Risanamento a Messina: l’esperienza del progetto Capacity - QdS

Risanamento a Messina: l’esperienza del progetto Capacity

Lina Bruno

Risanamento a Messina: l’esperienza del progetto Capacity

giovedì 09 Marzo 2023

Non soltanto un’iniziativa di riqualificazione urbana, ma un intervento che prevede anche strategie di inclusione sociale e sostenibilità energetica. Possibilità di coinvolgere altre aree

MESSINA – Un intervento multidimensionale, quello di Fondo Saccà, che potrebbe essere replicato in altre aree di risanamento. Ne è convinto Giacomo Pinaffo, segretario generale della Fondazione di Comunità Messina, Ente co-ideatore, partner strategico, tecnico e cofinanziatore del programma Capacity con capofila il Comune.

“Valutato scientificamente come molte delle politiche della Fondazione – spiega al QdS Pinaffo – si è visto che quel tipo di approccio è più efficiente rispetto all’uso dei fondi pubblici attraverso la politica dell’edilizia residenziale pubblica. In quel caso una delle opzioni che si dava ai beneficiari era una sovvenzione fino a un massimo di 80 mila euro e comunque non superiore al 75% del valore della casa che loro autonomamente si potevano cercare sul mercato privato. Ci sono nuovi fondi per il risanamento e sembra si voglia replicare l’approccio utilizzato per quel progetto pilota”.

Nel corso di alcune interlocuzioni tra la Fondazione e rappresentanti dell’Amministrazione comunale sembra che sia emersa la disponibilità a valutare la fattibilità di un nuovo Capacity, ma sembra che ci possano essere dei vincoli nella modalità di spesa dei finanziamenti nazionali che potrebbero creare problemi alla riproposizione di quel modello.

Il progetto a Fondo Saccà ha coinvolto circa 70 famiglie e oltre 200 persone che ora vivono in una casa dignitosa in zone diverse della città. Tra le tante cose inedite, il modello di riqualificazione urbana incarnato dal programma Capacity prevede una strategia contro la riproduzione di quartieri ghetto e la costruzione di casermoni. L’assegnatario diventa protagonista della strategia di riqualificazione invece che semplice numero di una graduatoria.

“Abbiamo dato la possibilità – continua Pinaffo – di scegliere tra due opzioni: una era che il Comune comprasse delle case e le assegnasse con strumenti partecipativi, oppure percorrere la strada dell’autonomia in cui l’assegnatario riceve un contributo, si trova la casa e viene accompagnato anche nella gestione dell’acquisto. Se non ha la somma per coprire il 25% del costo non coperto dal contributo deve fare un mutuo e noi abbiamo messo in campo uno strumento di finanza sociale di microcredito insieme ad altri attori come Banca etica che permettevano di integrare quel 25%, ma voleva dire anche formare le persone in cosa significa avere un mutuo, importante per chi non aveva mai avuto relazioni bancarie”.

Non solo riqualificazione urbana e una casa dignitosa per ex baraccati, quindi, ma anche strategie di inclusione sociale e di sostenibilità energetica. “Il 90% dell’area – spiega Pinaffo – è stata bonificata dalle baracche e il progetto pilota ha previsto nella parte liberata negli anni scorsi, la costruzione con propri fondi di sei case ecosostenibili che saranno abitate da ex internati dell’Opg di Barcellona, seguiti dalla Fondazione, e una adibita a Centro socioeducativo. A fianco verrà costruita dal Comune una ulteriore palazzina dove verranno ad abitare famiglie provenienti da altre aree”.

I prototipi sono stati costruiti all’insegna della sostenibilità ambientale utilizzando paglia pressata e legno, prevedendo impianti fotovoltaici collegati a sistemi di mutualizzazione dell’energia e riciclo delle acque grigie per alimentare le aree verdi. “Era previsto – conclude Pinaffo – anche l’elemento dell’autocostruzione realizzato per quelle famiglie che per contenere i costi hanno comprato una casa da ristrutturare e lo hanno fatto loro, utilizzando le proprie competenze. Qualcuno ha anche partecipato al cantiere pilota per le sei abitazioni che a noi serviva anche per testare nuove tecnologie costruttive e alcune tecniche applicate si sono sistemate in corso d’opera”.

Il programma Capacity non ha avuto un percorso semplice: iniziato nel 2016 quando l’allora Giunta guidata da Renato Accorinti ha sposato il progetto, fu valutato positivamente dalla Presidenza del Consiglio dei ministri che assegnò un finanziamento sul Fondo per l’attuazione del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie di quasi 18 milioni di euro. Vari intoppi ne hanno rallentato l’attuazione su cui ha continuato a impegnarsi dal 2018 anche l’Amministrazione De Luca.

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