Dal PNRR nuovo standard per la sanità siciliana, ecco i fondi - QdS

VIDEO | Dal PNRR nuovo standard per la sanità siciliana, ecco i fondi destinati alla Missione 6

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VIDEO | Dal PNRR nuovo standard per la sanità siciliana, ecco i fondi destinati alla Missione 6

Mauro Seminara  |
martedì 30 Gennaio 2024

Fondi per ridisegnare la sanità dell'Isola: ecco le priorità e gli investimenti, da effettuare entro il 2026 secondo i vincoli previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

La progettazione degli interventi della “Missione 6”, la sezione dedicata alla sanità del PNRR, è vincolata e prevede l’allineamento agli standard europei per la riqualificazione dei servizi territoriali del Servizio Sanitario Regionale. Alla “missione salute” e alla sanità sono stati destinati 15,63 miliardi di euro – l’8,16% del totale – per investimenti da realizzare entro il 2026 e l’ASP 6 di Palermo, l’azienda sanitaria più grande d’Europa, sta attingendo per arrotondati circa 98 milioni di euro.

Lo standard dei servizi cui sono ispirati gli investimenti sono quelli della prevenzione con medicina di prossimità, con particolare attenzione alle patologie croniche, per ridurre l’impatto degli accessi in casi acuti nelle strutture ospedaliere.

Pnrr e sanità siciliana, la rete dei servizi dell’Asp 6

La dottoressa Cettina Noto, RUP per l’azienda ospedaliera palermitana, esperta in progettazione con fondi europei e PNRR, ha tenuto questa mattina un incontro a Bagheria con le parti interessate del distretto 39 dell’ASP 6, promosso dalla stessa azienda con il Comune, per illustrare il piano di interventi messo in atto in linea con il Decreto Ministeriale 77/22 per il nuovo modello di assistenza territoriale. Case di Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali saranno entro la fine del 2026 la rete di un nuovo standard di assistenza alla persona. Con i suoi 83 comuni divisi in 10 distretti per una popolazione di 1.215.453 abitanti dei quali 268.610 anziani, l’ASP 6 si candida quindi anche al ruolo di modello pilota per la nuova sanità regionale siciliana grazie anche ai fondi del Pnrr.

Cinque aree sanitarie per la provincia di Palermo

In virtù delle linee guida dettate dal DM 77/22, che prevede l’offerta del servizio territoriale tarata sul fabbisogno di aree di popolazione di centomila abitanti, la pertinenza dell’ASP 6 è stata ridisegnata su cinque aree. Una di queste, l’Area 1, è la città di Palermo che, intesa come “Area vasta”, conta oltre un milione e settecentomila abitanti. Le altre aree vaste variano dai 95.000 di Bagheria, unica non raggruppata, ai 156.000 circa dell’area Partinico-Carini. In queste aree verranno attuati i sistemi di condivisione dei dati elettivi dell’utenza – con particolare riguardo alle patologie croniche individuate in diabete, scompenso cardiaco e BPCO – mediante l’anagrafe sanitaria. Il sistema della “cartella socio-sanitaria integrata”, va però detto, ancora oggi è una innovazione quasi del tutto sconosciuta alla popolazione e alla quale hanno aderito giusto una decina di Comuni su 391 in tutta la Sicilia, a discapito del “fascicolo sanitario elettronico” introdotto nel 2019 ed ancora oggi avvolto dal fascino della leggenda metropolitana.

La “Missione 6” del PNRR ridisegna la sanità in Sicilia

Ecco quindi che i vincoli, stringenti del PNRR, subordinati al funzionamento degli interventi effettuati invece che alla sola costruzione di potenziali cattedrali nel deserto, potrebbero avviare un sistema per il quale anche la comunicazione si è fatta attendere se considerata come rivolta a un grande pubblico. Su come si dovrà innescare l’intero meccanismo, il Quotidiano di Sicilia ha chiesto lumi alla dottoressa Cettina Noto, RUP per l’ASP 6 dei progetti PNRR Missione 6: “Ritengo che la missione principale del PNRR sia proprio quella di lavorare sulla prevenzione. La prevenzione diventa il cardine per evitare che la popolazione che vive in un territorio abbia un livello di inefficienza nel campo ospedaliero che è caratterizzata da un accesso inappropriato spesso anche decontestualizzato. L’abbattimento dei codici bianchi e verdi e quindi dell’afflusso inappropriato nasce proprio da una presa in carico del cittadino nel suo territorio attraverso la presa in carico delle patologie croniche, che vanno prese in considerazione già nei primi anni di vita proprio nell’ambito della prevenzione”.

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Prevenzione, le Case di comunità “raffinata evoluzione”

Le Case di Comunità, previste dal Dipartimento della prevenzione dell’ASP 6 di Palermo sono quindi, secondo la dottoressa Noto, rappresentano per l’approccio preventivo a certe patologie “la sua più raffinata evoluzione”. Un meccanismo però che per funzionare ha bisogno del concerto di tutto il tessuto sociale del territorio con il pieno coinvolgimento delle scuole, degli enti del terzo settore, ovviamente dei medici di base e delle famiglie. “Io penso che questa sia la sfida più grossa del PNRR: cronicità evitata attraverso il piano della prevenzione che permea il tessuto della cittadinanza e delle zone limitrofe alla cittadinanza”, ha affermato la dottoressa Noto.

