Operazione Porta dei Greci 2 a Palermo, nomi e ruoli degli arrestati

Porta dei Greci 2, accordi commerciali e spaccio di droga: ecco chi gestiva il “business” a Palermo

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Porta dei Greci 2, accordi commerciali e spaccio di droga: ecco chi gestiva il “business” a Palermo

Roberto Greco  |
martedì 23 Gennaio 2024

Dieci misure cautelari, un sistema di approvvigionamento collaudato anche ben oltre i confini siciliani: il sistema svelato e smantellato dal blitz alla Vucciria.

Un’organizzazione precisa e puntale. Potrebbe essere questa la definizione più giusta per il “sistema” messo in piedi e gestito da Leonardo Marino, il cui nome compare tra gli arrestati dell’operazione Porta dei Greci 2 eseguita dai militari del comando provinciale di Palermo dell’Arma dei Carabinieri nelle scorse ore.

Il giudice per le indagini preliminari Turturici lo definisce il “capo dell’associazione”, indicando che si sia occupato “del procacciamento della sostanza stupefacente, della gestione delle piazze di spaccio sul territorio, della distribuzione dei compiti e dei compensi tra i sodali, nonché occupandosi del sostentamento dei sodali detenuti”. Un’organizzazione precisa e puntale non solo per le norme di gestione ma anche per i singoli ruoli assegnati che rasentano l’organigramma di un’impresa.

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Operazione Porta dei Greci 2, il ruolo degli arrestati

Nello specifico Luigi Abbate (classe 1995) aveva il ruolo di promotore dell’associazione e si occupava della gestione della piazza di spaccio in vicolo Dei Calzonai 21, della custodia e dell’occultamento della droga (nella sua abitazione sita in piazza Monte Santa Rosalia 10), mentre Ivan Augello – oltre a essere promotore dell’associazione – si occupava della gestione della stessa piazza di spaccio smantellata dal blitz.

Teresa La Mantia, per la quale il gip ha previsto la misura dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria, si occupava della custodia e dell’occultamento della droga nella sua abitazione in piazza Monte Santa Rosalia 10. Braccio operativo dell’associazione smantellata dall’operazione Porta dei Greci 2 alla Vucciria risultano essere Francesco Lo Gelfo, Pietro Presti, Salvatore Sammartino e Vincenzo Di Giovanni, tutti ritenuti responsabili di aver partecipato materialmente alla perpetrazione dei singoli reati scopo della stessa, provveduto alla detenzione, al trasporto e alla cessione degli stupefacenti per la piazza di vicolo Dei Calzonai 21.

Sammartino, inoltre, avrebbe messo a disposizione la sua abitazione sita proprio in vicolo dei Calzonai 21. Oltre a loro, Gaetano Sorrentino si sarebbe occupato, aver partecipato materialmente alla perpetrazione dei singoli reati, anche di provvedere alla detenzione, al trasporto e alla cessione della sostanza stupefacente per conto di Leonardo Marino e Luigi Abbate. Giovan Battista Marino, in qualità di partecipe dell’associazione, ha partecipato materialmente alla perpetrazione dei singoli reati scopo della stessa, provvedendo alla detenzione, al trasporto e alla cessione della droga, curando l’approvvigionamento assieme al fratello Leonardo Marino, fungendo da intermediario nell’attività di spaccio per conto del sodalizio e custodendo le armi per conto dell’associazione presso la sua abitazione, sita in via Amari 8.

Nello specifico, all’interno dell’abitazione i militari dell’Arma hanno trovato una pistola semiautomatica clandestina “mod. 85 auto” calibro 8 mm completa di silenziatore con relativo munizionamento per un totale di 13 cartucce calibro 7,65. Maurizio Fecarotta, per il quale il gip ha previsto la misura degli arresti domiciliari, dal canto suo, si occupava dell’intermediazione nel procacciare l’acquirente della droga.

