Randazzo, Comune sciolto per mafia: motivazioni e reazioni

I “voti comprati”, sospetti e accuse: Comune di Randazzo sciolto per mafia, ecco perché

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I “voti comprati”, sospetti e accuse: Comune di Randazzo sciolto per mafia, ecco perché

Simone Olivelli  |
venerdì 26 Gennaio 2024

Adesso si attende l'arrivo dei commissari che avranno il compito di guidare la cittadina alle pendici dell'Etna per 18 mesi fino alle prossime elezioni.

I tentativi di esorcizzare i cattivi presagi, ricordando a più riprese l’archiviazione della propria posizione nell’inchiesta Terra bruciata, non sono serviti. Per il consiglio comunale di Randazzo, e di conseguenza anche per la giunta guidata dal sindaco Francesco Sgroi, è arrivato lo scioglimento per infiltrazione mafiosa. La decisione è stata presa giovedì dal Consiglio dei ministri che, sulla scorta della relazione inviata dalla prefettura di Catania, ha ritenuto “accertate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione locale, con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica”.

Un pronunciamento che il primo cittadino di Randazzo ritiene ingiusto: “Un atto che infanga il buon nome e la reputazione di un Comune e di una comunità che di certo tutto è tranne che mafiosa”, ha scritto Sgroi in un lungo post su Facebook. Di avviso diverso, però, sono stati i commissari prefettizi che per sei mesi hanno esaminato gli atti prodotti dall’amministrazione comunale e dagli uffici del municipio randazzese, ravvisando criticità sul fronte della permeabilità alle pressioni della mafia. Adesso a Randazzo si attende l’arrivo dei commissari che avranno il compito di guidare la cittadina alle pendici dell’Etna per 18 mesi fino alle prossime elezioni.

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Sgroi: “io e i consiglieri possiamo camminare a testa alta”

Attendo di conoscere in dettaglio le motivazioni dello scioglimento e in particolare vorrei comprendere come la criminalità organizzata ha condizionato le mie scelte e quelle dell’amministrazione comunale – ha commentato Sgroi, che nel 2022 era stato riconfermato primo cittadino – Mi sento di poter dire che io, i miei assessori e i consiglieri comunali che mi hanno sostenuto, possiamo sempre camminare a testa alta, orgogliosi del lavoro svolto in questi anni nel rispetto delle regole e della legalità, senza aver subìto minimamente nessuna forma di condizionamento. Spero vivamente che questo provvedimento non sia solo il frutto dell’intendo di colpire il sottoscritto a tutti i costi”.

Parole a cui l’ormai ex sindaco di Randazzo ha fatto seguire riflessioni sulla disciplina che regola gli scioglimenti degli enti locali. “Purtroppo il procedimento è di natura preventiva spesso fondato su presunzioni e probabilità, in presenza delle quali viene dalla legge riconosciuto un ampio potere discrezionale”, ha aggiunto Sgroi, ricordando poi che l’indagine a proprio carico – così come quella su Scalisi – si è chiusa con l’archiviazione”. 

I due politici erano stati raggiunti da un avviso di garanzia nell’ambito dell’indagine che aveva fatto luce sul potere che la famiglia Sangani, articolazione del clan Laudani, deteneva a Randazzo. 

Comune di Randazzo sciolto per mafia, le motivazioni

Agli atti dell’inchiesta erano finite diverse intercettazioni in cui alcuni esponenti criminali dichiaravano di avere ricevuto promesse di assunzioni nella ditta che gestiva la raccolta dei rifiuti e altre utilità da parte di Sgroi e Scalisi, in cambio del sostegno in occasione delle elezioni comunali del 2018. “Lui, Francesco (Sgroi, ndr) te lo dico bello, chiaro e tondo: è salito perché si è comprato i voti”, fu una delle frasi registrate dai carabinieri. Nei confronti di Scalisi, inoltre, gli investigatori avevano sollevato il sospetto di un suo coinvolgimento nell’assegnazione di un alloggio popolare a discapito di colui a cui sarebbe legittimamente toccato. Fatti che però non hanno portato al rinvio a giudizio per Sgroi e Scalisi.

Il primo cittadino, che ha annunciato di voler leggere le motivazioni prima di valutare un eventuale ricorso, nei giorni scorsi si era dimesso dal consiglio d’amministrazione della Srr Catania Provincia Nord. Una decisione a sorpresa che però, anche in quel caso, aveva rimarcato fosse scevra da notizie riguardanti l’esito delle valutazioni da parte del Consiglio dei ministri. 

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