Raddoppio ferroviario Palermo - Catania, il caso del VI Lotto

“Storia di un appalto”, condotte idriche e i lavori della ferrovia PA-CT: il caso del VI lotto

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“Storia di un appalto”, condotte idriche e i lavori della ferrovia PA-CT: il caso del VI lotto

Marianna Strano  |
sabato 20 Aprile 2024

Un lavoro che va ben oltre il semplice "esercizio tecnico" e che necessita di equilibrio per garantire una nuova ferrovia e il rispetto di una zona agricola di primaria importanza.

“Ci sono fotografie che sono sintesi della storia di un appalto”: inizia così un lungo post del direttore tecnico di WeBuild S.p.A, Giovanni Parisi, sul bizzarro caso del VI lotto del raddoppio ferroviario della Palermo-Catania. Si tratta di un lotto che taglia la Piana di Catania, una delle zone agricole più importanti dell’intera Sicilia e nella quale sarebbero presenti delle condotte idriche interferenti al punto da rendere i lavori per l’infrastruttura ferroviaria qualcosa di diverso e più complesso di un mero “esercizio tecnico”.

I lavori per il raddoppio ferroviario procedono, tra un ostacolo e l’altro, e – nonostante le difficoltà, messe a nudo dal post di Parisi corredato da alcune foto – il progetto va avanti con determinazione. Il direttore tecnico di Webuild non nasconde il suo ottimismo sull’avanzamento dei lavori, che potrebbero garantire alla Sicilia una nuova e potente infrastruttura indispensabile per la ripresa economica locale. Una delle più attese, insieme al più discusso e noto ponte sullo Stretto.

Il caso del VI lotto della Palermo-Catania

“Cosa c’entra la posa di due condotte DN1600 in un raddoppio di linea ferroviaria? Sono l’emblema di una complessità che va ben oltre l’esercizio tecnico di posa di due binari. Il VI lotto della PA-CT attraversa e taglia la Piana di Catania: una delle zone agricole più floride della Sicilia. Qui si coltiva l’arancia rossa, che piantata da qualunque altra parte del mondo sarebbe gialla. Ma qui, per l’escursione termica invernale giorno-notte determinata dalla presenza dell’Etna, il pigmento del frutto diventa rosso. Quest’area è quindi un motore economico importante. Succede però che le infrastrutture idriche di questa zona irrigua siano gestite da un Consorzio regionale, che si regge solo sulla buona volontà e spirito di servizio di qualche funzionario. Così purtroppo, nel momento di approvazione del progetto definitivo del raddoppio PA-CT, le condotte irrigue interferenti non vengono nella loro totalità adeguatamente segnalate”, scrive Parisi sul VI Lotto della Palermo-Catania.

“L’impresa le scopre non appena inizia a cantierizzare le opere. E poiché il Consorzio non ha le strutture per risolvere le interferenze rilevate, l’impresa viene chiamata anche in questo lavoro idraulico”. C’è da fare, insomma, un “progetto nel progetto“.

Necessario l’equilibrio

Per il VI lotto del raddoppio ferroviario Palermo-Catania – spiega l’esperto della Webuild nel post divulgato sui social – serve “equilibrismo“. Sì, serve trovare un equilibrio tra la necessità di produrre un’infrastruttura che possa essere un motore economico importante colmando un gap infrastrutturale storico ed evitare – con i cantieri – di stoppare l’erogazione irrigua in un’area agricola fondamentale per la Sicilia, già in ginocchio per lo stato di siccità strutturale e le criticità idriche sottolineate a più riprese dalle associazioni di categoria.

La storia

Secondo la versione spiegata da Parisi di Webuild S.p.A, la posa delle condotte DN1600 nel raddoppio di linea ferroviaria PA-CT era previsto nell’estate 2023. Il Consorzio poi aveva chiesto di differire a inizio novembre i lavori e, di fatto, l’attività è iniziata solo a febbraio 2024. L’azienda opera affinché “il programma di completamento della linea ferroviaria non abbia slittamenti”, ma di certo ha per le mani un vero e proprio “puzzle di lavori delicati” da risolvere. Non da solo, ma con la partecipazione della Direzione Lavori di Italferr e l’assistenza dei tecnici del Consorzio CB9.

PA-CT e condotte irrigue, il commento del Sifus

Il Sifus – sindacato degli operatori dei Consorzi di Bonifica – ha consegnato al QdS una replica sul caso del lotto VI della Palermo-Catania e sulle condotte non segnalate. “I Consorzi di Bonifica sono stati istituiti circa 70 anni fa e da allora molte infrastrutture sono state costruite e commisurate al reale fabbisogno del comprensorio irriguo sotteso. Tuttavia, la superficie irrigabile è notevolmente superiore a quella servita ed ecco perché i Consorzi hanno necessità di individuare tutte le possibili soluzioni a fronte della geomorfologia in cui si trovano”, scrive il segretario generale Ernesto Abate.

Passando al caso specifico dell’infrastruttura sulla Piana di Catania, aggiunge: “Nel caso delle realizzazioni infrastrutturali per cui esistono interferenze è d’uopo inserire nel progetto esecutivo tutte le interferenze. Nel caso della condotta irrigua DN 1600 relativa al VI lotto della PA-CT, che attraversa e taglia la Piana di Catania, esiste una relazione di 50 pagine in cui compaiono tutte le interferenze. Tuttavia, potrebbe succedere che un attraversamento non sia trascritto e che le attività che competono più soggettività ed Enti richiedano una collaborazione più da vicino”.

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“D’altronde lavorare a camere stagne non fa bene a nessuno; anzi, al contrario, può generare incomprensioni e situazioni che potrebbero mettere in cattiva luce la tabella di marcia dei lavori in itinere e/o l’attività di altri Enti. In questi casi il buon senso dovrebbe dimostrare di essere al di sopra di ogni valutazione personale, dato che le attività rappresentate in premessa hanno lo stesso scopo sociale di una ferrovia”, conclude Abate.

Foto da LinkedIn – Giovanni Parisi

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