Attesa di 10 mesi per un esame istologico all'ospedale di Marsala e il drammatico esito. Al QdS le testimonianze dopo il caso dell'Asp di Trapani: "Noi vittime di un sistema sanitario fallimentare".
La denuncia di un caso di malasanità, che ha fatto esplodere lo scandalo dei ritardi nella consegna degli esiti degli esami istologici all’Asp di Trapani, ha portato con sé una catena di effetti sia dall’alto che dal basso.
Il Ministero della Salute prima e la Regione Siciliana dopo hanno scoperto lunghi ritardi nei reparti di anatomia patologica e nei pronto soccorso degli ospedali trapanesi, primi fra tutti in quelli di Mazara e Marsala, per migliaia e migliaia di referti mai arrivati a destinazione. L’Asp di Trapani ha ammesso che erano 1.405 i referti non esitati nel 2024 e oltre 1.900 nel 2025, portando il totale a circa 3.308 referti in ritardo, che la Regione ha sottratto all’azienda sanitaria provinciale per consegnarli al Policlinico di Palermo e al presidio Garibaldi di Catania che hanno refertato e chiuso dopo mesi e mesi quelle che sono diventate delle “scartoffie”.
Ritardi sui referti degli esami istologici a Trapani, il primo caso
Maria Cristina Gallo, l’insegnante mazarese che ha denunciato il caso alla Procura della Repubblica di Marsala per aver atteso 8 mesi per ricevere l’esito del tumore all’utero diventato nel frattempo un cancro al quarto stadio con metastasi, racconta quello che le hanno detto i sanitari quando è andata a ritirare la sua cartella clinica: “Vedi tutti questi faldoni? Sono tutti casi come il tuo, tremila persone che aspettano il loro esito”.
Dopo la vicenda di Maria Cristina, tanti i pazienti e i familiari che hanno esposto casi simili e attese anche più lunghe per un esame oncologico. Ad oggi sono 206 i pazienti dell’Asp di Trapani positivi all’esame istologico, cioè con un tumore scoperto in ritardo. C’è anche il caso di Paolo Robino, ex infermiere di Salemi, deceduto in seguito a un infarto ma in attesa da 9 mesi di conoscere di che natura fosse il tumore che gli era stato asportato 4 mesi prima della morte. Robino non conoscerà mai l’esito, arrivato una decina di giorni dopo che lui non c’era più.
Da Marsala l’attesa più lunga: 10 mesi per un tumore
Sembra quasi che tra i pazienti ad attendere gli esiti oncologici ci sia una sorta di drammatica gara a chi ha subìto il ritardo più lungo negli scorsi mesi. Un altro caso ci arriva da Marsala. Valentina Coddretto racconta al QdS quello che vive suo padre da più di 10 mesi: “Nel gennaio del 2024 mio padre si è accorto di avere un rigonfiamento nella parte destra della nuca dietro l’orecchio; tempestivamente siamo andati dal medico di base, che ci ha immediatamente mandato da un dermatologo, la quale durante la visita ha effettuato un primo prelievo del tessuto. Quell’esame istologico arrivò dopo 20 giorni con la diagnosi di carcinoma squamoso. Il dermatologo ci indirizzò quindi da un chirurgo plastico per effettuare l’intervento di rimozione. Papà fu messo in lista d’attesa e il 4 aprile dell’anno scorso fu operato all’ospedale Paolo Borsellino di Marsala. L’intervento riuscì benissimo ma poi il carcinoma fu inviato per essere esaminato. Da quel giorno non abbiamo saputo più nulla”.
Coddretto racconta che dopo un mese hanno naturalmente iniziato a chiamare, preoccupati dai ritardi, il reparto del nosocomio marsalese, che ha fatto sapere come l’esame istologico si trovasse al centro di Anatomia Patologica di Castelvetrano per essere refertato. Ma anche da lì, per mesi, nessuna risposta, nessuno sapeva nulla. “I medici del reparto del presidio castelvetranese mi dicevano che se non era ancora arrivato l’esito potevamo stare tranquilli perché se ci fosse stato qualcosa di grave sarebbe già arrivato. Poi però ho saputo che il centro di Anatomia Patologica era stato chiuso per mancanza di medici, io infatti telefonavo e non mi rispondeva nessuno, non davano informazioni concrete. Avevo addirittura pensato che il referto fosse andato smarrito”.
“Ora vogliamo giustizia”
A fine febbraio 2025 la signora Coddretto ha richiamato in reparto, dopo aver appreso del caso della signora Maria Cristina Gallo che ha fatto scoppiare il caso dei ritardi nei referti degli esami istologici dell’Asp di Trapani, e riceve la prima vera risposta: “L’esame era arrivato, mi dicono, ma nessuno mi aveva avvisato. Addirittura era stato refertato il 6 dicembre 2024 a Caltagirone, con cui l’ospedale di Marsala aveva una convenzione. Ma non ne sapevamo nulla. Mio padre, in questi mesi di attesa però inizia a stare male e iniziamo a fare ulteriori controlli: gli diagnosticano una neoplasia al fegato, già in metastasi”.
La situazione del paziente va sempre peggio: “Adesso mio padre è ricoverato in gravi condizioni per le complicazioni dovute al decorso della malattia, abbiamo attivato le cure palliative – racconta la figlia – perché a mio padre restano pochi mesi di vita, probabilmente due. Il medico proprio nelle scorse ore ci ha detto che il tumore è al quarto stadio e con metastasi. Voglio chiarire subito che mio padre l’anno prima di scoprire il carcinoma aveva fatto un’ecografia addominale e il fegato stava benissimo, posso dimostrarlo con il referto di allora. L’oncologo mi ha detto che papà poteva essere salvato 10 mesi fa, ma non ha avuto questa possibilità a causa di un sistema sanitario fallimentare. Adesso faremo tutto il possibile per avere giustizia. Tramite il nostro legale abbiamo richiesto le cartelle cliniche per poi avviare l’iter giudiziario richiesto in queste circostanze”.
Quello che al momento resta è una famiglia in questo caso – ma per il vero sono tante – che vive un dramma. “Anch’io ad oggi non sto bene, lo stress forte mi sta aumentando i problemi alla tiroide e, nonostante vivessi fuori, sono dovuta tornare nella mia città per seguire i miei genitori. Anche mia mamma non sta bene. Ma lotteremo con tutte le nostre forze per avere giustizia”.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI