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Il regolamento dei conti

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Il regolamento dei conti

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 17 Agosto 2022

Oggi si fanno dei regolamenti al coltello, con tagli di posti, di teste e di correnti, per suggellare chi comanda la banda ed assicurargli un tempo di sopravvivenza, sempre più effimero

Il Paese ancora oggi, sotto l’ombrellone, fatica a pensare, per chi perde il suo tempo con queste analisi, cosa serve andare a votare in questo momento.

La risposta, per quanto cruda, è semplice. Draghi stava con la sua azione mostrando quanto l’intera politica italiana era arretrata ed ininfluente, pertanto, con l’appoggio formale ed informale di tutti, è stato deposto, prima che si instaurasse una tecnocrazia costituzionale.

Poi c’è un secondo più banale e cinico motivo. Tutti i partiti, con l’eccezione di FdI, dovevano regolare dei conti interni su chi comanda all’interno. Una volta si facevano i congressi per questo, ma allora c’era la famosa partecipazione democratica e la gente andava a votare, pensate un po’ che cosa assurda ai tempi d’oggi.

Oggi si fanno dei regolamenti al coltello, con tagli di posti, di teste e di correnti, per suggellare chi comanda la banda ed assicurargli un tempo di sopravvivenza, sempre più effimero.

Ha cominciato il PD, ma seguiranno Forza Italia e la Lega, partiti monarchici, ma con profondi dissensi sottotraccia. Nei 5stelle l’epurazione di quelli della prima ora è stata fatta da colui che nel bene e nel male ancora comanda, in quanto depositario del simbolo, Beppe Grillo, l’Elevato Garante.

Letta ha ridotto in una riserva indiana gli ex comunisti, che nelle liste ormai contano meno del 15%, ha lasciato a Base riformista poco meno del 20, eliminandone il capo nascosto, Luca Lotti, sospettato di intelligence, cosa vietata nel PD, con il nemico Matteo Renzi.

Di fatto la metà dei parlamentari candidati sono di area lettiana, cosa significhi ciò sul piano culturale è difficile, non hanno per età e frequentazioni mai conosciuto il PCI, sono post ulivisti di rito muliniano, dalla casa editrice il Mulino, ma pochissimi di loro ne hanno mai letto un libro. Prodi per loro è un santino impolverato di padre Pio appeso nella casa della zia.

Cosa sono non si sa, cosa saranno si vedrà, se c’è tempo. Se l’operazione terzo polo di Renzi e Calenda dimostra che c’è vita fuori dal bipolarismo il PD rischia tanto, per questo il Serenissimo Letta aveva tentato di assorbire il tumore con un’operazione impolitica di radioterapia, tramite distribuzione di collegi a Calenda.

Se questo polo supera l’asticella del 5% può crearsi una slavina dopo il voto. La Meloni era al 4 la volta scorsa. I feriti nella conta interna di Base Riformista di fatto sono quasi tutti ex renziani, e basterebbe un caffè In Piazza della Signoria, o allo Studio di Bonifazi, tra Lotti e Renzi per ricostruire il Gatto e la Volpe della Leopolda.

Se Base Riformista torna con Renzi vedremo il più grande gruppo corsaro, del Parlamento, dai tempi di Sir Francis Drake. Poi si vedrà, dopo l’uscita della coppia storica Carfagna-Gelmini, cosa questo produrrà fra gli insoddisfatti di Forza Italia, dopo, forse, l’ultimo accordo sulle liste made in Arcore.

Poi ci sono le faide, più politiche, dentro i leghisti, tra gli autonomisti e i sovranisti, tra gli affezionati al Nord verdevestiti e coloro che si fasciano nel blu primaitaliano.

Un parlamento che dopo il voto si destrutturerà, sei mesi dopo la formazione di un nuovo governo. Perché il regolamento dei conti non ne ha conteggiato uno. Il conto della crisi economica e dell’inflazione, delle bollette e della guerra. Quello è un conto che in autunno non potrà essere regolato in una riunione in famiglia come per i collegi elettorali. Qualcuno quel conto lo dovrà pagare e sarà salato. Per tutti.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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