La salicoltura punta a essere riconosciuta come attività agricola - QdS

La salicoltura punta a essere riconosciuta come attività agricola

redazione

La salicoltura punta a essere riconosciuta come attività agricola

Biagio Tinghino  |
giovedì 23 Novembre 2023

Coordinamento tra gli imprenditori che si occupano della produzione del sale italiano. Gambuzza (Confagricoltura): “Sarebbe un riconoscimento concreto per il comparto”

PALERMO – Il settore della salicoltura è poco noto, ma importantissimo per l’economia, soprattutto nei territori in cui si trovano le saline. I principali Paesi produttori di sale marino nella UE sono la Francia e l’Italia, seguiti da Spagna e Grecia. In Italia la produzione di sale marino corrisponde mediamente a quasi 1,2 milioni di tonnellate/anno su un totale di oltre 4 milioni di tonnellate (tra salgemma, salamoia e sale marino). Il sale, oltreché per uso alimentare, viene impiegato nell’industria metallifera, vetraria, chimica, cartaria, farmaceutica, nell’edilizia, nel settore tessile, nella cosmetica e nei detersivi, come antighiaccio nel disgelo stradale. Nell’ambito alimentare vale la pena ricordare che il sale è elemento intrinseco e necessario nei prodotti di alta qualità quali ad esempio prosciutti e formaggi.

È nato il coordinamento tra i agricoltori e produttori di sale marino

Per dimostrare che la coltivazione del sale marino è assimilata all’attività agricola, dando così riconoscimento a un comparto che opera nella salvaguardia del territorio, dell’ambiente e dell’ecosistema producendo un elemento naturale di grande valore nutrizionale, è nato il coordinamento tra gli imprenditori agricoli e della produzione del sale marino italiani. Confagricoltura e le società di gestione delle Saline di mare dell’Italia hanno formalizzato la loro collaborazione dettata dai molti punti in comune tra l’attività agricola e la coltivazione del sale marino.

La salicoltura marina è assimilabile all’attività agricola

Infatti la salicoltura marina è un’attività assimilabile a quella agricola per la ciclicità della produzione, legata alla successione temporale delle stagioni; per la dipendenza della produzione dalle condizioni climatiche e meteorologiche; per il bene prodotto, il sale, un alimento indispensabile per la vita dell’uomo; per l’uso del suolo e dell’acqua; per la modalità operativa è di raccolta del prodotto, il sale, e non di estrazione; per l’uso di tecnologie utilizzate per la raccolta simile all’agricoltura.

“Confagricoltura – ha dichiarato il vicepresidente di Confagricoltura, Sandro Gambuzza – esprime le eccellenze della rappresentanza nelle attività di coltivazione del suolo e dell’acqua, come l’acquacoltura, e tra queste non può che accogliere la salicoltura marina. Ecco perché abbiamo deciso di essere protagonisti di questa iniziativa che darebbe un riconoscimento concreto a un comparto che opera nella salvaguardia del territorio, dell’ambiente e dell’ecosistema, producendo un elemento naturale di grande valore nutrizionale e anche economico”.

Confagricoltura protagonista di questa iniziativa

Confagricoltura detiene la massima rappresentanza nelle attività di coltivazione del suolo e dell’acqua, come l’acquacoltura, e tra queste non può che accogliere la salicoltura marina. Ecco perché ha deciso di essere tra i protagonisti di questa iniziativa e, una volta ottenuto il riconoscimento di attività assimilata a quella agricola, anche le saline potranno usufruire dei servizi offerti dalla Confederazione ed avere in essa il riferimento organizzativo e sindacale. Ad esempio, dal 2019 la Francia, produttore rilevante di sale marino, ha inserito la “saliculture” nelle attività agricole nazionali attraverso la modifica del Codice rurale e della pesca marittima. In Sicilia il piano di gestione delle Saline di Trapani e Marsala fa rientrare la salicoltura tra le attività agroforestali.

Le saline di mare sono vaste aree naturali di acqua di mare nelle quali si pratica la salicoltura tramite la gestione da parte dell’uomo del suolo e dell’acqua e l’azione evaporante degli elementi della natura quali il sole ed il vento con lo scopo finale della raccolta del sale. La salicoltura, infatti, è l’attività di raccolta del cloruro di sodio contenuto nell’acqua di mare fatta evaporare in aree appositamente dedicate attraverso la movimentazione lungo percorsi tesi ad esaltare l’azione evaporante del sole e del vento.

Come per l’agricoltura praticata sulla terra, quindi, questa attività segue il ciclo delle stagioni ed è soggetta al clima ed ai fenomeni atmosferici. Le saline oggi sono parchi naturali poiché nei loro ambienti, controllati dal lavoro umano, si sono creati speciali areali di ripristino e salvaguardia di ecosistemi particolarmente adatti ad una flora ed una fauna eccezionali creando interessantissimi luoghi di biodiversità e di attenzione e salvaguardia del territorio italiano.

Da un punto di vista naturalistico le saline marittime rappresentano aree privilegiate per l’avifauna. La vita microscopica dei bacini fornisce nutrimento per fenicotteri, trampolieri, ibis e altri uccelli acquatici. Isolotti e argini ricoperti di vegetazione all’interno dei grandi bacini offrono agli uccelli posti in cui nidificare e riposarsi e li proteggono dai predatori. Come gli agricoltori, i salicoltori hanno un ruolo di primaria importanza come conoscitori e difensori dell’ambiente.

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