Radio Lamp, 35° parallelo - Capitolo 6 - QdS

Radio Lamp, 35° parallelo – Capitolo 6

redazione

Radio Lamp, 35° parallelo – Capitolo 6

Giovanni Pizzo  |
domenica 11 Settembre 2022

Il sesto capitolo del feuilletton “Radio Lamp” dell’autore Giovanni Pizzo che con ironia e leggerezza ci cunta di Sicilia e di Sud

Era ormai al quinto Gin tonic, il cocktail che usava per restare sobrio, al Bar Isola delle Rose lo facevano bene con Gin Mare, bacche di ginepro, rametto di rosmarino e soprattutto la Botanical della Fentimans, una delle migliori acque toniche dell’orbe terraqueo. Dopo due ore di appostamento e tutto quel gin, sebbene temperato dall’acqua tonica, ormai Dip si stava scoraggiando. Forse aveva ragione Perla. Doveva levarci mano.

In fondo lui era un rifugiato, come quei tanti migranti che sbarcavano in quell’isola. Soltanto che lui seguiva un flusso inverso. Lui, mentre quelli andavano a Nord, lui rotolava a Sud. E a Lampedusa era arrivato al punto più a Sud dell’Europa. Aveva avuto una vita variegata come il gelato nelle vaschette. Non si capiva quanti mestieri aveva fatto e da cosa si era allontanato. C’erano tante teorie e leggende metropolitane sul suo conto, chi diceva che era un manager, chi un contrabbandiere, chi che facesse il gestore di locali notturni, chi addirittura che aveva avuto ruoli di comando, ma lui non ammetteva mai niente. Non gli piaceva confidarsi. Oppure si spaventava delle conseguenze. Voleva essere trattato per la persona che era e non per i personaggi della sua vita passata. Non era nemmeno curioso del futuro aveva già difficoltà a vivere il presente. I pochi amici che aveva, tra cui a Lampedusa il Beccadelli, sapevano che il suo passato non era argomento di discussione. Con lui si poteva parlare di altre cose, di donne, di cui a suo detto ne capiva meno dei motori, ma soprattutto di filosofia. Gastrosofia nel suo caso. La sua teoria è che il cibo condiziona la vita dell’uomo, dal processo digestivo, scaturivano idee e umori, comportamenti e decisioni. Il vero cervello dell’uomo è nell’intestino. Ed il suo era particolarmente aggrovigliato. Soffriva di reflusso, alcuni sostenevano che fosse per i vodkatini, chi lo conosceva bene sapeva che erano frutto di un carattere esteriormente impassibile, ma che scaricava tutto lo stress, e dalle voci sul suo conto erano valanghe, dentro la pancia. Più il passato lo inseguiva più lui si spingeva a Sud. Il passato soffre il caldo sosteneva lui.

Un’altra ora era passata ed ormai la gente si stava recando a cena lì in via Roma. Ad un certo punto lo vide. Alto, pelato con la barba. Aveva una certa stazza, siamo sicuri che non fosse un russo? Magari un ex Spetsnaz o un mercenario del Gruppo Wagner?

Il fantomatico Igor si sedette nel tavolino che lui aveva fatto lasciare libero accanto a lui. Anche Igor era di appostamento, ma decisamente più intrigante del suo. Fortunata la Bruna e simpatica napoletana, entrava ed usciva dal suo negozio di fronte al Bar. Faceva provare parei ed abiti alle turiste che affollavano la via principale di Lampedusa. Anche il barbuto ordinò da bere. Prese una Tennent’s, segno che era un bevitore. Dip lo affrontò senza sotterfugi.

Devi essere Igor suppongo? Non Aigor come in Frankenstein jr.

Quello lo squadrò con finta noncuranza continuando a bere alla bottiglia.

E tu cu spacchio sì? – Disse dopo qualche secondo.

Io sono Gionni. Sono un amico di Mino. Pescavamo insieme. Lo conosci?

E anche se fosse?

Beh è già un inizio. Potremmo diventare amici.

A mia piacciono i fimmine. Per cui se sei puppo è un problema tuo che non mi riguarda.

Intanto noto una certa omofobia. Dopodiché dalla tua terminologia non sembri russo ma semmai catanese. E considerando che non hai modo affettati o sei di Picanello o vieni dalla Civita.