Dall’elenco delle patologie croniche abbiamo però notato l’assenza delle patologie psichiche, quindi anche delle dipendenze patologiche, in un momento in cui queste si acuiscono insieme alla diffusione di droghe che causano slatentizzazioni di disturbi psichici e conseguenze acute.

Abbiamo quindi chiesto al RUP dell’azienda sanitaria più grande d’Europa le ragioni e i rimedi per questa lacuna: “La dipendenza è un fatto di disagio, di disagio sociale, famigliare, personale; non è fuori da queste cronicità. Anzi, penso che il disagio psichico sia la madre di tanti disagi. Devo dire che abbiamo tenuto dentro questo piano il Dipartimento di salute mentale, che esce, per la connotazione del PNRR, dalla stanza del ‘Dipartimento’ per entrare nelle stanze del Distretto. Li dove si parla dell’Ospedale di comunità come luogo di riabilitazione, abbiamo voluto precisare, ma anche puntualizzare la presenza delle aree per la riabilitazione psichiatrica che sono quelle che spesso ci vengono chieste nel territorio e che non ci sono”.

Sui tempi della riconversione detta legge il PNRR: 2026

Sui tempi previsti, o auspicati, perché la rimodulazione del servizio sanitario regionale entri in funzione come da nuovo modello territoriale, la dottoressa Cettina Noto è stata chiara: “Noi abbiamo i target, i ‘milestone’ del PNRR, che ci obbligano a pensarci entro il 2026 attivi. Gli obiettivi del PNRR sono obiettivi di funzionamento; le prime strutture l’azienda sanitaria provinciale di Palermo le porrà in utilizzo della popolazione entro il 2024, le COT (Centrali Operative Territoriali, ndr) saranno pronte tra il mese di marzo ed il mese di aprile e le prime Case di comunità, le più piccole, le ‘spoke’, in alcuni distretti saranno pronte entro settembre. Quindi, quello a cui stiamo lavorando è il modello, che andrà a totale regime – secondo il target che ci è stato dato dal Ministero Economia e Finanze – proprio il 2026, ma il fatto che alcune strutture partiranno già nel 2024 ci consentirà di aggiustare il tiro ed arrivare al 2026 con maggiore cognizione di causa”.

Direttori sanitari e rischio di discontinuità

In questa delicata fase di progettazione e avviamento del sistema territoriale di prevenzione sanitaria ci sono due punti degni di attenzione che riguardano la continuità operativa. Uno di questi è proprio il RUP nella persona della dottoressa Noto, già congedata per pensionamento il 15 dicembre scorso e incaricata a titolo gratuito, per completare almeno una buona parte del lavoro svolto, dal commissario straordinario per l’ASP 6 Daniela Faraoni fino all’ultimo giorno di proroga dello stesso commissario. L’altro è appunto il commissario straordinario Faraoni che domani vedrà il suo ultimo giorno di incarico, e in caso di mancato incarico di direttore generale, anche Noto potrebbe non vedere prorogato il suo incarico alla progettazione.

Sanità siciliana, anche con il Pnrr personale insufficiente

Altro punto critico del piano di ristrutturazione territoriale avviato con il PNRR è il personale sanitario che dovrebbe operare negli ospedali di comunità e nelle case di comunità. Motivo di intervento, nel corso dell’esposizione del piano presso la sede del Comune di Bagheria dai referenti ASP, anche della sigla sindacale CGIL. Il direttore dell’ASP 6 Bagheria, Gianfranco Licciardi, ha però spiegato al Quotidiano di Sicilia che “uno dei punti principali della ‘mission’ del PNRR è legato alla deospedalizzazione: questo presuppone la riorganizzazione totalmente rivoluzionata dell’offerta assistenziale”. Una riorganizzazione, secondo il dottor Licciardi, non soltanto delle strutture disponibili ma anche del personale. Anche se al momento la pianta organica delle strutture sanitarie è carente per migliaia di figure professionali e per andare a regime la riorganizzazione ci vorranno almeno i due anni di cui sopra.

A Bagheria pronti per la prima Casa di comunità

Intanto è stato stipulato l’affidamento di comodato d’uso all’ASP 6 di palazzo Busetta, di proprietà del Comune di Bagheria, negli anni già Palazzo di Giustizia e poi anche sede della Polizia municipale. Palazzo Busetta diverrà la Casa di Comunità della Città delle ville, con i suoi oltre sessantamila abitanti e Area vasta quantificata in 95.000 abitanti includendo anche frazioni e comuni immediatamente vicini. Un edificio di due piani elevati e uno seminterrato che potrà ospitare una ampia dotazione tecnica sanitaria e personale qualificato in una località grande ma priva di ospedali.

“A breve lasceremo i locali – spiega al QdS il sindaco di Bagheria Filippo Maria Tripoli – e già ci sono i fondi destinati alla Casa di comunità”. La ditta incaricata dei lavori ha già effettuato sopralluoghi e carotaggi e l’iter di conversione è già avviato. “L’obiettivo che ci siamo posti come distretto – afferma il primo cittadino di Bagheria – è evitare l’ospedalizzazione, quindi lavorare ad una sanità di prossimità e che concentri tutto sulla prevenzione, motivo per cui sia la Casa di comunità che la Casa della salute, ma anche l’ospedale di comunità, hanno questa mission”. La responsabilità condivisa tra Comune, ASP, enti del terzo settore e medici di famiglia, secondo Tripoli, è la chiave del successo dell’intero progetto.

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