Nuove partite Iva, Mef: “In Sicilia un calo dell’8,5%” - QdS

Nuove partite Iva, Mef: “In Sicilia un calo dell’8,5%”

redazione

Nuove partite Iva, Mef: “In Sicilia un calo dell’8,5%”

Pierpaolo Galota  |
mercoledì 15 Febbraio 2023

La fotografia scattata dall’Osservatorio del Ministero: l’Isola al quarto posto in Italia per numero di imprese rosa. Maggiore “fermento” nelle province di Catania, Palermo e Messina

ROMA – In Italia sono circa 501.500 le partite Iva aperte nel corso del 2022, con una diminuzione dell’8,7% rispetto al 2021, anno in cui si è registrato un boom grazie all’allentamento delle restrizioni a seguito della pandemia da Covid-19.

I dati emergono dal report dell’Osservatorio sulle partite Iva, pubblicato dal ministero dell’Economia e Finanza il quale presenta una fotografia chiara e nitida del contesto economico del Paese.
Quasi una partita Iva su due rientra nella flat tax area. Il 47,7% delle nuove attività avviate nel 2022 aderiscono al regime forfettario, un dato che rispetto al 2021 non ha registrato cambiamenti.

Secondo il report del Mef il 70% delle partite Iva è stato aperto da persone fisiche, il 22,3% sono società di capitali, il 3,3% sono società di persone e infine il 4,3 sono attività di persone non residenti in Italia o con altra natura giuridica. La flessione, rispetto al 2021, si conferma in linea di massima per ogni natura giuridica. Un calo significativo si registra per le attività di soggetti non residenti con un -51,3%. Trend opposto al 2021, anno in cui si era registrato un aumento considerevole, grazie anche alle vendite online durante la pandemia.

A livello territoriale il Nord con il 46,5% ha il maggior numero di partita Iva avviate nel 2022, segue il Sud e le Isole con il 31% e infine il Centro con il 22,3%. In ogni Regione si registrano cali per le nuove attività. Il primato negativo si ha in Friuli Venezia Giulia (-25,3%). Solo Valle D’Aosta e Liguria segnano un trend in crescita, rispettivamente +2,8% e +0,3%.

I liberi professionisti sono il settore produttivo che ha registrato il maggio numero di aperture per il 2022, seguito dal settore commercio e dell’edilizia. Dall’altra parte, una maggiore flessione si registra in settori come agricoltura, commercio e servizi di informazione. Aumentano anche nuove attività legate all’istruzione, ai trasporti e realtà artistiche e sportive.

Quasi la metà delle nuove partite Iva per le persone fisiche è avviata da giovani under 35 con il 49,6%, mentre in età compresa tra i 36 e i 50 anni sono il 30,5% e tra gli over 50 sono il 19,9%. La ripartizione di genere nell’avvio di una partita Iva vede un 60,9% di uomini e il 39,1% di donne.

La Sicilia, in linea generale, si accoda alla situazione nazionale, registrando in settori specifici qualche piccola differenza. Nel 2022 l’Isola ha visto l’avvio di 35.085 nuove partite Iva, contro le 38.347 del 2021, registrando un calo del 8,51%.

Focus sulle province siciliane

Spostando il focus sulle nove province siciliane: Catania conquista il primo posto, con 8.396 nuove aperture. Segue poi il capoluogo con 8.326 registrazioni. Al terzo posto Messina con 4.231 attività. Proseguono poi Agrigento 3.107, Trapani 3.001, Siracusa 2.742, Ragusa 2.518, Caltanissetta 1.777 ed Enna con 987 nuove partite Iva.
Rispetto al 2021, Trapani registra un decrescita del 15,99%, seguita da Enna con -15,50% e Caltanisetta -12,12%. Palermo si conferma la provincia con un decremento minore del -4,76%, rispetto alle restanti provincie che si attestano tra il -6% e il -8%.

In linea con l’andamento nazionale, nell’Isola è boom di partite Iva: per le persone fisiche 27.368, società di capitali 6.723, società di persone 893 e altra forma giuridica 101. Delle 27.368 partite Iva per le persone fisiche, 16.756 sono state avviate da soggetti maschili e 10.612 da soggetti femminili. Quest’ultimo dato rende la Sicilia la quarta regione del Paese, dopo Lombardia, Lazio e Campania con il maggior numero di partite Iva al femminile.
Le nuove partite Iva siciliane sono dedite al commercio (18,1%), attività professionali (17,5%), agricoltura (12,2%), sanità e assistenza (11,6%) e edilizia (8,8%). Settori che rispetto al 2021 hanno subito un calo non indifferente, in particolare il commercio, l’agricoltura e l’edilizia.

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