Complimenti. Ti vedo sperto della mia città. Ma ancora non hai capito che sono interessato ad altre amicizie. Non ho nulla contro i puppi. Ho molto amici nel vostro mondo.

Ecco la solita frase degli omofobi. Ma qualcuno ti ha inquietato da piccolo. Povera gioia?

Ti ho già detto che ho altri gusti.

Perdi tempo. Fortunata profuma solamente ma non si molla. E tu non sei tipo da profumiere.

Ma perché la conosci?

Più di te. Per cui cerchiamo di rimediare questo gap. Quand’è che hai visto Mino? E meglio che parli con me perché già l’ispettore Perla è sulle tue tracce. E lei è meno simpatica di me.

L’ho visto 5 giorni fa. Era venuto da me per un favore.

Che tipo di favore?

Gli serviva un timer. Penso per l’impianto di irrigazione.

All’isola dei conigli? Ma li con tutta la salsedine che cosa devi irrigare? Ci sono solo piante grasse e vegetazione mediterranea.

Onestamente non so a che li servisse.

Ma perché chiede a te un timer?

Perché io nei paracadutisti facevo l’artificiere e mi intendo di questi aggeggi.

E quindi come pensavo sei un ex militare?

Perché lo pensavi?

Perché quello che fuoriesce dalla maglietta è un tatuaggio della Folgore.

“Sempre e dovunque”. E per ribadire il concetto a me piace la fica.

Ma smettila di fare il duro. È inutile che fai polpette con me, cosa in cui sembri maestro. Si capisce che sei un bambinone grande e grosso, e che ti innamori come un adolescente. E sei fortunato che la napoletana non sia interessata a te. Perché avrebbe preso il tuo cuoricino e ci avrebbe fatto i coriandoli per Carnevale.

Ma perché tu ne capisci di donne?

Una beata minchia. Ma di imbecilli come me sono un esperto.

Dip lasciò in tredici Igor il russo della Civita e si incamminò verso il Porto Vecchio. Trovò Vincent nel giardinetto antistante casa. Abitavano insieme in un appartamentino di fronte Cala delle Palme. Non in quel residence lussuoso, quello era di un bresciano alto tale Luca, troppo costoso per loro. Loro abitavano in una palazzina gialla che aveva fatto costruire il grande cantante di Polignano a Mare, Domenico Modugno. Quell’isola piaceva si cantanti, pure Baglioni abitava lì. Il fatto che due maschi abitassero insieme aveva suscitato molte illazioni. Ma loro sostenevano che era come in un lunghissimo weekend senza le donne e senza la TV. Ma con tanta Radio. Erano i fondatori di Radio LAMP. Una radio libera dell’isola. Trasmettevano di tutto, musica e discorsi non sense in particolare. La loro sigla era la canzone intelligente, quella di Cochi e Renato, che dice un po’ di tutto e un po’ di niente. Che era esattamente quello che raccontavano in radio per un pubblico ridotto di affezionati. La radio campava di piccole donazioni dei commercianti locali, che loro chiamavano pomposamente sponsor. Però il loro claim, la Radio di Frontiera senza Bandiera, era vero. Si sentivano ed erano finalmente liberi. Sarà stato il rincoglionimento dell’età, erano degli old boy. O sarà stato il vivere al confine. Al 35° Parallelo. Da quando stavano nell’isola tutto era relativo, il tempo e lo spazio assumevano un’altra dimensione. Erano al centro del Mediterraneo ma fuori dal Mondo. E dalle sue stronzate. Forse.

Gionni io stasera non andrei a mangiare fuori, sono un po’ imbarazzato.

Tu sei più imbarazzante che imbarazzato. Cosa vuoi mangiare? Pasta con l’olio?

Veramente gradirei due fili dei tuoi spaghetti con il tonno. Ne abbiamo due chili in frigo. Ce lo ha gentilmente dato il nostro sponsor Billeci della barca Graziella.

Che problemi aveva?

Nulla, un problema di licenza contraffatta. Il falso è il mio mestiere, soprattutto i testamenti falsi. Sono il campione delle prove calligrafiche.

Va bene, pasta con il tonno sia! Tu apparecchia e mesci il vino, che senza vino il cuoco non cucina.

Giovanni Pizzo

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