Quando non si combattono le battaglie si perdono le guerre - QdS

Quando non si combattono le battaglie si perdono le guerre

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Quando non si combattono le battaglie si perdono le guerre

Giovanni Pizzo  |
domenica 21 Agosto 2022

Questo fenomeno è presente in tutti i gruppi politici tranne che in Fratelli d’Italia, che partendo dal 4 per cento della volta scorsa ha invece problemi di abbondanza e non di deperimento

 Per ora è tutto un susseguirsi di giuste, in alcuni casi, lamentele, se non grida di dolore o prossima vendetta, o di rinunce a volte ipocrite, causate dai tagli alle liste derivanti, ma non solo, dalla riforma del numero dei parlamentari. Questo fenomeno è presente in tutti i gruppi politici tranne che in Fratelli d’Italia, che partendo dal 4 per cento della volta scorsa ha invece problemi di abbondanza e non di deperimento.

In molti casi le scelte sono causate anche da regolamenti di conti interni tra gruppi di potere, cerchi magici, pretoriani del capo di turno. Si schierano truppe e falangi per battaglie successive, parlamentari o congressuali.

In Sicilia ci sono molti esclusi Eccellenti, che hanno perso il posto per candidature di gente che viene da fuori, è il caso di Cracolici, oppure per epurazioni pilotate dall’alto che puniscono correnti scomode come il caso di Fausto Raciti, ex segretario del PD regionale, ma cose similari accadono anche nei 5stelle, o in Forza Italia.

Intanto c’è da dire che questa riforma del taglio dei parlamentari è una severa sciocchezza, per usare un eufemismo, era meglio una riforma dei regolamenti parlamentari, per dare più snellezza e velocità alla funzione legislativa, piuttosto che tagliare la rappresentanza di un paese ancora provinciale e feudale, dotato di scarsa omogeneità dei territori.

Se volevano risparmiare bastava ritoccare gli stipendi, o il budget complessivo delle Camere. Il PD che ha votato in finale di partita questa ciofeca aveva l’obbligo e l’opportunità di modificare contestualmente la legge elettorale, battaglia che non ha fatto.

Non l’hanno fatta i vertici, Zingaretti e Letta, e non l’ha fatta la base. Hanno mantenuto un rosatellum che oggi è un risatellum di lacrime amare. Tutto questo per continuare ad avere dei sistemi elettorali che mettono nelle mani del capo, del lecchinaggio, delle lobbies, la scelta dei parlamentari, non più scelti dai territori o dalle comunità che si rispecchiano in un partito.

Tutto cominciò con il via libera dei DS al mattarellum, con la famosa macchina da guerra, che pensava che il maggioritario fosse la panacea di tutti i mali che avevano tenuto la sinistra all’opposizione.

Un partito parlamentarista, di grande tradizione territoriale e proporzionale, si è trasformato in una prelatura personale del capo di turno. Parafrasando Levi, se questa è democrazia.

Così è se vi pare.

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