Putin condannabile, Zelensky incosciente - QdS

Putin condannabile, Zelensky incosciente

Carlo Alberto Tregua

Putin condannabile, Zelensky incosciente

venerdì 15 Settembre 2023

Il Papa invoca la pace

Con la conquista di quattro regioni, il presidente russo Putin ha commesso la violazione del territorio ucraino, quindi condannabile, anche se tenta di giustificare politicamente la sua azione con il voto, mandando alle urne quelle popolazioni. Non risulta però da alcuna documentazione obiettiva e bilanciata che i/le cittadini/e siano stati/e mandati/e a votare sotto la minaccia delle armi.

Frattanto, la guerra continua, i morti aumentano di numero, da una parte e dall’altra, si formano le barricate mediatiche, vengono trasmesse informazioni non bilanciate sia dall’Occidente che dalla Federazione Russa; insomma, si fa tutto tranne che sedersi a un tavolo e negoziare la pace, quella che caparbiamente sta inseguendo il Papa, con grande autorevolezza e con una fermezza degna della sua nota personalità.

Dal fronte arrivano sempre notizie contraddittorie sull’avanzamento dell’esercito russo ovvero di quello ucraino, con la conquista di qualche chilometro in una sorta di andirivieni folle e senza futuro.

All’interno del governo ucraino, presieduto da Zelensky, il malumore continua a salire perché la pressione della popolazione contro la prosecuzione di questa guerra diventa sempre più palpabile, per cui pian piano Zelensky fa cadere come birilli i suoi ex uomini di fiducia, fra cui l’ambasciatore a Londra, Vadym Prystajko, che aveva mosso critiche nei confronti del suo dante causa.

Zelensky ha il consenso dei suoi generali, che evidentemente per fare il loro mestiere si esercitano in una guerra maledetta e senza futuro, perché non c’è dubbio che essa finirà, prima o dopo, con un accordo sul chilometro più o meno che andrà alla Russia o resterà all’Ucraina.

Che le cose non vadano bene per Zelensky è risultato evidente nell’ultimo G20 svoltosi in India, a New Delhi, laddove il comunicato finale ha ignorato del tutto quella vicenda, il che è stato uno smacco per il presidente ucraino, il quale, invece, si aspettava solidarietà.
Per altro, nello stesso G20 non erano presenti né Xi Jinping, né Putin, rappresentati dai loro rispettivi ministri. Cosicché, sulla guerra russo-ucraina non c’è stata alcuna menzione.

Intanto in Ucraina manca tutto: dall’energia al funzionamento delle reti idriche, agli alimenti, al vestiario e, peggio ancora, al lavoro e alla normalità di tutti i giorni. Questo comporta una conseguenza tragica e cioé che i/le cittadini/e cercano di arraffare qualunque cosa con il conseguente aumento della corruzione interna per effetto della fame dilagante.

Non si capisce come mai un presidente responsabile, come dovrebbe essere Zelensky, non si accorga di questa situazione drammatica e anziché pensare a una improbabile (o impossibile) vittoria, pensi a salvare il salvabile e ad arrivare a una conclusione di questa guerra, che ha superato già i diciotto mesi.
Il territorio ucraino è devastato dai bombardamenti, Kiev non si riconosce più, le prime stime per la sua ricostruzione superano i mille miliardi di dollari e, ovviamente, tale ammontare è destinato ad aumentare.

Di fronte a questo scenario, l’Unione europea continua a manifestare solidarietà, ad inviare armi e addestrare piloti per gli aerei da caccia: insomma, alimenta la guerra anziché virare verso la pace.
Gli Stati Uniti, dal loro canto, hanno capito che dopo avere acceso la miccia e provocato indirettamente la guerra è il momento di fare passi indietro, in quanto all’orizzonte vi sono le elezioni presidenziali del 2024.

Il partito democratico, che sostiene Biden, comincia a fare retromarcia perché prende nota dell’avversione del popolo americano contro l’enorme finanziamento delle spese belliche ucraine, che si concretizzano con l’invio di armi, fra cui le bombe con l’uranio impoverito.
Per altro Biden è tallonato dal pluriaccusato Trump, il quale sull’aiuto all’Ucraina esprime perplessità.
Dunque, lo scenario internazionale vede questo gravissimo focolaio dentro l’Europa, alimentato da Stati Uniti e dall’Unione europea, e dall’altra parte il silenzio di India e Cina. L’unico che parla a voce alta è papa Francesco, per il momento inascoltato.

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