Palermo, al via lavori lavori socialmente utili dei detenuti - QdS

Comune di Palermo e Ministero della Giustizia, via ai lavori socialmente utili dei detenuti

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Comune di Palermo e Ministero della Giustizia, via ai lavori socialmente utili dei detenuti

Antonio Schembri  |
mercoledì 30 Novembre 2022

Intitolato ‘Mi riscatto per Palermo’, il protocollo coinvolge 50 detenuti è stato presentato nella Sala Onu del Teatro Massimo.

Tanto tradizionale quanto resistente e diffuso. È il tema della detenzione carceraria che diventa oblio e emarginazione sociale del reo. Tesi da squadernare, mettere in discussione, ribaltare con applicazioni più mature e coerenti del dettame costituzionale sul fine rieducativo della pena. Da declinare in termini di concreta utilità sociale: non tempo sospeso, per il detenuto; ma occupato da attività che lo connettono di fatto alla crescita della comunità.

Ieri Palermo, città antesignana di sperimentazioni innovative nel campo della giustizia, ha vissuto un momento di importante valore sostanziale e simbolico: la firma di un accordo quadro tra Comune e Dap, il dipartimento amministrazione penitenziaria, per impiegare 50 detenuti dell’Ucciardone, in attività di decoro urbano.

Intitolato ‘Mi riscatto per Palermo’, il protocollo è stato presentato nella Sala Onu del Teatro Massimo: non a caso. Perché è al recupero e alla salvaguardia della bellezza che mira questo progetto. E anche perché dalla riforma dell’ordinamento penitenziario del 2018, l’Italia ha inanellato risultati così rilevanti sul fronte del lavoro di pubblica utilità di decine di condannati a pene detentive, da diventare riferimento internazionale di buone prassi, che oggi vengono esportare in altre realtà ordinamentali sotto l’egida delle Nazioni Unite.

Palermo sull’esempio di Città del Messico

La più importante finora è stata quella del Messico, dove nel distretto federale della sua vasta capitale, si è concluso il primo triennio di sperimentazione di questo genere di programmi di reinserimento.
Dal canto suo, il capoluogo siciliano aveva già visto dare il via sulla carta a una collaborazione inter-istituzionale ad hoc. Tre anni fa, l’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il sindaco Leoluca Orlando sottoscrissero un’intesa per destinare alla cura del verde pubblico 20 persone detenute nella casa di reclusione d’origine borbonica.

Questa però non venne attuata a causa del blocco generalizzato dell’attività amministrativa dovuto alla pandemia.

Renoldi: “Oltre 100 progetti in Italia”

Adesso, sempre da Palermo, si riparte: “Questa nuova stipula rinnova l’impegno delle due amministrazioni nella direzione di una mutua collaborazione che si avvale di un know how ampliatosi con oltre 100 progetti che in Italia stanno coinvolgendo enti territoriali, associazioni di comuni e organizzazioni internazionali impegnate nell’assistenza sociale”, spiega Carlo Renoldi, capo del Dap e assertore di un carcere dei diritti compatibile con la Costituzione.

“Vogliamo attuare questa capacità operativa per consentire, attraverso percorsi di formazione che coinvolgano persone detenute accuratamente selezionate, in modo da provare a sanare la ferita sociale prodotta dalle loro condotte, restituendoli alla comunità in termini di lavoro per servizi essenziali, come la cura del verde pubblico. L’idea di una pena utile, insomma: non tempo sospeso, ma attività a favore delle nostre collettività”.

Una cornice, quella in cui il protocollo dovrà muoversi, del resto conforme alle linee guida dell’Agenda 2030 sulla sostenibilità ambientale. Le attività di decoro urbano verranno scelte direttamente dall’amministrazione comunale che individuerà le aree cittadine su cui far scattare azioni di manutenzione e pulizia. “In parallelo, la scelta dei detenuti avverrà sulla base di criteri idonei a individuare il loro livello di pericolosità penitenziaria e sociale, oltre alla loro autentica volontà di mettersi in gioco per cambiare la direzione della loro vita. Successivamente saranno adeguatamente formati per lavorare in questi specifici ambiti” dice il direttore generale dell’Ufficio detenuti Gianfranco De Gesù.

