Onu: il degrado del suolo colpisce metà della popolazione globale

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Onu: il degrado del suolo colpisce metà della popolazione globale

Maria Enza Giannetto  |
mercoledì 27 Aprile 2022

Il rapporto dell'Onu Global land Outlook 2 lancia un nuovo grido d'allarme: il degrado del suolo colpisce metà della popolazione e il 40% della terra è degradata. Scenari critici entro il 2050

Fermare subito la distruzione del territorio e il degrado del suolo. E’ un grido d’allarme chiaro, che resta ancora inascoltato, quello rinnovato dal rapporto Global land Outlook 2. Fino al 40% della terra del Pianeta, infatti, è degradata e il degrado del suolo colpisce direttamente metà della popolazione mondiale. Ed è una minaccia anche di tipo economico per circa la metà del Pil mondiale (44mila miliardi di dollari). I dati sono quelli del nuovo rapporto ‘Global Land Outlook 2’ (Glo2), della Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione (Unccd) che arriva a 5 anni dalla prima edizione, lanciata a settembre 2017 alla COP13 di Ordos, in Cina e prima della prossima Cop15 che si terrà dal 9 al 20 maggio ad Abidjan, in Costa d’Avorio.

Che cos’è il Global Land Outlook

Il Global Land Outlook (GLO) è la pubblicazione di punta dell’UNCCD che presenta politiche innovative e fornisce una guida per la pianificazione della gestione del territorio a livello globale e nazionale. Il rapporto fa parte di un progetto più ampio che mira a facilitare la discussione sulla politica e la pratica dell’uso del suolo, illustrando l’importanza di una buona gestione del territorio.

Le varie edizioni della pubblicazione, infatti, sottolineano l’importanza centrale della qualità della terra per il benessere umano e sottolineano come il ripristino e la protezione della nostra terra siano vitali per un futuro sano e prospero.

Il GLO e gli altri report associati, come i rapporti regionali e i documenti di lavoro, si concentrano su:

  • degrado del suolo e tendenze di uso del suolo
  • sfide e opportunità future per ripristinare e proteggere la nostra terra

Già 5 anni fa Monique Barbut, segretaria generale delle Nazioni Unite, aveva sottolineato come il degrado del suolo e la siccità fossero sfide globali “intimamente legate” alla sicurezza alimentare, alla migrazione e all’occupazione, tra gli altri fattori. “Man mano che la fornitura pronta di terra sana e produttiva si esaurisce e la popolazione cresce, la concorrenza si sta intensificando per la terra all’interno dei paesi e a livello globale”.

Il rapporto

La seconda edizione del GLO, appena uscita, precede la Cop15 – la quindicesima sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD) che si terrà in costa d’Avorio – e proietta le conseguenze planetarie di tre scenari fino al 2050 che riguardano il degrado del suolo:

. ‘business as usual (operare come sempre)

. ripristino di 50 milioni di km quadrati di terreno

. misure di ripristino aumentate dalla conservazione di aree naturali importanti per specifiche funzioni ecosistemiche.

Inoltre, il rapporto, valuta i potenziali contributi degli investimenti di ripristino del territorio a varie criticità. Contributi per la mitigazione dei cambiamenti climatici, per la conservazione della biodiversità, la riduzione della povertà. E benefici per la salute umana e ad altri obiettivi chiave di sviluppo sostenibile.

Il business as usual non recupera il degrado del suolo

“Conservare, ripristinare e utilizzare le nostre risorse della terra in modo sostenibile è un imperativo globale. Questo richiede un’azione in condizioni di crisi. Il business as usual non è un percorso praticabile per la nostra sopravvivenza e prosperità”, avverte il documento.

Nel documento esempi del potenziale del ripristino del territorio

Glo2 offre centinaia di esempi da tutto il mondo che dimostrano il potenziale del ripristino del territorio.

Il rapporto, infatti, definisce la logica, i fattori abilitanti e i diversi percorsi attraverso i quali i paesi e le comunità possono ridurre e invertire il degrado del suolo. Tutto questo va fatto progettando e implementando il loro programma di ripristino del territorio su misura. Il ripristino del territorio per il recupero e la resilienza riguarda la creazione di opportunità di sostentamento e di sviluppo per le persone semplicemente cambiando il modo in cui utilizziamo e gestiamo le nostre risorse territoriali.

Per Ibrahim Thiaw, Segretario Esecutivo dell’Unccd è necessario “ripensare urgentemente i nostri sistemi alimentari globali, che sono responsabili dell’80% della deforestazione, del 70% dell’uso di acqua dolce e la principale causa di perdita di biodiversità terrestre. Investire nel ripristino del territorio su larga scala è uno strumento potente ed economico per combattere la desertificazione, l’erosione del suolo e la perdita di produzione agricola. Essendo una risorsa limitata e il nostro bene naturale più prezioso, non possiamo permetterci di continuare a dare per scontata la terra”.

Nel 2050 si prevede degrado del suolo pari al Sud America

Ma c’è di più: secondo lo scenario ‘business as usual’, al 2050 si prevede un ulteriore degrado di un’area grande quasi quanto il Sud America. Al contrario, nello scenario di misure di ‘ripristino e protezione’, si conterebbero altri 4 milioni di chilometri quadrati di aree naturali. E ci sarebbe la prevenzione di un terzo della perdita di biodiversità e ulteriori 83 gigatonnellate di carbonio immagazzinate.

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