Russo (Flai Cgil Sicilia): “Caporalato, impedire a criminalità di sostituirsi allo Stato” - QdS

Russo (Flai Cgil Sicilia): “Caporalato, impedire a criminalità di sostituirsi allo Stato”

Roberto Pelos

Russo (Flai Cgil Sicilia): “Caporalato, impedire a criminalità di sostituirsi allo Stato”

venerdì 16 Giugno 2023

La proposta di Tonino Russo, segretario Flai Cgil Sicilia: “Regione crei piattaforma incontro aziende-lavoratori”. Osservatorio Rizzotto, in Sicilia rilevate 52 aree con fenomeni di irregolarità

PALERMO – “Il caporalato è una piaga che va debellata. Non possiamo più permettere che centinaia di lavoratori, soprattutto migranti, vengano sfruttati e minacciati, approfittando del loro stato di bisogno”.
Lo ha detto qualche giorno fa Nuccia Albano, assessore regionale al Lavoro commentando la sigla un protocollo d’intesa, con la Flai Cgil Sicilia, per il contrasto a questo triste fenomeno, tema sul quale è intervenuto al Quotidiano di Sicilia Tonino Russo, segretario generale del sindacato.

Tonino Russo, segretario Flai Cgil Sicilia

Segretario Russo, secondo lei quali sono gli strumenti più idonei per combattere il caporalato?
“Intanto bisogna distinguere tra caporalato e sfruttamento: il caporalato è l’intermediazione illecita di mano d’opera, lo sfruttamento riguarda il fatto che i lavoratori vengono pagati meno rispetto a quanto prevede il contratto o lavorano un numero di ore o giorni in più di quelli stabiliti. Per combattere il caporalato bastano pochi accorgimenti che però vanno attuati. La Regione, che è a statuto speciale, si potrebbe ad esempio dotare di un luogo pubblico, come una piattaforma o una legge, dove si incontrino domanda e offerta di lavoro, incentivando le aziende ed evitando che la criminalità organizzata si sostituisca allo Stato reclutando lavoratori illecitamente per conto delle aziende stesse”.

Oltre a questo protocollo d’intesa, voi siete impegnati già da anni nella lotta al caporalato con numerose iniziative. Quali sono gli obiettivi che intendeteraggiungere?

“La finalità è quella che non ci siano più lavoratori sfruttati, sia italiani che comunitari che extracomunitari. Purtroppo, in agricoltura ma non solo, non sempre i contratti di lavoro vengono rispettati così come tante regole, come quelle riguardanti l’orario e la sicurezza sul lavoro. C’è tanto sotto-salario e spesso si utilizzano prodotti inquinanti. L’obiettivo è fare rete con le istituzioni e le associazioni, provare tutti insieme a dare valore alle aziende sane e a superare la precarietà in agricoltura”.

Quale contributo daranno gli altri partner coinvolti nell’accordo?
“I partner già danno un grosso contributo: alcuni si occupano della formazione, fondamentale ad esempio per gli immigrati che devono imparare l’Italiano. Altri seguono i lavoratori dal punto di vista legale per incombenze come i permessi di soggiorno o i ricongiungimenti familiari, altri partner mettono a disposizione i mediatori culturali e altri ancora si occupano di anti-tratta. Facendo rete possiamo costruire un sistema legale che ci porti a sconfiggere alcune piaghe della nostra società moderna”.

Può darci dei numeri sul fenomeno in Sicilia e non solo?
“Secondo i dati dell’Osservatorio “Placido Rizzotto”, nella nostra regione ci sono 52 aree dove sono stati riscontrati fenomeni di irregolarità in agricoltura. Oltre ai lavoratori agricoli comunitari ed extra-comunitari iscritti negli elenchi anagrafici, altrettanti, circa 40 mila, sono irregolari perché lavorano in nero, senza permesso di soggiorno, senza contratto o spesso vengono a lavorare in Sicilia per brevi periodi, in agricoltura ma anche in altri settori”.

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