Il valore aggiunto dell’iniziativa – aggiunge De Gesù “è la riparazione sociale e la possibilità per il detenuto, tipicamente low skilled, cioè con scarse competenze e capacità di stare sul mercato del lavoro, di acquisire una professionalità in vista del suo rientro nella società una volta scarcerato o comunque di una sua partecipazione a misure alternative di pena”. Il carcere insomma non può essere considerato avulso dai territori. “Ne è anzi una parte importante ragion per cui le istituzioni hanno il dovere di porvi attenzione – riprende Renoldi. Il reato è una ferita che si apre nel tessuto sociale ma questa ha bisogno di essere rimarginata. Ciò può accadere solo con la giustizia riparativa”.

La riabilitazione dei detenuti

L’esperienza italiana è stata adattata alle carceri di Città del Messico, alla normativa penitenziaria del paese centroamericano e a quelle internazionali. Durante l’’incontro al Teatro Massimo è stato presentato in diretta streaming il Documento Internazionale di Pubblica Utilità, stilato dall’UNODC, l’agenzia delle Nazioni Unite per il contrasto alla droga e al crimine organizzato. Punti fondamentali: il rilascio temporaneo dal carcere dei detenuti per consentirgli di svolgere lavori a favore della società; il loro diritto a ricevere una formazione professionale; la necessaria previsione nel bilancio del Ninistero della Giustizia di risorse specifiche per sostenere i programmi di reinserimento per pubblica utilità e i partenariati internazionali.

In questa cornice gioca un ruolo strategico la partnership con Enel Green Power. L’azienda specialista nello sviluppo delle attività di generazione di energia da fonti rinnovabili è infatti coinvolta nella ricerca e nella formazione di persone private della libertà in Italia, così come a sostenere economicamente l’estensione di questa operazione all’ambito dell’Onu.

“Il Manuale Onu di pubblica utilità è un fondamentale riferimento per proseguire nello sviluppo di ulteriori programmi di cooperazione in favore dei detenuti e della società – ha detto in collegamento streaming Kristian Hölge, dal 2020 rappresentante dell’UNODC in Messico. È arrivato il momento di raggiungere livelli più alti, perché le persone detenute manifestano un forte bisogno di lavorare. Non siamo d’accordo con l’assunto che sicurezza e remunerazione siano concetti opposti. Promuovere lavoro dignitoso per i detenuti vuol dire ridurre il pericolo della loro recidiva. Per questo punteremo a farlo anche in altre problematiche realtà carcerarie del distretto federale di Mexico City”.

Lagalla: “A detenuti possibilità di mettersi alla prova”

“È molto importante per Palermo essere parte di questa sperimentazione proposta dal DAP in varie parti d’Italia – ha detto il sindaco di Palermo Roberto Lagalla -. Ai detenuti viene offerta la possibilità di mettersi alla prova per reinserirsi nella società, senza trascurare, il significato formativo del progetto. Lo dico da professione universitario a cui più di una volta è capitato di recarsi in carcere per far sostenere esami a persone che nel periodo della loro pena si sono iscritte all’Università e da ex assessore regionale all’Istruzione che ha finanziato l’istituzione del polo universitario carcerario regionale. Sono convinto del valore del processo di emancipazione del detenuto: l’espiazione della pena deve conoscere una sua fine, se no avremmo solo trasformato la pena di morte effettiva in pena di morte sociale e questo è inammissibile in un sistema democratico”.

Un modello di sperimentazione internazionale, del quale Palermo non può che essere la sede di riferimento, come lo è stata decenni addietro con la metodologia innovativa del lavoro collegiale, inaugurata da Rocco Chinnici e affinata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per inseguire i flussi finanziari delle cosche mafiose”. A plaudire il protocollo palermitano e Documento Internazionale di Pubblica Utilità è stato anche Andrea Bocelli, con una lettera da oltre Oceano.

“Nella mia carriera ho avuto il piacere di visitare e proporre la mia musica presso alcuni penitenziari in Italia e all’estero, dove ho rimarcato quanto sia ingiusto, in ogni caso, giudicare gli altri. È lo stesso Vangelo, cuore della sapienza, a ricordarci del resto di non giudicare per non essere giudicati e di non condannare per non essere condannati”. Per questo ogni iniziativa tesa a reinserire nella società coloro che hanno sbagliato attraverso un modello di vita finalizzato al “recupero della dignità del lavoro e coltivando la bellezza – conclude il grande artista –rende più facile per la società accogliere cittadini migliori”.

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