Parità di genere dimenticata, tardivo mea culpa del Pd - QdS

Parità di genere dimenticata, tardivo mea culpa del Pd

redazione

Parità di genere dimenticata, tardivo mea culpa del Pd

Vittorio Sangiorgi  |
sabato 01 Ottobre 2022

Pioggia di accuse dalla base e dai militanti: “Uso strumentale del tema”

ROMA – Il dibattito politico post elettorale, tra l’esultanza dei vincitori, i mea culpa degli sconfitti e recriminazioni varie, ha toccato anche il tema della parità di genere e delle pari opportunità tra uomo e donna.

Tema più che mai attuale nel mondo politico italiano, vista l’affermazione di Fratelli d’Italia e del suo presidente Giorgia Meloni, in predicato di diventare il primo premier donna nella storia del nostro paese. Ed è proprio l’appartenza politica di Meloni ad animare il dibattito e ad accendere le polemiche nel centrosinistra e – soprattutto – tra le file del Pd. Partito che, almeno in linea teorica, dovrebbe avere nel suo sistema valoriale la questione della parità di genere e la difesa dei diritti delle donne.

Parità di genere, una battaglia “dimenticata”

Eppure, stando ai numeri evidenziati da alcuni esponenti dem e alla storia degli ultimi anni, anche questa sembra una battaglia “dimenticata”, una bandiera ammainata con fin troppa facilità, una bandiera che forse non ha mai garrito al vento. Fuor di metafora, infatti, la sensazione è che questi temi abbiano rappresentato battaglie di facciata per il Partito democratico, enunciazioni a cui non è seguito nulla (o quasi) di concreto. A rafforzare questa affermazione ci sono due “fotografie” di stretta attualità. La prima è quella della manifestazione, indetta a Roma da Non una di meno, per difendere il diritto all’aborto dai presunti attacchi del nascente governo di centrodestra. Manifestazione a cui ha preso parte anche Laura Boldrini, ex presidente della Camera ed importante esponente dem, che si scontrata con alcune manifestanti. Quest’ultime le rimproveravano i provvedimenti dell’ex ministro Lorenzin (anch’essa, oggi, nel Pd) ma soprattutto la sua attitudine “salottiera”, la sua lontananza dalla base, dai quartieri popolari e dai ceti meno abbienti della società.

Le dichiarazioni di Alessia Morani

La seconda fotografia è rappresentata dalle dichiarazioni di Alessia Morani, deputata uscente del Pd. “Giorgia Meloni, una donna di destra, è riuscita – ha detto – in quello che le donne di sinistra non hanno mai raggiunto. È diventata leader di un partito, capo di una coalizione e potenzialmente Presidente del Consiglio. Per quanto riguarda gli uomini del Pd, la realtà è che si fanno molte chiacchiere sull’importanza delle donne, la parità di genere, sul 50 e 50… Ma nei fatti rimangono tali. Non saprei dire se ci sono o ci fanno, secondo me tutti e due alla fine”. Una strigliata che si lega anche ai numeri dei democratici nel nuovo Parlamento: 36 donne su 119 eletti, praticamente un terzo. “I capicorrente – ha aggiunto Morani – sono tutti gli uomini, ma c’era un impegno preciso da parte della segreteria nazionale di non ripetere il 2018. Nel 2021 ci fu la sostituzione dei capigruppo di Senato e Camera, Graziano Del Rio e Andrea Marcucci, con Debora Serracchiani e Simona Malpezzi: la promessa era l’anticipazione di un nuovo corso A posteriori, come è successo per le liste, credo che più che nuovo corso questo cambio nascondeva la volontà di far fuori gli ex renziani. Sono state utilizzate le donne per finalità politiche”. Infine una crtica anche alle “quota rosa” del Pd: “La responsabilità di questo non è solo della segreteria del partito ma anche della Conferenza nazionale donne democratiche: quell’organismo ha un senso se valorizza le donne e lotta per loro. Mi pare che, in questo caso, l’obiettivo sia totalmente mancato”.

A fare da eco al tema dell’uso politico della parità di genere si aggiunge Andrea Marucci, proprio uno dei “sacrificati” dal segretario Letta, che su twitter scrive: “La parità di genere nel Pd è servita solo all’inizio per consumare vendette personali. La rappresentanza femminile dem nel prossimo Parlamento è mortificante. Tante chiacchiere, zero risultati”.

Non poteva, dunque, che venire dall’area renziana, l’ultima e forse più forte sferzata al Partito democratico. Il ministro Elena Bonetti (Iv) ha commentato con soddisfazione i numeri del terzo polo: “La lista di Italia Viva e Azione elegge il 46% di donne, la percentuale più alta tra tutte le liste. È il risultato della parità scelta e praticata, non solo annunciata. I numeri parlano e dicono chiaramente chi è per le donne e chi no”.

Il dibattito, dunque, è più vivo che mai e si lega alle diatribe partitiche. Al netto delle opinioni di ognuno, tuttavia, appare evidente che- anche quello della parità di genere – sia un tema su cui il Pd dovrà riflettere e lavorare parecchio. Un atto inevitabile, vista l’obiettiva ed abissale differenza tra parole e fatti. Se la situazione non dovesse mutare, infatti, le ombre su un uso ipocrita e strumentale di certi temi finirebbero per fagocitare un partito già dilaniato dai risultati elettorali.

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