Regione, Corte dei Conti inchioda ex Giunta. “Ora ripristinare corretto ciclo di bilancio” - QdS

Regione, Corte dei Conti inchioda ex Giunta. “Ora ripristinare corretto ciclo di bilancio”

redazione

Regione, Corte dei Conti inchioda ex Giunta. “Ora ripristinare corretto ciclo di bilancio”

Roberto Greco  |
martedì 27 Febbraio 2024

Definito il giudizio sul rendiconto del 2020 della Regione siciliana di non parifica, giudizio che non mancherà di avere serie conseguenze sugli esercizi successivi

PALERMO – Lo strale del procuratore regionale della Corte dei Conti presso la sezione giurisdizionale per la Regione siciliana, Pino Zingale, è stato accurato e diretto. Durante l’apertura dell’anno giudiziario 2024 avvenuta sabato scorso nell’Aula magna del Rettorato dell’Università allo Steri a Palermo, alla presenza del presidente della Corte dei conti, Guido Carlino, e delle più alte Autorità civili, militari e religiose, il procuratore Zingale ha tuonato che “la funzione di parifica del rendiconto della Regione” è diventata una “attività che negli anni è divenuta sempre più complessa e impegnativa, non sempre compresa nella sua finalità di garante della finanza pubblica e dichiaratamente collaborativa nei confronti del Parlamento siciliano, talvolta, addirittura, mal tollerata e quasi sempre poco gradita, nonostante le sue più recenti pronunce, portate talora innanzi al giudice regolatore della giurisdizione e al giudice costituzionale, abbiano sempre trovato piena conferma in quelle sedi”.

Una risposta alle polemiche delle settimane precedenti in cui, la Corte dei conti, aveva definito il giudizio sul rendiconto 2020 della Regione Siciliana, non parificando lo strumento finanziario della Giunta di Musumeci a fronte del quale l’assessore regionale all’Economia Marco Falcone aveva affermato – andando in soccorso del vecchio esecutivo di cui faceva parte che varò la spalmatura in 10 anni del disavanzo, provvedimento bocciato prima dalla Consulta e poi finito nel mirino della Corte dei Conti – di aver “preso atto della decisione della Corte dei Conti inerente a una fase finanziaria risalente ormai a un quinquennio fa e che non avrà conseguenze sulla tenuta finanziaria della Regione” (il resto della dichiarazione di Falcone più sotto).

Ma, nel corso della sua relazione, il procuratore Zingale è andato oltre annunciando che “è di pochi giorni fa, dopo che la Corte Costituzionale aveva accolto alcune censure prospettate dai giudici contabili e dichiarato incostituzionali talune norme regionali a contenuto finanziario, la pronuncia delle Sezioni Riunite con la quale è stato finalmente definito il giudizio sul rendiconto del 2020 con una decisione, fatto più unico che raro nel panorama nazionale, di non parifica, giudizio che non mancherà di avere serie conseguenze sugli esercizi successivi e che, cristallizzando una fattispecie di mala gestio delle finanze regionali – poiché appare evidente che per un certo periodo la Regione ha speso somme delle quali non aveva la giuridica disponibilità, dovendole, invece, destinare al ripiano del disavanzo – impone a questa Procura i necessari accertamenti al fine di verificare la sussistenza o meno di eventuali responsabilità amministrative connesse alla constatata artificiosa dilatazione del potere di spesa”.

Il Procuratore smentisce l’ottimismo di Renato Schifani

Le parole del Procuratore smentiscono le affermazioni ottimistiche del presidente della Regione, Renato Schifani, e del suo vicepresidente e assessore all’Economia, Marco Falcone. Falcone aveva minimizzato la situazione, suggerendo che le riserve segnate a bilancio avrebbero potuto risolvere la questione. Tuttavia, secondo i Giudici contabili, la situazione è ben diversa. La mancata parifica riguarda un disavanzo di 1,6 miliardi di euro. È necessario ricordare che il bilancio 2020 era già stato bocciato nel dicembre del 2022.

