
Intendiamoci, lo ripetiamo spesso, vi sono dirigenti e dipendenti pubblici di grande valore, ligi al loro dovere, onestissimi, ma non messi in condizione di esercitare come dovrebbero la loro professionalità, per cui di fatto l’incidenza della loro attività su quella generale è irrisoria.
La disfunzione della Pubblica amministrazione è anche conseguente alla mancanza della cultura del merito e dei controlli. Questi ultimi sono essenziali per confrontare senza ombra di dubbio e senza macchinazioni i risultati con gli obiettivi. Ormai vi sono algoritmi e meccanismi informatici in condizione di fare tutto ciò in tempo reale a condizione che tutte le attività siano digitalizzate con la conseguente abolizione totale della carta.

Gli archivi materiali riempiono stanze, depositi e tavolini. Entrare nelle cancellerie di un tribunale o in un dipartimento della Regione o di un Comune siciliano dà l’immediata impressione del caos che vi è lì dentro perché è impossibile trovare ciò che si cerca.
Dunque, la fonte di una efficace organizzazione è la digitalizzazione di tutti i processi, che però tarda anche per la resistenza di quella parte di burocrati che non vogliono essere controllati, in modo da poter continuare a fare ciò che vogliono e quindi anche poter accettare di buon grado qualche tangente.
Chi dovrebbe mettere a posto questa situazione? Il ceto politico. Ma questo dovrebbe essere competente e professionale. Competenza e professionalità sono due requisiti che esso possiede in scarsa misura.
Chi non ha non può dare. I mediocri cercano collaboratori ancora più mediocri perché hanno paura di quelli bravi che scoprirebbero la propria pochezza.
Tutto qui è il marasma che vediamo nel sistema pubblico, accentuato dal Covid.

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