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Ricordi di Sicilia, Anni 70, quando si ballava attorno al jukebox

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Ricordi di Sicilia, Anni 70, quando si ballava attorno al jukebox

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martedì 12 Gennaio 2021

Nei primi anni Settanta i ragazzi erano soliti riunirsi nei pressi della Rotonda di Marina di Ragusa. Attorno a questa "macchina musicale" nascevano amori ed amicizie.

Salvatore Battaglia, presidente dell’Accademia dei Prefi, ci invia i suoi suggestivi ricordi della Sicilia che fu. Oggi la memoria corre a Marina di Ragusa e quando si ballava attorno ai jukebox negli anni Settanta.

Forse solo i nati nel nuovo secolo non ricordano la mitica situation commedy “Happy Days”, che spopolò fra gli anni ‘70 ed ’80, e che raccontava le avventure quotidiane della famiglia Cunningham, e del personaggio che più di altri incarnava gli anni della “golden age” degli Stati Uniti del dopoguerra: Fonzie.

Ma c’era un
altro co-protagonista indimenticabile di quelle storie, il “jukebox”, sempre
presente nelle scene del locale Arnold’s, dove si ritrovavano Fonzie ed i suoi
amici.

Come
dimenticare Fonzie quando esibiva il suo fascino alla Elvis Presley servendosi
di quella music del Jukebox per fare palpitare il cuore delle spasimanti? Come
dimenticare il gesto con cui all’occorrenza colpiva con un tocco compiaciuto ed
ammiccante il jukebox facendo partire una canzone?

Noi scesi al
mare con il pullman pieni di entusiasmo nel pensare la lunga giornata dedicata
alla spiaggia, ai giochi e all’ascolto del Jukebox con le nostre canzoni
preferite… ci sentivamo parte della compagnia di Happy Days… quei 25 kilometri
di strada che separavano la città capoluogo dalla riviera erano motivo di
fantasticherie e previsioni che all’ 80 per cento delle volte non si realizzavano
mai…

Certo sono
ricordi di un mondo diverso, e mi rendo conto quanto sia difficile, se non
impossibile, per i ragazzi d’oggi anche solo immaginare cosa rappresentò quel
“macchinario sonoro”, simbolo di aggregazione e divertimento, attorno al quale
nascevano amicizie ed amori.

C’era un po’
di magia in quella irresistibile “macchina musicale”, nata negli Usa
addirittura nel 1927, ma approdata in Italia solo dopo la guerra, in quei
magici anni ‘60 che hanno visto la ripartenza, il “miracolo economico”, del
nostro Paese.

Una magia
che solo i meno giovani, consoliamoci così, possono rammentare.

Perché non
era solo questione di canzoni, ma anche del rumore della moneta che cadeva
nell’apposita fessura, il clak clak della meccanica che si muoveva per
selezionare il disco, il fruscio dei 45 giri in vinile suonati decine e decine
di volte in un giorno. Il tutto accompagnato dalle luci colorate, dalla
consolle in cui erano esposti i “cartoncini” che individuavano i brani musicali
sulla base di una lettera e di un numero. Come nella battaglia navale!

Era quello
il fascino che provavo io quando, a 16 anni con i miei amici dell’oratorio
salesiano, ci riportava a quelle atmosfere… non appena ti mettevi davanti al
jukebox scorrendo con lo sguardo quei “cartoncini”, quello della ricerca della
“tua” canzone, magari quella che non era in testa alle classifiche in quel
momento, ma che ti evocava i ricordi di una qualcosa o di un qualcuno.

Nel jukebox
la musica la si ascoltava, ma anche la si guardava, con un fascino irresistibile
rispetto agli attuali sistemi di riproduzione.

Una musica
tutto sommato a poco prezzo, perché con una moneta da 50 lire (all’ arrivo
dell’euro mancavano 30/40 anni) si poteva ascoltare una canzone a tutto volume,
ma con 100 lire i brani diventavano tre, un tempo un po’ più lungo per tentare
di attirare l’attenzione di una ragazza…

E ricordo
scene indescrivibili davanti al jukebox, soprattutto quando una persona meno
giovane (allora definita con l’orribile termine di Matusa) selezionava un disco
di un cantante melodico, sollevando le critiche, i fischi e le proteste dei
teenager presenti.

Oggi
ricordando quel periodo di genuina spensieratezza e di quelle atmosfere ho un
solo disappunto del Tempo passato… aver definito Matusa quell’allora giovane di
quarant’anni che metteva una musica più melodica… solo perché avendo superato
quella fatidica età non mi sento ancora un Matusa…

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