Non c’è più la “scusa” Berlusconi - QdS

Non c’è più la “scusa” Berlusconi

Carlo Alberto Tregua

Non c’è più la “scusa” Berlusconi

venerdì 30 Giugno 2023

Meritocrazia nel settore pubblico

Nel bene e nel male il Cavaliere è stato un protagonista della vita politica degli ultimi trent’anni, riuscendo a farsi nominare quattro volte presidente del Consiglio. La prima volta, nel 1994, disponeva di una maggioranza elevata, ma anche successivamente le sue maggioranze erano cospicue.
Tuttavia, nel corso dei suoi quattro governi non è riuscito a fare quelle riforme strutturali di cui il Paese aveva bisogno, che oggi sono all’ordine del giorno e cioé: Giustizia, Fisco, Concorrenza e Pubblica amministrazione.

I suoi oppositori l’hanno sempre utilizzato come una sorta di totem contro cui scagliarsi. Lo infilavano in qualunque discorso come il prezzemolo; non c’era situazione, convegno, dibattito parlamentare in cui non si citasse il nemico pubblico numero uno e cioé Silvio Berlusconi. Un modo comodo di comportarsi, per deviare l’attenzione della pubblica opinione su una questione ripetuta rispetto alle tematiche che invece andavano affrontate e risolte.

È vero che molti pubblici ministeri gli hanno fatto una guerra senza quartiere, coinvolgendolo in un numero enorme di processi, che sono ora cessati con la sua morte, ma che quando lui era vivo continuavano la loro attività.
Da tutti questi processi ve ne è stato solo uno che è approdato alla sua naturale conclusione con la sentenza irrevocabile della Cassazione del 2013, per un’evasione fiscale di circa sette milioni, quando il Cavaliere incassava mediamente due o trecento milioni l’anno di dividendi e altri proventi.
Egli ha subìto la condanna in diversi modi, poi è stato riabilitato, diventato eurodeputato e senatore e quindi la conclusione della sua vita terrena l’ha visto ritornare a galla.

Ora che non c’è più, gli oppositori non hanno più il totem contro cui scagliarsi. Infatti si vedono disorientati perché non hanno una linea politica ben precisa che, invece di contrastare l’azione dell’attuale Governo, come unico scopo proponga all’opinione pubblica soluzioni alternative e concrete.
Nel Regno Unito spesso vi è la buona abitudine secondo la quale l’opposizione crea una sorta di “Governo ombra”, il quale propone soluzioni ai problemi, appunto alternative a quelli dell’Esecutivo. Da noi qualche volta si è proceduto in questo senso, ma la buona abitudine non viene esercitata costantemente, con la conseguenza che fra maggioranza e opposizione vi è bagarre e non quella chiarezza limpida che dovrebbe indurre entrambe a un confronto civile e chiaro a favore dei/delle cittadini/e e non di altri.
Invece, le azioni compiute da maggioranza e opposizione nascondono interessi di parte e di lobbies, che premono per il proprio tornaconto pur danneggiando il Popolo.
Dunque, ora non c’è più il feticcio Berlusconi, che costituiva probabilmente un disturbo al buon andamento della democrazia nel nostro Paese. Ora ci sono due o tre parti che si confrontano, che chiedono il suffragio ai/alle cittadini/e, in base al quale chi vince governa.
Così la democrazia è migliorata? Non sappiamo, lasciamo l’argomento alla vostra valutazione.

Uno dei filoni che i Governi Berlusconi non hanno imboccato è stato quello di portare la meritocrazia nel settore pubblico. Non in tutto, perché dobbiamo con piacere constatare come le grandi partecipate e controllate dal ministero dell’Economia e delle Finanze, sotto forma di società per azioni, funzionano bene, producono redditi tassabili e girano al Governo sia le imposte che cospicui dividendi.
Ma nel resto della Pubblica amministrazione il pianto è diffuso perché non esiste, inserito nel sistema organizzativo, l’elemento fondamentale che fa funzionare le cose: la Meritocrazia.

Essa consiste in un comportamento semplicistico: chi porta, riceve. Quindi, si parte dal dovere di portare qualcosa alla propria organizzazione – frutto del proprio lavoro e della propria intelligenza – per ottenere una contropartita, che può essere il salario o altre forme di incentivazione.
Ma così non è, come ognuno di voi può constatare.

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