Alla fine il Ponte lo paghiamo noi

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Alla fine il Ponte lo paghiamo noi

Giovanni Pizzo  |
giovedì 14 Dicembre 2023

Alla fine la grande opera la paghiamo noi. I fondi di coesione sociale sono stati dirottati al Ponte sullo stretto, in carenza di fondi statali

L’ipotesi, perché le dimensioni realizzative concrete ancora non si vedono, Ponte sullo
Stretto alla fine la paghiamo noi siciliani. I fondi di coesione sociale, che servono a
compensare il divario Nord-Sud di alcune Regioni, sono stati dirottati al Ponte sullo Stretto
in carenza di fondi statali.

Questa opera, su cui non faccio stucchevoli riflessioni di merito, doveva essere aggiuntiva, non sostitutiva di investimenti. A quanto pare non la finanzia l’Europa, non la finanzia l’Italia, la finanziamo oggi solo noi siciliani e calabresi. Cosa vuol dire? Che costoro non ritengono utile l’opera, per cui non ci mettono soldi non credendo nel ritorno dell’investimento?

Peggio per voi, sembra, che siete sfigati e non contate nulla politicamente. Di fatto è uno
schiaffo a FI che esprime entrambi i vertici delle due Regioni. In Sicilia abbiamo 14.000 km
di strade provinciali allo sbando, da quando sono state abolite le province, non è che le
statali siano granché meglio, e quei fondi sono necessari per manutenzioni minimali delle
stesse. Praticamente, sempre che l’opera si faccia, il Ponte potrebbe esserci, ma non
riusciremo a raggiungerlo, se non a piedi. Schifani protesta, aveva anzi lui per primo
diminuito la programmazione di fondi per il Ponte, ma il governo ha reagito all’opposto,
prosciugando l’intero fondo per le altre opere in Sicilia.

La beffa sarebbe che questi soldi, immediatamente disponibili per l’anno prossimo, vengano utilizzati per consulenze tecniche e progettazioni esecutive, il progetto è ancora allo stato di fattibilità, non ci sono
nemmeno i calcoli del cemento armato necessario, e poi si scopre che l’anno prossimo lo
Stato, come quest’anno, non ha i soldi per proseguire l’opera. Non è un’ipotesi
inverosimile, considerando la precarietà dei fondi statali nell’inverno della recessione del Pil paventata dallo stesso Tesoro.

Un ragionamento più onesto sarebbe stato la rinuncia da parte dello Stato al sostanzioso contributo di finanza pubblica che la regione siciliana versa allo Stato, per almeno dieci anni, finalizzato all’esecuzione dell’opera. Questo Ponte, se finanziato così, sa di nozze con i fichi secchi. E i fichi li mettono i siciliani.

Così è se vi pare.

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