Rispetto delle regole, rispetto delle persone - QdS

Rispetto delle regole, rispetto delle persone

Carlo Alberto Tregua

Rispetto delle regole, rispetto delle persone

giovedì 19 Gennaio 2023

Regola, nel significato originario, voleva dire “asticella di legno” e anche “modo di svolgersi ordinato e costante che si riscontra nella totalità dei fatti, nel campo della natura o dell’agire umano”. Vuol dire anche “precetto, formula che indica e prescrive ciò che deve farsi in determinati casi”. Anche nell’uso grammaticale la regola va imparata e osservata per esprimersi in modo corretto. Nell’esecuzione dei lavori, per indicare che essi debbano essere eseguiti in maniera completa, si dice “a regola d’arte”.

Questo breve excursus sulla parola “regola” vuole introdurre un concetto più generale che dovrebbe circolare nelle Comunità e cioè il principio secondo il quale, quando si stabiliscono norme di comportamento, tutti e tutte le devono osservare.
A un livello civile più elevato, le regole si chiamano leggi, le quali hanno una graduazione diversa tra le massime, quelle ordinarie, e tutta un’altra serie di norme subordinate.

Una Comunità che non si desse delle regole, ma anche altre regole comportamentali per osservare le prime, vivrebbe nel caos, ove prepotenze, egoismi, malversazioni e altro la farebbero da padrone.
è pacificamente accettato il fatto che in una Comunità vi siano le leggi.
È altrettanto pacificamente osservato che le leggi debbano essere sempre rispettate. Vi è anche un brocardo latino che lo afferma: “Dura lex, sed lex”. Al riguardo, abbiamo più volte espresso un parere dubitativo perché se una legge non è giusta, se non osserva gli eterni principi etici di equità, nonché, nel caso italiano, i principi costituzionali di ragionevolezza, proporzionalità, terzietà e altri, non può essere considerata giusta.

In ogni caso, le leggi vanno osservate e chi amministra la Cosa pubblica, cioè il ceto politico e burocratico, hanno il dovere di farle osservare e di sanzionare quei/quelle cittadini/e che invece vanno avanti per la loro strada come se le leggi non ci fossero.

Rispettare le leggi significa anche rispettare le persone, cioè coloro con cui ci si trova in un ambiente comune, pubblico o privato. Si tratta di un precetto pacifico che non dovrebbe essere mai dimenticato.
La questione che poniamo è vecchia come il cucco e tuttavia è sempre attuale perché nel vivere in una Comunità si osservano moltitudini di persone che vìolano le leggi, non rispettandole, e così vìolano la convivenza, non rispettando gli altri.

Per esempio, evasori fiscali e contributivi, corrotti e corruttori, ladri, imbroglioni, delinquenti, sono tutte persone che non hanno rispetto per gli altri e in fondo, se si guardassero allo specchio, capirebbero di non averne neanche per loro stessi.

Un vecchio Saggio sosteneva che: “L’ordine è pane, il disordine è fame”, nel senso che la convivenza deve essere basata sull’ordine ed esso ha come pilastri le leggi, cioè le regole.
Attenzione, noi non ci riferiamo solo alle leggi previste e approvate dal Parlamento, ci riferiamo anche alle leggi, o se volete alle regole eterne, quelle che hanno governato l’umanità fin dalla sua nascita, dal momento in cui essa ha avuto cognizione della propria vita, del proprio essere e di ciò che la circondava.

Le tavole di Mosè, secondo cui il Padre Eterno gli dettò i Dieci Comandamenti, in fondo potrebbero essere sintetizzate in uno solo di essi: “Rispetta il prossimo tuo meglio di te stesso”. Gli altri nove Comandamenti sono successivi e conseguenti perché se si rispettasse il primo, automaticamente si rispetterebbero gli altri nove.

Il Corano, che secondo la tradizione fu scritto da Maometto nel settimo secolo dopo Cristo e dettato da Allah, è più elastico dei Vangeli, mette meno vincoli nei comportamenti, stabilisce il principio che ogni essere umano è in contatto diretto con Allah e non ha bisogno della penitenza data da altri essere umani. In esso sono inserite regole che i musulmani seguono e che in fondo ricalcano il principio del rispetto degli altri.

L’analisi che vi propongo non vuole essere né scientifica né religiosa, ma riguarda le considerazioni di chi pensa con la propria testa e non con la testa degli altri. Ripetiamo sovente questo concetto perché l’abitudine a essere autonomi/e nel valutare e nel pensare aiuta a essere liberi/e di testa, se si è liberi di tasca.

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