Nuovo anno accademico in Sicilia: resta emergenza abitativa per studenti

Nuovo anno accademico in Sicilia, stesso problema: resta l’emergenza abitativa per gli studenti

Daniele D'Alessandro

Nuovo anno accademico in Sicilia, stesso problema: resta l’emergenza abitativa per gli studenti

Giuliano Spina  |
mercoledì 13 Settembre 2023

Con l’inizio del nuovo anno accademico ormai alle porte la questione torna a far parlare di sé tra Palermo, Catania e Messina

Studenti universitari e alloggi, una telenovela che va avanti di anno in anno riservando sempre dei colpi di scena riguardo soprattutto al problema del caro affitti per gli studenti fuori sede. Con l’inizio del nuovo anno accademico ormai alle porte la questione torna a far parlare di sé nelle tre grandi città dell’Isola, Palermo, Catania e Messina.

Già nello scorso mese di maggio abbiamo visto come nelle tre città i problemi principali siano relativi, oltre che ai costi, anche alla bassa quantità degli appartamenti in affitto disponibili, alla qualità degli immobili e alla totale mancanza di appartamenti. Riguardo alle speranze e alle prospettive in vista del nuovo accademico su Qds.it sono intervenuti i coordinatori dell’Udu di Catania, Palermo e Messina.

A Catania qualità immobili scarsa

Damiano Licciardello, coordinatore dell’Udu di Catania, ha posto la sua attenzione proprio sulla qualità delle strutture e delle condizioni brutte nelle quali esse versano.

“Per quanto riguarda Catania – ha detto Licciardello – più che di caro affitti bisogna parlare di qualità degli affitti. Il capoluogo etneo rispetto ad altre regioni e ad altri atenei d’Italia per fortuna ha degli affitti che si mantengono bassi. Qualche giorno fa ho parlato con il Sunia, che mi diceva di aver aiutato a firmare contratti dai 150 fino ai 200 euro, quindi non parliamo di cifre esorbitanti in rapporto ai 400 o 600 euro che si pagano negli altri atenei d’Italia. Ma a Catania le strutture non sono sempre in condizioni ottimali, in quanto gli edifici sono fatiscenti e molto spesso non ci sono condizioni salutari all’interno delle case. Non parliamo quindi di caro affitti, ma di condizione abitativa”.

“Noi prima dell’estate – ha continuato Licciardello – abbiamo affrontato la questione in conferenza stampa e abbiamo anche inviato il rettore a un incontro che probabilmente prossimamente ripeteremo. L’intenzione è aiutare gli studenti nel trovare degli affitti che siano congrui attraverso il Sunia stilando una lista di affittuari che per mezzo del Sunia e dell’Udu cercano di far firmare dei contratti per gli studenti. Ci sono case che sono state controllate sia dal punto di cista strutturale che da quello economico. Cerchiamo di mediare tra gli affittuari e gli studenti e contemporaneamente stiamo cercando di avviare un’interlocuzione in ateneo per aumentare i posti letto erogati sia dall’Ersu che dall’università. Diventa prioritario dare un servizio funzionale soprattutto alle nuove matricole. La Cgil di Catania ci ha sempre sostenuto, anche perché dietro agli studenti ci stanno famiglie e lavoratori e dobbiamo aiutare anch’essi. Il rettore ha risposta positivamente, ma l’Ersu e il Comune sono ancora silenti. Speriamo che a breve anch’essi possano mostrare sensibilità”.

A Palermo pochi posti letto

Valerio Quagliana, coordinatore dell’Udu di Palermo, ha parlato di un piccolo aumento del caro affitti e del numero di posti letto inferiore rispetto alle richieste degli studenti, un elemento quest’ultimo che porta a una crisi abitativa.

“Dall’indagine nazionale fatta sul caro affitti – ha sottolineato Quagliana – diciamo che a Palermo esso è aumentato del 18 %, ma ha sempre gli affitti più bassi di tutta Italia. Ma oggi molti studenti hanno fatto 6mila richieste di posti letto e da noi ce ne sono soltanto 900. Né la Regione né il governo nazionale stanno facendo investimenti in tal senso, perché gli ultimi bandi del Pnrr hanno destinato il 75 % dei fondi ai privati e il 25 % ai pubblici. Una crisi abitativa che è frutto anche della mancanza di posti letto che porta a più domanda e a meno offerta e quindi a un innalzamento dei prezzi”.

Negli ultimi anni – ha proseguito Quagliana – sono migliorate le qualità degli appartamenti. Quelli più particolari sono quelli del centro storico, che sono più vecchi, e anche nella zona dell’università. Lo studente comunque cerca sempre un posto nelle vicinanze. Le istituzioni non stanno risolvendo il problema e la misura messa in atto nel 2021 dalla Regione è solo un tampone. L’Ersu sta cercando di risolvere la problematica degli studentati perché hanno richiesto l’utilizzo di una struttura a Palermo e di un’altra a Trapani, ma le istituzioni non voglio destinarle a uso universitario, così l’Ersu ha le mani legate. Il Sunia ci ha aiutato a lanciare una campagna della quale tra poco pubblicheremo i risultati e attraverso gli incontri con esso abbiamo avanzato la proposta di un canone concordato all’interno della città, ma ancora non abbiamo avuto risposta da parte dell’amministrazione”.

A Messina affitti non regolari

Damiano Di Giovanni, coordinatore dell’Udu di Messina, ha parlato anche lui di un piccolo aumento degli affitti, dei pochi posti nelle residenze universitarie rispetto alle richieste e degli affitti non regolari.

“La situazione a Messina – ha sottolineato Di Giovanni – è leggermente diversa rispetto a quella delle grandi città universitarie, ma registriamo un aumento del 15 %. L’aumento del costo è rapportato anche al fatto che nella nostra città ci sono pochissimi posti nelle residenze universitarie rispetto ai migliaia di aventi diritto. C’è anche una grande diffusione di affitti non regolari, quindi senza contratto e tutele. Si specula da un punto di vista economico, ma noi chiediamo un impegno da parte della Regione, che ha annunciato dei fondi mai arrivati per la riapertura della casa dello studente, e in generale per l’aumento dei posti di alloggio pubblico”.

“Il governo centrale e la Regione – ha aggiunto Di Giovanni – dovrebbero occuparsi del problema strutturale tramite i fondi del Pnrr. Noi stiamo sviluppando una piattaforma per monitorare i lavori nelle residenze universitarie, come la casa dello studente o l’hotel Liberty e il Riviera. I posti che verranno fuori devono essere riservati agli aventi diritto nelle graduatorie. Noi abbiamo una forte collaborazione con il Sunia, che ha promosso assieme a noi un questionario sulla questione abitativa denominato Senza casa, senza futuro. Abbiamo chiesto agli studenti di compilarlo per costruire una campagna sul diritto alla casa e su quello allo studio assieme anche alla Cgil”.

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