Pensare in grande, progettare e realizzare - QdS

Pensare in grande, progettare e realizzare

Carlo Alberto Tregua

Pensare in grande, progettare e realizzare

mercoledì 13 Dicembre 2023

Molta gente vede scorrere il proprio tempo come se fosse insignificante, non dando il giusto valore a una cosa che comincia e finisce, che ha un percorso determinato e non infinito. Sarebbe logico utilizzarlo al meglio e nel modo più proficuo possibile. Ma purtroppo dobbiamo constatare che per la maggior parte delle persone il tempo non ha questo valore, tanto che molti vengono denominati appunto “perdi-tempo”.

Perché questo preambolo? Per la semplice ragione secondo la quale dovrebbe emergere la necessità di utilizzare il proprio tempo al meglio. Come? Pensando e riflettendo, cioè facendo funzionare quello che quel mitico personaggio inventato da Agatha Christie, Hercule Poirot, chiamava “celluline grigie”. Cosa sono? Cento miliardi di neuroni che si interfacciano e operano in maniera meravigliosa e che fanno funzionare i dodici sistemi del corpo, ma soprattutto la mente.

Secondo alcuni filosofi la mente non esiste materialmente, ma è qualcosa di immateriale al di sopra di quell’oggetto pensante che è appunto il cervello. Ma al di là di queste disquisizioni, la mente esiste. Dunque, pensare, pensare e pensare. Il punto è come si pensa, cosa si pensa, quanto si pensa e perché si pensa.
Il pensiero è così labile che non dovrebbe essere qualcosa di indefinito e di estremamente variabile, bensì orientato verso certi obiettivi, verso certi progetti, che all’inizio sembrano indefiniti, ma che a seguito di successive riflessioni possono prendere corpo.

Pensare progettando, possibilmente cose realizzabili e non fantasiose, seppure non esista di fatto un limite delle cose possibili. Scriviamo ancora una volta quanto afferma Papa Francesco: “Quando pensi che una cosa sia impossibile, la stai realizzando”.

Sembra una contraddizione ma, a pensarci bene, riflette un certo realismo, quel realismo delle persone concrete che stanno con i piedi a terra, che hanno la consapevolezza del tempo che fugge e che prima che esso finisca vogliono realizzare delle cose.
Poi, si sa, le persone sono limitate e certe volte i loro obiettivi sono più grandi di quelli prevedibili.

In una Comunità vi è tanta gente coscienziosa, che fa per intero il proprio dovere, che produce per sé e per gli altri, che è disponibile ad aiutare il prossimo; ma ve ne è un’altra parte – non sappiamo se minoritaria o maggioritaria – che agisce, pensa e vive nella maniera opposta: è egoista, autoreferenziale, si sente il/la migliore/a di tutti e in definitiva non fa altro che screditare la specie umana.

Non c’è però qualcuno che possa giudicare in questa vita terrena; nell’altra probabilmente sì.
D’altra parte, è anche pacifico che non tutti possano appartenere a chi pensa positivo, propositivo, a chi progetta e a chi realizza; vi è sempre qualcuno che sta sul carro facendosi trainare senza far nulla, senza contribuire al benessere sociale, consumando ciò che producono gli altri.
Si tratta di uno squilibrio, che è poi la distinzione di fondo fra “bene” e “male” che il “Creatore” ha indicato con grande chiarezza e che ogni individuo sceglie secondo la propria indole.

Stiamo descrivendo un comportamento di etica privata, ma non possiamo disgiungere l’etica pubblica, che dovrebbe essere d’esempio a tutti, ma per sfortuna delle popolazioni si comporta in maniera non esemplare. Chi governa dovrebbe dare l’esempio di comportamenti ineccepibili, rispettosi, altruisti; ma da ciò che leggiamo, vediamo, viviamo, che è sotto gli occhi di tutti/e, non sembra che questo accada.
Vi è soprattutto una sorta di ambiguità nelle parole e nei comportamenti che confondono, perché vogliono confondere, la gente. Occorrerebbe, invece, chiarezza, quella chiarezza che non esclude la profondità, anzi che la esalta e che dovrebbe consentire a tutti/e di capirsi, di capirsi bene, senza sotterfugi e senza tentativi di imbrogliare le carte.
Così dovrebbe funzionare l’etica pubblica, ma non sembra che funzioni così. Sarebbe troppo lungo elencarne le cause, per questo intendiamo ritornarci.

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