Ruffini ha ragione, le imposte si pagano - QdS

Ruffini ha ragione, le imposte si pagano

Carlo Alberto Tregua

Ruffini ha ragione, le imposte si pagano

giovedì 24 Agosto 2023

Il Fisco non è amico

Il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, in recenti interviste sostiene, con ragione, alcuni principi fondamentali del vivere civile, secondo i quali tutti i cittadini devono concorrere in base al proprio reddito, in quantità progressiva secondo l’articolo 53 della Costituzione, alle spese dello Stato. Per cui è del tutto evidente che le imposte devono essere pagate anche se esse decurtano la disponibilità di ogni cittadino il quale però – d’altra parte – ha il vantaggio di avere l’assistenza sanitaria gratuita e altre forme di assistenza sociale in caso di bisogno.

Dunque, pagare le imposte non è bello, ma è un dovere necessario. Male fanno quei cittadini disonesti, perché sono disonesti, che non pagano il dovuto alla Comunità.

L’evasione fiscale viene stimata da più parti intorno ai cento miliardi. Non solo si tratta di un crimine morale e materiale, ma è una forma di alimentazione della criminalità organizzata e della corruzione.

Chi è che si muove nel “sottobosco nero”? Tutti quelli che non solo non vogliono pagare le imposte (appunto, banditi) ma che agiscono nel torbido malaffare del mondo della droga e della corruzione. Per cui la lotta che l’emerita Guardia di Finanza svolge tutti i giorni è molto importante, non solo per snidare quei bandini-evasori (totali o parziali), ma anche per scoprire tutti quei canali che generano ricchezza occulta goduta da gente del malaffare.

I metodi per scoprire l’evasione sono migliorati fortemente con la digitalizzazione dell’amministrazione finanziaria la quale ora è anche nelle condizioni legali di accedere a tutte quelle fonti di informazioni, compresi i conti bancari, attraverso l’accesso a oltre 140 banche dati.

Il confronto dei conti bancari fa emergere movimenti finanziari che devono essere collegati ad attività economiche. Risulterebbe del tutto anomalo un conto bancario che movimentasse decine o centinaia di migliaia di euro senza poterne giustificare la provenienza. In questo caso l’Agenzia delle Entrate chiede al contribuente motivazioni, spiegazioni e documentazioni esaurienti, e se queste fossero ritenute insufficienti procederà agli accertamenti anche previsti dalla nuova riforma fiscale.

Abbiamo sentito qualche soggetto abituato a blaterare, pronunciare una fatidica frase: “Il Fisco è amico”. Non è vero, perché il Fisco non può essere amico, ma è un interlocutore che deve aiutare i contribuenti buoni e onesti, ma deve perseguire senza esitazioni e con ogni mezzo quelli disonesti che non pagano le imposte.

Interloquire, collaborare, aiutare, spiegare, non sono comportamenti amichevoli ma doveri di quella parte della Pubblica amministrazione che deve esigere le imposte da tutti i soggetti, cittadini e imprese, senza se e senza ma.

Ricordiamo che quest’anno lo Stato ha in preventivo uscite per mille e ottantatré miliardi di euro di cui oltre trecentoventi per pagare pensioni e centotrentadue per finanziare la sanità. Quindi circa il quaranta per cento delle uscite è bloccato e, con il rimanente sessanta per cento, lo Stato deve provvedere a fare tutto il resto. Una parte preponderante serve per istruzione e formazione, pochissimo per la ricerca (meno del due per cento) e per la crescita economica.

Ricordiamo quell’enorme macigno costituto dal debito pubblico, ormai 2.843 miliardi (giugno 2023), pari al 144 per cento del Pil. Su tale debito pubblico il bilancio prevede interessi intorno a sessanta miliardi che – con la nefasta conseguenza delle sanzioni alla Russia e la successiva crisi energetica e il forte incremento di inflazione e speculazione – sono saltati a più di ottanta miliardi. Ciò perché in regime di Quantitative easing, la Bce acquistava i Titoli di Stato a interessi zero mentre, cessando tale regime, per vendere Titoli di Stato il governo italiano dovrà pagare interessi di mercato che sono intorno al quattro e mezzo per cento.

Come si comprende da quanto descritto, la situazione generale induce prudenza, alla quale si ispira l’attuale Ministro dell’Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti, anche perché nel prossimo 2024 la soglia del tre per cento di deficit non potrà più essere superata.
In questo quadro, diventa ancor più essenziale che l’Agenzia delle Entrate incassi tutte, ma proprio tutte, le imposte dovute da imprese e cittadini. Senza inutili pietismi.

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