Pd, annullata la nomina del segretario in Sicilia - QdS

Pd, annullata la nomina del segretario in Sicilia

redazione

Pd, annullata la nomina del segretario in Sicilia

sabato 20 Luglio 2019

Dopo sette mesi accolto il ricorso della mozione Zingaretti. Davide Faraone "In punta di diritto è una follia" e si sospende dal Pd. In arrivo un commissario. L'ira dei renziani, ma la Commissione assicura, "nessuna decisione politica"

Il renziano Davide Faraone non è più segretario del Pd in Sicilia. Dopo sette mesi dalla sua elezione, avvenuta in un clima rovente e con l’area Zingaretti sull’Aventino, la commissione nazionale di garanzia ha annullato la nomina del senatore, accogliendo il ricorso che avevano presentato i rappresentanti della mozione Zingaretti nell’isola.

Per Faraone la decisione “in punta di diritto è una follia: la commissione di garanzia aveva già giudicato ricorsi sul congresso regionale”.

Con questo ulteriore pronunciamento, insomma, “il nuovo Pd cancella il principio giuridico del ‘Ne bis in idem’ e per la prima volta le correnti si prendono anche le istituzioni di garanzia, sconfitti politicamente, la buttano sui ricorsi: avranno tutte le carte bollate che meritano”.

“Il nuovo Pd – ha aggiunto con amarezza l’esponente renziano scrivendo su Facebook – non ha voglia di sfiduciare Salvini, avendo come priorità quella di sfiduciare Davide Faraone. Annullare il congresso significa annullare la democrazia. Farlo violando le regole è incredibile”.

“Sospendo – ha affermato ancora Faraone – la mia iscrizione a questo Partito. Rimango iscritto al gruppo parlamentare del Pd, continuerò la battaglia per la mia gente e contro questo governo e contro ogni inciucio coi Cinque Stelle”.

Per il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci “La vicenda siciliana del Pd non può essere chiusa con l’autosospensione di Davide Faraone: venerdì in direzione il segretario Zingaretti dovrà spiegare per bene cosa ha spinto la commissione di garanzia ad assumere una decisione così pesante a maggioranza”.

“Il segretario – ha aggiunto Marcucci – predica l’unità e il superamento delle correnti, ma troppo spesso è condizionato dalla sua. Faraone deve tornare a fare il segretario regionale perché le regole devono tornare a essere rispettate. Sappia il segretario che la ferita che si è prodotta non può essere derubricata a questione locale”.

Faraone era stato nominato segretario dalla commissione regionale per il congresso, lo scorso 13 dicembre, dopo l’annullamento delle primarie (erano previste il 16 dicembre) perché rimasto l’unico candidato in corsa, dopo il ritiro di Teresa Piccione (area Zingaretti), che aveva accusato la commissione nazionale di garanzia di avere stravolto le regole del partito, stabilendo il rinvio dei congressi provinciali e di circolo a dopo le primarie.

Il 23 dicembre, i 180 componenti dell’Assemblea regionale del partito, dove non c’erano esponenti dell’area Zingaretti, avevano ratificato la proclamazione.

Intanto è in arrivo un commissario che guiderà il partito in attesa della nuova campagna di tesseramento e dei nuovi congressi.

Iero il vicesegretario regionale, Antonio Rubino, aveva affermato che quella della commissione è una “scelta scellerata”, mentre per il coordinamento regionale della mozione Zingaretti: “Adesso si apre una nuova fase per la costruzione del nuovo Pd anche in Sicilia, una fase di confronto plurale che permetta a iscritti ed elettori di partecipare alla Costituente delle idee lanciata da Nicola Zingaretti per ritrovare la forza di una proposta alternativa in grado di cambiare la Sicilia e il Paese”.

“La Commissione di garanzia – aveva sottolineato ieri con una nota la presidente Silvia Velo – non ha preso alcuna decisione politica circa l’annullamento del congresso in Sicilia. Ha esclusivamente valutato i rilievi contenuti in alcuni ricorsi presentati nei mesi scorsi, dove sono state segnalate numerose violazioni delle procedure previste nello statuto regionale siciliano e nel regolamento per il congresso”.

“La commissione – aveva aggiunto – ha studiato tali rilievi con attenzione e serietà da aprile a oggi, ha esaminato le carte che ci sono state fornite dai ricorrenti, dal presidente della commissione per il congresso regionale, Fausto Raciti, e ha audito i soggetti coinvolti”.

“Non c’è stata quindi e non c’è – aveva concluso – alcuna ragione politica alla base della decisione assunta ma solo l’esercizio del ruolo proprio della Commissione e cioè la verifica del rispetto di regole e procedure su cui si fonda la vita del Partito democratico”.

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