Mafia, Roma-Palermo: gli accordi commerciali

Dall’operazione Porta dei Greci 2 risulta evidente che i fratelli Leonardo e Giovan Battista Marino intrattenevano rapporti con “fornitori” romani e calabresi per l’acquisto delle droghe da spacciare nelle piazze palermitane. A tal proposito è illuminante l’intercettazione telefonica del 9/2/2019 dell’utenza di Vincenzo Romeo, uomo di fiducia di Ottavio Abate, detto “Vicé u tignusu”, nel corso della quale si comunica a Salvatore Morgavi, residente a Fiano Romano in provincia di Roma, di un appuntamento e del viaggio in nave sulla rotta Palermo-Napoli che sarebbe stato fatto per raggiungerlo e rifornirsi di “macchine”, nome in codice per indicare la droga, confermato dalla considerazione del fatto che si parlava di un prezzo unitario al minuto, al secondo, ai chilometraggio, parametri che non si possono in alcun modo ricondursi al commercio lecito di auto, e all’utilizzo di un linguaggio criptico che descriveva l’importanza dell’affare.

Il riscontro degli investigatori è avvenuto nel corso di un servizio di osservazione, controllo e pedinamento di Giovan Battista Marino realizzato il 19/2/2019, giorno in cui Marino, alle ore 20, effettivamente s’imbarcava sulla motonave Tirrenia diretta a Napoli unitamente alla compagna Rosana Mendola, sorella di Angelo Mendola, già coinvolto nell’operazione “Panta Rei” per aver curato i rifornimenti di droga che, da Napoli, erano destinati ad approvvigionare la famiglia mafiosa di Palermo Centro, ai tempi retta da Teresa Marino, moglie di Tommaso Lo Presti. In particolare, Angelo Mendola si rapportava per la fornitura della droga destinata al clan di Porta Nuova a Alessandro Bronte, incaricato dalla stessa Teresa Marino al reperimento delle sostanze stupefacenti. Il riscontro del viaggio è avvenuto tramite la lista d’imbarco della Compagnia di Navigazione Tirrenia per la tratta Palermo Napoli relativa al 16/2/2019.

Appuntamento al bar Euclide

Chiuso lo scorso mese di ottobre, il bar Euclide a Roma ha rappresentato, per 70 anni, un pezzo di storia del quartiere Parioli. Frequentato da Carlo e Lisa Vanzina ma anche da un giovane Mario Draghi, in sella alla sua Lambretta. Era il locale dei pariolini, dei politici, di chi conta o meglio contava. Questo bar, che negli ultimi anni della sua attività è stato ampiamente criticato dalla sua storica clientela, già nel 2008 era stato aggetto di una sentenza di sfratto esecutivo a causa di morosità della proprietaria delle mura e i Carabinieri avevano posto sigilli ma la chiusura era stata, all’epoca, scongiurata.

Nell’ultimo decennio non era più la meta gettonata dei vip ma aveva perso fascino, il servizio lasciava spesso a desiderare e la sua clientela media non apparteneva più a quella high-mid class romana. Forse proprio per questo gli incontri tra Giovan Battista Marino e Salvatore Morgavi avvenivano al bar Euclide anche se, in altri momenti, il bar prescelto era quello di via Maruccini, il bar Leonardo.

Operazione Porta dei Greci 2, nuovi fornitori in Spagna

Tra i piani dell’organizzazione, si desume dalle intercettazioni telefoniche, quello relativo a un possibile minor costo d’acquisto della droga attraverso un canale romano di collegamento con la Spagna. Da una conversazione intercettata dagli investigatori si apprende che Leonardo Marino ventilava al fratello Giovan Battista la possibilità di acquistare, tramite un contatto calabrese, parte di un carico di cocaina proveniente dalla Spagna. In realtà l’accordo non fu raggiunto a causa di una mancata convenienza dell’affare ma il Gip indica che “quanto alla posizione dei fratelli Marino non vi è alcun dubbio che l’acquisto della sostanza stupefacente, al fine del successivo spaccio sul territorio palermitano, si sia
perfettamente configurato, essendosi raggiunto l’accordo sulla quantità, sulla qualità e sul prezzo della droga, non occorrendo ai fini della consumazione della fattispecie l’effettiva traditio della droga ma essendo sufficiente la formazione del consenso tra le parti.

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