La Corte dei Conti si è vista “costretta ad attivarsi presso l’assessorato alla Salute affinché intervenisse” – ha evidenziato Zingale – nei confronti delle Asp e delle altre strutture sanitarie, “vigilando e richiamando l’obbligo di legge a trasmettere le denunce di danno erariale conseguenti alle condanne subite dagli enti in conseguenza di condanne al risarcimento verso terzi per episodi di errori sanitari e l’effetto è stato una fortissima impennata delle denunce nel secondo semestre del 2023, anche per vicende datate ma mai segnalate, a conferma del fatto che fino a quel momento l’obbligo di denuncia era stato, quanto meno, sottovalutato”.

Un persistente problema di illeciti

Il procuratore Zingale ha evidenziato un persistente problema d’illeciti all’interno degli enti regionali, comprese le società partecipate, che rappresentano una delle principali cause di criticità nella gestione finanziaria sia a livello regionale che locale. Questi illeciti continuano a essere oggetto d’indagini e giudizi, evidenziando una situazione preoccupante per la tenuta dei conti pubblici. Inoltre, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di creare una Sezione di controllo sugli enti regionali, simile a quella prevista per lo Stato dalla legislazione nazionale “con un contemporaneo rafforzamento della Procura Generale siciliana che, ad oggi, sebbene di fatto esistente sotto la fluida denominazione di ‘Ufficio di Procura Generale’, non risulta però contemplata dalle norme di attuazione, a differenza della Procura Regionale”.

“La presenza di una simile Sezione e delle forme di controllo da essa esercitate – ha proseguito Zingale – avrebbe contribuito ad evitare vicende di mala gestio ben note ai media, stimolando tempestivamente in termini di prevenzione e correzione gli opportuni interventi sia degli organi di governo regionali che dell’Assemblea Regionale Siciliana, naturale destinatario di una delle forme più collaudate di controllo referto collaborativo”.

Sempre a proposito dell’attività di controllo nei confronti della Regione, il presidente della sezione regionale della Corte dei conti in Sicilia Salvatore Pilato, nella sua relazione, ha indicato “la sentenza n. 1/2024 depositata in data 4.1.2024, con la quale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 90, comma 10, legge della Regione siciliana 3 maggio 2001, n. 6” e “la sentenza n. 9/2024 depositata il 26.1.2024, con la quale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 7 del decreto legislativo 27 dicembre 2019, n. 158”, la “illegittimità degli stanziamenti definitivi pertinenti al disavanzo finanziario da recuperare nell’esercizio 2020 iscritti nei capitoli nn. 1, 4, 6, 14 e 15 del Conto del bilancio, nella misura in cui non registrano lo stanziamento per il complessivo maggiore importo di euro 1.634.375.715,41”, illegittimità “della tabella prevista dal d.lgs. n. 118 del 2011, inerente alle componenti del disavanzo di amministrazione, poiché non prevede l’esatta quantificazione, per ciascuna componente del disavanzo proveniente dal precedente esercizio, delle quote ripianate e da ripianare nel corso dell’esercizio al quale il rendiconto si riferisce, in attuazione delle rispettive discipline” e la “illegittimità del capitolo di spesa n. 413372 (la quota di fondo sanitario regionale da destinare al finanziamento dell’Arpa Sicilia) inserito nel perimetro sanitario, recante l’impegno e il pagamento dell’importo di euro 29.000.000,00” e la “illegittimità nel Risultato di amministrazione alla data del 31.12.2020 della quota dei vincoli da trasferimenti per la parte in cui non registra economie vincolate riconducibili al Fondo sanitario per l’importo di euro 29.000.000,00”.

Intervista a Pino Zingale, procuratore regionale della Corte dei Conti-Sezione Sicilia

“La Regione ha l’obbligo giuridico di ripristinare il corretto ciclo di bilancio”

Pino Zingale, procuratore regionale della Corte dei Conti-Sezione Sicilia

PALERMO – A proposito della mancanza di parifica del bilancio 2020 della Regione Siciliana, interviene al QdS il procuratore regionale della Corte dei Conti presso la sezione giurisdizionale per la Regione Siciliana Pino Zingale.

Procuratore, a proposito degli effetti della negata parifica del bilancio 2020 della Regione su conti finanziari: cosa non potrà fare la Regione finché non rimetterà i conti in ordine?
“Corre l’obbligo di precisare che, da quanto risulta dagli ultimi atti del giudizio di parifica, la Regione ha avviato effettivamente un percorso virtuoso di riassestamento dei conti. Questo, ovviamente, senza alcuna refluenza sul periodo pregresso che, come rilevato dalla Corte Costituzionale e dalla stessa Corte dei Conti, è stato caratterizzato da una situazione di oggettiva irregolarità, sia pure sostenuta da un atto a contenuto normativo ma incostituzionale, che ha consentito una dilatazione del potere di spesa. Non esistono nell’orientamento particolari divieti per la Regione in questa situazione, se non l’obbligo giuridico di ripristino di un corretto ciclo di bilancio, obbligo che, se non rispettato, potrebbe trovare una sanzione da parte della Corte Costituzionale sulle future leggi di spesa”.

Per punire le spese definite non corrette che ha fatto la Giunta Musumeci nel 2020 sono previste sanzioni? Se sì, quali?
“Intanto bisogna accertare se per queste spese in realtà ricorrano i presupposti di legge per la loro sanzionabilità. In atto quello che sappiamo, perché accertato con decisione della Corte dei Conti, è che la Regione ha utilizzato risorse che dovevano essere destinate a ripianare il disavanzo per finalità diverse. Tutto il resto necessiterà di approfondite verifiche trattandosi di materia assai complessa”.
Quali sono le conseguenze della mancata parifica del 2020 sui bilanci 2021 e 2022 della Regione?
“Le conseguenze sono ipotizzabili a cascata in quanto il vizio che è stato riscontrato nel rendiconto 2020 presumibilmente dovrebbe coinvolgere anche quelli immediatamente successivi. Ma qui si tratta di valutazioni che dovranno essere compiute dalle Sezioni Riunite della Corte dei Conti per la Sicilia e che non competono a questa Procura”.

La nota dell’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone

“Ci adegueremo alle indicazioni dei magistrati”

Marco Falcone
Marco Falcone

PALERMO – “Abbiamo preso atto della decisione della Corte dei Conti inerente a una fase finanziaria risalente ormai a un quinquennio fa e che non avrà conseguenze sulla tenuta finanziaria della Regione. Se è vero che il disavanzo al 2018 andava ripianato non in dieci ma in tre anni, è vero anche che la Regione, da allora ad oggi, ha posto in essere tutti i necessari correttivi e guarda ai propri conti con maggiore serenità”.

È quanto afferma in una nota, già diffusa nelle settimane scorse, che l’assessore all’Economia della Regione siciliana, Marco Falcone, ha “confermato” al Quotidiano di Sicilia a titolo di replica.
Ci adegueremo alle indicazioni dei magistrati nella revisione del rendiconto 2020 – prosegue l’assessore della Giunta Schifani -, potendo disporre degli opportuni accantonamenti che mantengono in sicurezza i nostri bilanci. Ciò è avvenuto anche grazie al rapporto di leale collaborazione che abbiamo instaurato con la Corte dei Conti e che ci ha condotto assieme a risultati importanti: infatti, il rendiconto 2022 certifica il calo del disavanzo della Regione a soli 4 miliardi di euro”.

“Dal 2021 ad oggi siamo cioè rientrati di quasi tre miliardi – ha concluso l’assessore Marco Falcone – e, secondo le nostre previsioni, nel rendiconto 2023, in fase di predisposizione, rientreremo di altri 800 milioni di euro”.

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